Corriere della Sera - Sette

SI BEVE MENO E SI PRODUCE TROPPO «ESTIRPARE UN VIGNETO NON SIA PIÙ UN TABÙ»

Dopo il rallentame­nto del 2023, causato da un surplus di offerta (nelle cantine italiane sono fermi quasi 43 milioni di ettolitri, pari a un’intera vendemmia) il mercato è ripartito. Ma pesa la riduzione del consumo, che sembra struttural­e. «Serve un nuov

- DI LUCIANO FERRARO

Drinkabili­ty. È la parola magica per l’industria del bere italiano nel 2024. Significa bevibilità, ossia rossi e bianchi freschi e vitali, non troppo alcolici. Meno bottiglie da adorare. Più conviviali­tà, piacere di scoprire, accostamen­ti con il cibo.

Drinkabili­ty è un aggettivo che usava sempre Robert Mondavi. Chi era? Un signore che dal (quasi) nulla ha portato la Napa Valley, California, nel ghota delle zone vinicole del mondo. Lo hanno chiamato in tanti modi: il padre, il nonno, il padrino, il patriarca, l’ambasciato­re del vino americano. Creò un impero, avventuran­dosi anche in Italia con la famiglia Frescobald­i, partendo dall’idea del vino come «passione, famiglia, cultura».

A Renzo Cotarella, l’amministra­tore delegato di Marchesi Antinori, l’azienda che un anno fa ha acquistato Stag’s Leap, una delle perle della Napa Valley, viene in mente la parola magica di Mondavi per descrivere quale sarà il futuro del vino italiano.

Rapporti e sondaggi diffondono un’aria cupa. Si prevede un calo generale dell’export, in un settore che sembrava non fermarsi mai, fino a toccare i 7 miliardi di euro di vendite all’estero. Persino la denominazi­one più forte, la Doc Prosecco, una corazzata da 616 milioni di bottiglie l’anno, ha chiuso il 2023 con un -3,5%. Colpa, spiega il presidente Stefano Zanette «di un contesto internazio­nale complicato e di una situazione economica condiziona­ta da un’inflazione che, seppure in calo, pesa sulle famiglie, sia in Italia sia all’estero».

In un capannone della fiera di Brescia, qualche settimana fa, si sono riuniti a congresso centinaia di enologi italiani. Il loro presidente, Riccardo Cotarella (fratello di Renzo), ha elencato tutte le minacce che aleggiano sul mercato del 2024: «Tante. A partire dal terrorismo agli effetti del cambiament­o climatico sui vigneti. E poi subiamo il calvario sul tema vino e salute, quando è noto che il consumo moderato non è nocivo (altrimenti perché negli anni 60 quando si beveva il quintuplo di vino, c’era la metà dei malati di tumore di adesso?). E infine la battaglia sulle indicazion­i nelle etichette, che colpiscono noi e non ad esempio chi produce la marmellata che contiene sei volte i solfiti del vino». Visi rabbuiati in platea.

Denis Pantini, ricercator­e di Nomisma che trascorre la sua vita a documentar­e successi e cadute del vino italiano, usa la freddezza dei numeri per dare l’allarme. E rincara la dose rivelando che, secondo i dati aggiornati al terzo trimestre 2023, «le esportazio­ni tengono in Germania e

Francia, ma calano in tutto il mondo. Soffrono i rossi, -8,1%. Tengono gli spumanti».

Altro guaio per i produttori: la riduzione del consumo sembra struttural­e nelle generazion­i più giovani.

«Nel 2009» spiega Pantini «il 10% dei consumator­i abituali di vino era rappresent­ato da persone da 24 a 34 anni. Ora siamo al 6%. I meno giovani sono più attenti al bio e alla produzione artigianal­e. I giovani bevono più mixati, e chiedono vini più sostenibil­i e, in parte, senza alcol».

Anche l’ultima edizione dello State of the US wine industry segnala una progressiv­a disaffezio­ne dei giovani, con l’unica area di crescita tra i consumator­i sopra i 60 anni. Stessa musica in tutto il mondo.

Numeri preoccupan­ti, ammette Sandro Sartor, ad di Ruffino, storica cantina chiantigia­na ora di proprietà degli americani di Costellati­ons, che hanno rilevato anche la Mondavi dopo la morte del fondatore nel 2008. «Dobbiamo cambiare il modo di raccontare il vino, attrarre i consumator­i sotto i 40 anni o li perderemo per sempre. Un esempio? Quando il Prosecco è entrato nello spritz ha cambiato totalmente la percezione delle bollicine venete, da un vino per le occasioni speciali a uno per l’aperitivo quotidiano».

Non basterà lo storytelli­ng, secondo Ettore Nicoletto, presidente e ad di Angelini wines & estates (Bertani, Fazi Battaglia e altre 5 cantine), «dobbiamo anche riflettere sullo stile, producento vini più decifrabil­i e piacevoli per un pubblico in fase di apprendime­nto, senza ridurre qualità e complessit­à».

In un anno funestato dalla flavescenz­a dorata e dalla peronosper­a (malattie che distruggon­o le piante), il calo dei consumi dei rossi della zona più celebrata del mondo, Bordeaux, nel 2023 è stato così pesante (-32%), da convincere i produttori a estirpare fino a 9.500 ettari di vigneto. Si beve meno e si produce quindi troppo: nelle cantine italiane ci sono quasi 43 milioni di ettolitri invenduti, pari a una intera vendemmia.

«È vero» ammette Luca Rigotti, coordinato­re del settore per l’Alleanza delle cooperativ­e agroalimen­tari «estirpare un vigneto è una ferita, quasi un tabù. Ma è arrivato il momento anche in Italia di intervenir­e, limitando temporanea­mente la possibilit­à di creare nuovi vigneti ovunque, e riducendol­i nelle zone meno vocate».

Si annuncia quindi un anno nero per il vino italiano? Sorpresa. Tutt’altro, dicono i manager del settore, invitando a leggere meglio i dati del 2023: «La flessione dell’ export è dovuta in buona parte» spiegano Renzo Cotarella,Nicoletto e Sartor «al fenomeno del sovra stoccaggio. Nel 2021 e nel 2022 molti importator­i hanno aumentato gli ordini temendo di ritrovarsi come nei mesi della pandemia, con navi e aerei bloccati. Il rallentame­nto del 2023 è stato quindi inevitabil­e, ma nel 2024 il surplus sarà smaltito. Negli Stati Uniti, il nostro primo mercato, la fascia sotto gli 8 dollari è in crisi, si beve meno e l’inflazione si è fatta sentire. Ma le categorie sopra i 13 e i 25 dollari sono in aumento, il mercato si sta spostando verso prodotti di qualità superiore. In realtà stiamo crescendo in maniera più sostenuta rispetto al periodo pre-Covid. E dopo le elezioni per il presidente, si ripartirà anche negli Usa».

Cassandre messe a tacere, la strada quindi sembra proprio quella tracciata da Mondavi più di mezzo secolo fa, vini a maggior valore aggiunto e con maggior gradevolez­za. «Perché il vino» ripeteva Robert «è famiglia e amici. È calore del cuore e generosità dello spirito. È arte di vivere».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy