IL SATELLITE SORVEGLIA LA VIGNA: COSÌ NASCE IL TECNO-PROSECCO
Arriva la “smart agricolture“. I vantaggi? Gestire l’emergenza climatica incrociando le previsioni meteo con le caratteristiche specifiche dei vigneti per evitare i danni e ottenere un prodotto migliore
Finché c’è prosecco c’è speranza, titolava un film del 2017 con Giuseppe Battiston, ovviamente ambientato tra le colline che danno vita a uno dei vini italiani più famosi nel mondo. E visto quel che succede oggi tra quei filari, vien da aggiungere: c’è speranza per una viticoltura migliore e, in un certo senso, per un mondo migliore. Nello specifico, ciò che fa ben sperare è il progetto di digitalizzazione dei campi intrapreso dal Consorzio di Tutela del Prosecco DOC in collaborazione con Abaco Group, società italiana con sede anche nel Regno Unito, specializzata nell’agritech e forte di un’esperienza trentennale nello sviluppo di soluzioni digitali per la sostenibilità ambientale. Dati, applicazioni e algoritmi per rendere ancor più “buone” le bollicine? Detta così sembra una cosa da fantascienza, in realtà nel territorio del consorzio - che include nove province tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia, per oltre 28mila ettari di vigneti e più di 10mila aziende viticole - tutto è iniziato nel 2021, come ha spiegato a 7 Antonio Samaritani, CEO di Abaco: «Il primo step è stato portare su un’app il perimetro dei campi. Questo genera una sorta di “chiamata” dei satelliti, che incominciano a elaborare dati sul territorio individuato: così si possono raccogliere informazioni sull’indice di vigoria della pianta (grazie all’analisi della rifrazione della luce, che permette di analizzare la quantità di clorofilla presente), oltre a una serie di dati meteo evoluti». Quello che stupisce, o almeno stupisce i non addetti ai lavori, è che sia tutto già disponibile: vigne, mappe, satelliti, basta farli dialogare tra loro grazie a un software e, allo stato attuale delle cose, non è nemmeno indispensabile installare sonde direttamente nel terreno (o meglio, spiega ancora Samaritani, «con i satelliti si ottiene una buona approssimazione, anche se non hanno ancora l’accuratezza delle sonde e dei sensori»).
NUOVE FRONTIERE
Dunque non si tratta di fantascienza, ma di smart agriculture o “agricoltura 4.0”, ovvero - come riporta l’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano - «l’evoluzione dell’agricoltura di precisione, realizzata attraverso la raccolta automatica, l’integrazione e l’analisi di dati provenienti dal campo, da sensori e da qualsiasi altra fonte terza». L’obiettivo? Aumentare la profittabilità e la sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell’agricoltura stessa. Il progetto “Prosecco sostenibile” rientra perfettamente nella definizione e, in questo senso, contribuisce
a supportare una tendenza in ascesa nel nostro Paese, visto che nel 2022 il nostro mercato dell’agricoltura 4.0 ha superato il muro dei 2 miliardi di euro, registrando una crescita del +31% rispetto al 2021 (ultimi dati disponibili, Osservatorio Smart Agrifood). Ese questa gran quantità di numeri e algoritmi sembra stridere con l’immagine poetica, e vagamente antiquata, del viticoltore, sarà opportuno farcene una ragione, soprattutto alla luce del contesto climatico globale: il 2023, secondo Copernicus climate change (C3s) - il programma di osservazione della Terra di Agenzia Spaziale Europea e Commissione europea - è stato l’anno più caldo dal 1850, con un aumento della temperatura media globale vicina a 1,5°C. In tutto il mondo, l’anno scorso, c’è stato un gran numero di eventi estremi (siccità, inondazioni, bombe d’acqua) e i dati servono anche a fronteggiarli e prevederli (oltre a molte altre cose, naturalmente), come puntualizza il direttore generale del Consorzio di Tutela del Prosecco
DOC, Luca Giavi: «È necessario che i settori agricolo e viticolo restino al passo con il progresso tecnologico, per cui la digitalizzazione sarebbe arrivata comunque, cambiamento climatico o meno. Le grandinate, ad esempio, hanno sempre colpito il nostro territorio, ma mai con estensioni così importanti come quelle del 2023. Infatti l’idea del monitoraggio satellitare è nata già da qualche anno, e ora si sta concretizzando».
La concretizzazione, nel caso del progetto in corso con Abaco, prende il nome di zonazione, termine tecnico che si può tradurre come una sorta di “piano regolatore” del vino: per afferrarlo bisogna immaginarsi file e file di vigneti compresi tra le Dolomiti e il mar Adriatico, suddivisi millimetricamente in base alle caratteristiche pedoclimatiche (terroir e clima) e alla suscettibilità a stress idrici e termici. «È la fase “due”» spiega ancora Samaritani «cui siamo arrivati incrociando tutti i dati raccolti, sia quelli storici che quelli futuri, come le previsioni meteo. In questo modo siamo riusciti a elaborare un modello di gestione del rischio di tutto il territorio della DOC Prosecco: ad esempio sapere dove grandina di più, o individuare le zone dove potrebbe esserci scarsità d’acqua». E poi ancora: la zonazione può servire a migliorare quel che finisce in bottiglia, selezionando aree più vocate di altre, può essere utile per preservare il territorio e al tempo stesso per promuoverlo.
I VANTAGGI
«Con questa iniziativa abbiamo la possibilità di comprendere come reagisce il vigneto ai cambiamenti climatici, sia in termini di produttività che di qualità delle uve e, di conseguenza, dei vini», aggiunge Giavi. Per il momento la piattaforma è a disposizione del Consorzio, anche per interrogazioni in tempo reale sui dati meteo (in futuro potranno accedervi i singoli consociati). Insomma è la viticoltura del futuro, ed è una bellezza, anche se progetti del genere sono impegnativi, sia culturalmente che economicamente (si può arrivare a milioni di euro di investimenti, a seconda della specificità degli algoritmi, o del numero di sonde e satelliti utilizzati). «Il mercato sta cambiando, in tutti i sensi» conclude Samaritani «penso al Regno Unito, dove le lunghe estati calde hanno favorito la produzione di vini di qualità (sparkling wine inclusi, specie nel Sussex e nel Kent, ndr)». Intanto in Francia devono fare i conti con ondate di calore che mettono a rischio le vendemmie. Viticoltore digitalizzato, viticoltore salvato? C’è da scommettere di sì.