20 ANNI DI “SPADELLATE” E MOLTO È CAMBIATO: LA SPINTA DEI SOCIAL
Finite le critiche sull’opportunità di far da mangiare in tv. Crescono la competenza di chi guarda e i canali specialistici
al boom alla normalizzazione. Anzi, alla frammentazione: la parabola dei programmi di cucina è comune a quella di ciascun “fenomeno”. Prima l’escalation, cominciata a fine anni Novanta-inizio anni Duemila con la tv del Gambero Rosso e La Prova del Cuoco, Cotto e mangiato e I menù di Benedetta (Parodi), culminata con MasterChef nel 2011 e proseguita con tutti gli epigoni. Poi, lo sdoganamento.
UNA SUPER OFFERTA
Da È sempre mezzogiorno a 4 Ristoranti,da Celebrity Chef a Bake Off,da La cucina di Sonia alla rubrica Capolavori del mondo in cucina di Striscia La Notizia, oggi non c’è rete televisiva che non abbia uno show legato ai fornelli o uno spazio in cui si parli di cibo. Con un ovvio effetto di “diluizione” del pubblico, che si affeziona di più a questo o quel programma, diventandone quasi un cultore: ci sono i fedelissimi di Antonella Clerici, gli appassionati ai limiti del cringe, come dicono i giovani, di MasterChef, i paladini di Giorgione e via dicendo. Anche il dibattito pubblico sull’opportunità o meno di “spadellare” in favore di telecamera si è praticamente esaurito: la cucina in tv non fa più notizia, è ormai parte della cultura televisiva nazionale. Lo dimostra anche il silenzio del mondo professionale della ristorazione, che in passato ha levato gli scudi contro i programmi culinari, soprattutto quando c’era in gioco il meccanismo del “talent”, della gara tra concorrenti sottoposti alle regole dell’alta cucina: a lungo gli show come MasterChef sono stati accusati di far credere che il lavoro del cuoco fosse tutto successo e lustrini, e non fatica e sudore. Ci ricordiamo benissimo uno degli effetti collaterali, positivi ma in parte falsati, della trasmissione: il record di iscrizioni agli istituti alberghieri, improvvisamente diventati una scuola sexy, durato
qualche anno e poi crollato.
IL CLAMORE SI È PLACATO
Un’altra delle critiche preferite dei detrattori delle toque in tv era questa: ritenevano gli show responsabili dell’allontanamento dei cuochi dai loro ristoranti. Oggi tutto questo clamore non si registra più. Anche perché si è capito che, al contrario, questi programmi hanno aumentato la cultura gastronomica degli italiani. Sì, c’è ancora qualcuno che dice: «Le persone guardano MasterChef ma non cucinano», e probabilmente è in parte vero. Ma è anche vero che chi segue le tra
smissioni culinarie ha sviluppato una competenza (anche solo teorica) su ricette e tecniche che prima non aveva. E poi altri show di successo come 4 Ristoranti hanno aggiunto un ulteriore pezzo: hanno insegnato ad avere un occhio critico sul servizio, sull’esperienza gastronomica complessiva.
I RECORD D’ASCOLTO BRITANNICI
Ma cosa è successo in oltre 20 anni di cucina in tv? Che i format sono diventati sempre meno generalisti e sempre più focalizzati: a parte È sempre mezzogiorno, che viaggia tra il 15 e il 18 per cento di share ed è un contenitore ottimamente congegnato, la maggior parte degli altri programmi ha scelto un focus molto preciso. Dalla pasticceria nel caso di Bake Off alle spigolature dei vip in Celebrity Chef, dal patrimonio culinario regionale in L’Italia a morsi al cibo “sincero” di Camionisti in trattoria, senza dimenticare le regole del galateo di Cortesie per gli ospiti. L’effetto della frammentazione di argomenti, canali e format ha anche frammentato il pubblico: nessuno show, in Italia, fa i numeri di Bake Off in Inghilterra, fisso da anni a quattro milioni di spettatori. Clerici è in vetta con 1,5 milioni di media, Bake Off Italia sta sui 300mila, MasterChef 13 sugli 800mila. Nel frattempo è nato anche un canale tematico dedicato al cibo, Food Network, edito da Discovery Italia, sul quale stanno approdando anche diversi influencer food provenienti dal mondo social.
Ecco: un discorso sui programmi di cucina non sarebbe completo senza parlare dell’effetto Instagram e TikTok. Da anni ormai basta avere uno smartphone in mano per essere subissati da contenuti riguardanti il cibo: ricette, consigli alimentari, recensioni di locali e chi più ne ha più ne metta. Di sicuro il pubblico televisivo è per età e modalità di fruizione diverso rispetto agli iper connessi del telefonino, ma per forza di cose una parte di spettatori degli show tv potrebbe essere stata rosicchiata dalla mole di materiale a tema food postato sui social network. Interessante, poi, è vedere cosa succede quando i due mondi si toccano: di recente influencer da milioni di follower come Benedetta Rossi sono sbarcate nel mondo tv. Per la precisione, su Real Time con Ricette d’Italia – Piatti in Tavola: un game show che però non ha superato l’1.3 di share. Anche Carlotta Perego alias Cucina Botanica, con L’orto di Carlotta su Food Network, ha dovuto modificare un po’ il registro con cui era solita affrontare il tema della cucina vegetale.
L’EFFETTO STREAMING
Ovviamente tra social e tv cambia tutto: linguaggio, modo di porsi nei confronti del pubblico, tono e immediatezza. E anche il piazzamento della pubblicità. Un content creator non è un conduttore tv: il passaggio non è facile e non tutti sanno reinventarsi. Un volto che ha retto molto bene le differenze tra formati è quello di Sonia Peronaci, ex miss Giallo Zafferano, foodblogger e influencer sui social, che su La7d con La cucina di Sonia fa viaggiare il pubblico da anni tra ricette italiane e non. Ultimo ma non per importanza, in questa disamina sui programmi di cucina in tv, è l’effetto streaming: oggi che ogni puntata degli show può essere rivista nei giorni successivi sulle varie piattaforme si è sfilacciato il fenomeno “attesa di massa”. Ogni utente decide le proprie modalità di fruizione, e questo ha ovviamente un impatto sugli indici di ascolto e di share del giorno dopo, un po’ più scarni, ma in risalita nelle ore – e nelle settimane – successive. Quello che le produzioni dei programmi culinari hanno saputo restituire in oltre 20 anni, comunque, è una grande varietà di argomenti e prospettive. Perché il cibo non è mai solo un piatto o una ricetta, anche in tv: “spadellamento”, salvo rarissimi (e sfortunati) casi, è davvero un sostantivo riduttivo per descrivere queste trasmissioni. Ogni qual volta si metta qualcuno a parlare di cucina davanti a una telecamera emergono storie, tradizioni, saperi, microcosmi. Personaggi e ambizioni. Il bello della diretta. E del food.