«NEL MIO ULTIMO FILM RACCONTO MATERNITÀ DIVERSE E DIFFICILI IN UNA ROMA ROVENTE»
Te l’avevo detto è la seconda prova da regista: «Ispirata dalle giornate di caldo improvviso mentre giravo Magari, il mio esordio, ho costruito più storie ambientate in una città di colore giallo, dai contorni sfocati, in una natura rinsecchita». «Credo nella famiglia, sono molto legata a John e Lapo»
Ansia. Da riscaldamento globale. Da amori finiti male. Da rapporti familiari disastrosi. Da ossessioni che intrecciano sesso, peccato e droga. Ansia che presto, in un’atmosfera torrida e malata da 40 gradi all’ombra nella Roma di gennaio, diventa paura, sale di una tacca e si fa angoscia. E alla fine, quando tutto pare destinato a esplodere, l’ansia si scioglie e si trasforma in domanda di autenticità e, chissà, di amore.
Il secondo film da regista di Ginevra Elkann, 44 anni, la più giovane dei tre fratelli che ebbero come nonno l’Avvocato Agnelli, è un salto vertiginoso da un cinema lineare, qua e là interrotto da lampi emozionali autobiografici, visto in Magari, il suo apprezzato esordio nel 2019, a una struttura cinematografica complessa, corale, che si snoda in un intrecciarsi rapsodico di storie, personaggi, tematiche, con piglio autoriale più marcato e incisivo.
Un film che non lascia indifferenti, viene da dire al primo impatto dopo aver assistito a Te l’avevo detto, dal 1° febbraio al cinema. «Speriamo...», dice sommessamente Ginevra. Con una timidezza che non nasconde fino in fondo la convinzione profonda di aver fatto un salto in avanti di cui andare fiera. Ancora una volta, dopo Magari, un’espressione colloquiale come titolo. La spiega così: «Ho provato a cambiarlo, ho pensato a tutti gli altri titoli possibili. Però alla fine me lo sono tenuto». Senza troppo dispiacere, anzi: «Mi piace la doppia valenza di questa espressione: è terribile sentirsela dire ma è altrettanto bellissimo dirla, dà soddisfazione. È un po’ il pensiero del bambino di Alba
Rohrwacher nel film: sente che il mondo sta cambiando e quel “te l’avevo detto” lo rivolge ai genitori accusandoli di non fare niente per evitare la catastrofe. Ed è anche l’espressione che si tira addosso a chi ha delle dipendenze e nel film tanti personaggi le hanno: “Te l’avevo detto che ti faceva male bere, ossessionarti”, eccetera».
L’idea della Roma nella morsa del riscaldamento globale le è venuta mentre stava ancora ultimando Magari al mixer. «È arrivato questo caldo spaventoso e ho pensato all’orrore e alla sofferenza di trovarsi in un mondo giallo in cui la natura si rinsecchisce in un caldo perenne. L’idea mi è rimasta in testa e prima che entrassimo in lockdown per il Covid ho chiesto a Chiara Barzini e Ilaria Bernardini, poi sceneggiatrici con me del film, se gli andava di scrivere quest’idea». Entrare in una situazione di disagio per raccontarne
«LA TERRA È UNA GRANDE MADRE IN CRISI E GIRANDO RISALIVANO DALL’INCONSCIO TRAUMI NATI DA MAMME COMPLICATE O DA LORO VISSUTI»