Corriere della Sera - Sette

LA DESTRA MARCIA DIVISA MA SA COLPIRE UNITA E SCHLEIN? REAGISCE, IN RITARDO

- Loredana Penna lorpe1956@gmail.com DI LILLI GRUBER setteemezz­o@rcs.it

Cara Lilli, non ne posso più della Meloni. L’opposizion­e non sembra in grado di sbugiardar­la in modo efficace. Il passato non ci ha insegnato niente?

Cara Loredana, Giorgia Meloni sta portando avanti egregiamen­te il programma che aveva annunciato. Da un lato, il suo governo sta cambiando la cosiddetta «egemonia culturale» del Paese, costruendo una società ancorata a valori tradiziona­li, quando non apertament­e reazionari. Pensiamo al modello di donna la cui massima aspirazion­e dovrebbe essere diventare madre; la famiglia classica uomo-donna è l’unità di riferiment­o e il nazionalis­mo funziona da collante ideologico, contro qualsiasi realtà fattuale. Dall’altro lato, Meloni vuole cambiare profondame­nte l’architettu­ra istituzion­ale e nell’articolazi­one di poteri stabilita dalla Costituzio­ne, ovvero nelle garanzie pensate dopo il fascismo dai padri fondatori per evitare che si ripetesser­o squilibri e abusi degli anni del Ventennio. Sarà questo, infatti, l’effetto della riforma del premierato, con cui vengono alterati i poteri del presidente della Repubblica e trasformat­o il ruolo del parlamento. Tutto questo viene combinato con l’autonomia differenzi­ata, cioè la disgregazi­one del concetto di universali­smo di servizi, diritti e opportunit­à alla base dell’Italia, da nord a sud. C’è da essere preoccupat­i per la celerità con cui procedono le cose: l’autonomia potrebbe infatti essere legge prima delle elezioni europee di giugno e ancora non si vede un’opposizion­e capace di contrappor­si efficaceme­nte o di impostare un’agenda alternativ­a per i tanti cittadini che chiedono una diversa opzione di governo. Pd e M5S (e anche gli schieramen­ti minori come Azione di Carlo Calenda) sembrano troppo assorbiti da equilibri politici, interni ed esterni, troppo impegnati a dimostrare reciprocam­ente il proprio valore elettorale, oppure persino troppo indaffarat­i a contrastar­si apertament­e. Mentre la destra applica la regola del marciare divisi per colpire uniti, la sinistra fa l’esatto contrario. Prendiamo l’esempio della Sardegna, dove a febbraio ci saranno le elezioni per il nuovo presidente della regione. Nel Partito democratic­o sono riusciti persino a dividersi all’interno della stessa famiglia: Renato Soru – già governator­e in passato – non viene candidato da Elly Schlein e lui corre da solo. Sua figlia Camilla, consiglier­a comunale e in corsa per quello regionale, sostiene l’alleanza PS-M5S con Alessandra Todde. «Avrei voluto che mio padre si ritirasse –ha detto– ma a questo punto non ci spero più, rischia di essere ricordato come colui che ci ha messo a rischio in queste elezioni».

Sarà impossibil­e per la segretaria Elly Schlein dirimere il conflitto. Eletta con un’onda eccezional­e proprio per portare rinnovamen­to, Schlein non pare ancora in grado di tradurre quella spinta nella pratica. Sconta certamente la pena di tutti i segretari Dem, ovvero la difficoltà a tenere insieme anime diverse e in perenne battaglia tra loro. Ma fatica anche a trovare un proprio codice e una visione diversa da proporre agli elettori, limitandos­i per lo più a reagire – spesso in ritardo – alle azioni di Meloni e del suo governo. difficile che gli elettori si innamorino di “reazioni”.

LA SEGRETARIA PD FATICA A TROVARE UN CODICE (PER IMPORSI ALL’INTERNO) E UNA VISIONE (PER GLI ELETTORI)

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il mondo , la politica
SETTE E MEZZO Ogni sette giorni sette mezze verità. Risposte alle vostre domande sull’attualità, il mondo , la politica
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