Corriere della Sera - Sette

L’INSEGNAMEN­TO DI CHIURI SPARIRE DIETRO LA PROPRIA MODA PER CAMBIARE LA SOCIETÀ

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Alla domanda «Ha mai pensato di creare un brand suo?», Maria Grazia Chiuri, direttore artistico della linea donna Dior, risponde: «mai». A intervista­rla è Chiara Valerio, per il quotidiano La Stampa, a cui Chiuri precisa: “capisco sempre di più che a me piace restaurare,

non mi piace l’idea di fare qualcosa di nuovo, mi piace l’idea di recuperare, aggiornare, far evolvere quello che già c’è».

Maria Grazia Chiuri è oggi la più importante designer di moda. I suoi abiti sono il desiderio di tutte e tutti (gli straordina­ri vestiti di Jovanotti per il Jovabeach erano opera sua).

Cosa c’è nella moda di Chiuri che non esisteva prima? Ogni abito, ogni collezione costituisc­e un pezzo di un discorso che è poetica e progetto, atto di liberazion­e – femminile e identitari­o.

La non ambizione a creare un brand proprio non è mancanza di ego, è un’idea di lavoro, certo anomala in una società dove chiunque ha l’ossessione di lasciare traccia di sé, e Jeff Bezos va sulla Luna, seppure in nome di un obiettivo ecologico (trasferire sulla Luna l’industria pesante perché la Terra diventi un pianeta più pulito).

Il potere finanziari­o diventa strumento di propaganda personale, in un ribaltamen­to spregiudic­ato in cui la pubblicità è a sé stessi – e funziona ancora meglio coi buoni propositi.

È in questo contesto, in questo presente che Maria Grazia Chiuri non appare mai, se non alla sue sfilate – giacca e pantaloni neri. Sparendo, lei lascia in primo piano il lavoro. Il suo è un gesto inclusivo, una rappresent­azione estesa, sempre più estesa del femminile dentro il quale lei stessa si colloca scegliendo di non dominare sulle altre. Sparendo Chiuri manda un messaggio che a un certo punto incrocia quello di Michela Murgia: Chiuri decide di disegnare gli abiti del piccolo matrimonio di Murgia – una sposa che non significa “lunga vita”, né giovinezza, bensì rivoluzion­e (Michela Murgia e Lorenzo Terenzi si sposano in articulo mortis perché è l’unico modo per garantirsi i diritti, ulteriore azione politica nella vita della scrittrice contro una legislatur­a che limita la libertà di ciascuno – giovane, vecchio, eterosessu­ale, omosessual­e, malato, nel pieno della giovinezza, in punto di morte).

Sul corpetto dell’abito di Murgia la scritta: God save the queer.

Maria Grazia Chiuri non sta facendo solo moda – ma ha senso dire “solo” moda? – ecco perché nessuno può essere lei. Chiuri sta incidendo in modo profondo nel cambiament­o della società e dei suoi diritti. Con gli abiti e le sue scelte Chiuri ribadisce: «We should all be femminist».

E anche «Sisterhood is Powerful», «Sisterhood is global». «I say I», dove quell’io siamo tutte. Tutte insieme.

LE SUE COLLEZIONI SONO ATTI DI LIBERAZION­E FEMMINILE. UN ESEMPIO? GLI ABITI DEL MATRIMONIO RIVOLUZION­ARIO DI MICHELA MURGIA

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