TOMMASO, PIÙ CHE PENELOPE MI SEMBRI IL TENENTE DROGO: ASPETTI CHI NON VERRÀ MAI
Caro Massimo, chissà come verrebbero giudicate le storie d’amore antiche con i valori moderni. Mi viene in mente quella di Ulisse e Penelope. Che cosa avrebbero detto le amiche di quest’ultima, non vedendo tornare l’eroe? «Devi dimenticarti di lui, smettila di pensarci. Prova a frequentare qualcuno dei Proci per dimenticarti di Ulisse».
E se avesse obiettato che per lei Ulisse era il suo unico vero amore: «Ecco, sei stata manipolata, sei finita in una relazione tossica. Prova a parlarne con uno psicologo per uscirne». Nel mondo ad alta velocità in cui siamo immersi, mi sembra sia più facile pensarla così piuttosto che credere che il Fato possa legare due persone e costringerle ad attendere senza sapere quanto. Ti scrivo queste righe perché sono innamorato di una donna con cui ho avuto una breve frequentazione e che non vedo da quattro anni. Anche se senza apparente motivo abbiamo smesso di frequentarci, le sensazioni che provo quando penso a lei e quelle rare volte in cui ci scriviamo, nessun’altra persona me le sa dare. Non per questo mi sento sbagliato o in difetto e non credo che uno psicologo possa convincermi del contrario. Attenderò anch’io, senza sapere né il se, né il quando. «Se è scritto che due pesci debbano incontrarsi, a nulla servirà al mare essere cento volte più grande». (Stefano Benni).
Tommaso
CARO TOMMASO, APPREZZO moltissimo il tuo sforzo di immedesimarti in Penelope, dopo che per millenni gli uomini hanno tendenzialmente preferito riconoscersi nello scaltro Ulisse, l’amante dell’avventura che non riesce mai a star fermo e passa da un viaggio all’altro e da una donna all’altra, anche se alla fine torna sempre a casa. Però, perdonami, mi sfuggono i parallelismi tra la tua condizione e quella della regina di Itaca. Anche lei era in perenne attesa dell’amato, ma aspettava un marito con cui aveva vissuto una grande storia d’amore e messo in piedi una famiglia. Non una persona con la quale hai avuto solo «una breve frequentazione» (non ci è dato sapere se culminata in un rapporto vero e proprio) e una coda di lettere da cui non traspare il suo desiderio di dare seguito al vostro incontro, al di là di un generico appuntamento con il Fato al quale, peraltro, sembreresti credere soltanto tu. Nonostante tutta la stima che nutro per Penelope — anzi, proprio per questo — mi rifiuto di credere che avrebbe aspettato per vent’anni un uomo che si fosse limitato a flirtare con lei per qualche settimana. Anche Penelope, contrariamente a quello che tu sostieni, veniva esortata dalle amiche e dai pretendenti a considerare Ulisse per perso, ma in cuor suo aveva un motivo concreto per non arrendersi e per immaginare che il suo sentimento fosse ancora ricambiato: i tanti ricordi in comune e la vita che lei e Ulisse avevano costruito insieme, prima che lui partisse per l’assedio di Troia. Il tuo caso è molto diverso. Mi ricorda quello del Tenente Drogo, il protagonista del Deserto dei Tartari di
«SONO INNAMORATO DI UNA DONNA CHE NON VEDO DA QUATTRO ANNI, NON PER QUESTO MI SENTO SBAGLIATO...»
Buzzati, che si affaccia ai bastioni della fortezza nella speranza di avvistare un esercito che non arriva mai, e in quell’attesa sterile consuma la sua esistenza.
La mente egoica ne sa una più del diavolo (anzi, qualcuno sostiene che sia proprio lei, il diavolo) e non mi stupirei se ti avesse congelato nel cuore il ricordo di quella donna, imbellettandolo di particolari persino epici, allo scopo di fornire un alibi al tuo immobilismo sentimentale. Da quali elementi concreti riesci a dedurre che lei sia interessata a te? Quali segnali ti ha dato? Ha qualche ostacolo insuperabile che le impedisce di iniziare una storia in cui tu invece sembreresti prontissimo a buttarti? Altrimenti perché non ti cerca? E perché non la cerchi tu, così da indurla a scoprire le carte, manifestando apertamente quello che prova o non prova per te? Temo che tu abbia deciso di delegare l’iniziativa al Fato per non prenderla tu. Hai paura che un probabile verdetto negativo ti costringerebbe a rinunciare non tanto a lei, ma al sogno di lei, con cui ti stai distraendo da anni pur di non vivere il momento presente e andare finalmente a cercare l’amore là dove potrebbe esserci davvero. Non in un ricordo del passato che la tua mente ha deformato o comunque dilatato, aggiungendovi un carico di romanticismo che meriterebbe una destinataria diversa: una donna reale e realmente interessata a te.
PERCHÉ NON TI CERCA? PERCHÉ NON LA CERCHI? TEMI DI ESSERE COSTRETTO A RINUNCIARE NON A LEI, MA AL SOGNO DI LEI