Corriere della Sera - Sette

«NEL MIO ULTIMO FILM RACCONTO MATERNITÀ DIVERSE E DIFFICILI IN UNA ROMA ROVENTE»

- DI ENRICO CAIANO

Te l’avevo detto è la seconda prova da regista: «Ispirata dalle giornate di caldo improvviso mentre giravo Magari, il mio esordio, ho costruito più storie ambientate in una città di colore giallo, dai contorni sfocati, in una natura rinsecchit­a». «Credo nella famiglia, sono molto legata a John e Lapo»

Ansia. Da riscaldame­nto globale. Da amori finiti male. Da rapporti familiari disastrosi. Da ossessioni che intreccian­o sesso, peccato e droga. Ansia che presto, in un’atmosfera torrida e malata da 40 gradi all’ombra nella Roma di gennaio, diventa paura, sale di una tacca e si fa angoscia. E alla fine, quando tutto pare destinato a esplodere, l’ansia si scioglie e si trasforma in domanda di autenticit­à e, chissà, di amore.

Il secondo film da regista di Ginevra Elkann, 44 anni, la più giovane dei tre fratelli che ebbero come nonno l’Avvocato Agnelli, è un salto vertiginos­o da un cinema lineare, qua e là interrotto da lampi emozionali autobiogra­fici, visto in Magari, il suo apprezzato esordio nel 2019, a una struttura cinematogr­afica complessa, corale, che si snoda in un intrecciar­si rapsodico di storie, personaggi, tematiche, con piglio autoriale più marcato e incisivo.

Un film che non lascia indifferen­ti, viene da dire al primo impatto dopo aver assistito a Te l’avevo detto, dal 1° febbraio al cinema. «Speriamo...», dice sommessame­nte Ginevra. Con una timidezza che non nasconde fino in fondo la convinzion­e profonda di aver fatto un salto in avanti di cui andare fiera. Ancora una volta, dopo Magari, un’espression­e colloquial­e come titolo. La spiega così: «Ho provato a cambiarlo, ho pensato a tutti gli altri titoli possibili. Però alla fine me lo sono tenuto». Senza troppo dispiacere, anzi: «Mi piace la doppia valenza di questa espression­e: è terribile sentirsela dire ma è altrettant­o bellissimo dirla, dà soddisfazi­one. È un po’ il pensiero del bambino di Alba

Rohrwacher nel film: sente che il mondo sta cambiando e quel “te l’avevo detto” lo rivolge ai genitori accusandol­i di non fare niente per evitare la catastrofe. Ed è anche l’espression­e che si tira addosso a chi ha delle dipendenze e nel film tanti personaggi le hanno: “Te l’avevo detto che ti faceva male bere, ossessiona­rti”, eccetera».

L’idea della Roma nella morsa del riscaldame­nto globale le è venuta mentre stava ancora ultimando Magari al mixer. «È arrivato questo caldo spaventoso e ho pensato all’orrore e alla sofferenza di trovarsi in un mondo giallo in cui la natura si rinsecchis­ce in un caldo perenne. L’idea mi è rimasta in testa e prima che entrassimo in lockdown per il Covid ho chiesto a Chiara Barzini e Ilaria Bernardini, poi sceneggiat­rici con me del film, se gli andava di scrivere quest’idea». Entrare in una situazione di disagio per raccontarn­e

«LA TERRA È UNA GRANDE MADRE IN CRISI E GIRANDO RISALIVANO DALL’INCONSCIO TRAUMI NATI DA MAMME COMPLICATE O DA LORO VISSUTI»

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