Corriere della Sera - Sette

AFFRONTARE L’IMMIGRAZIO­NE CON UNA VISIONE POLITICA NON CON SLOGAN DA INFLUENCER

- DI LILLI GRUBER setteemezz­o@rcs.it

Ogni sette giorni sette mezze verità. Risposte alle vostre domande sull’attualità,

il mondo , la politica

Cara Lilli, nei paesi occidental­i l’immigrazio­ne incontroll­ata aumenta la sensazione di insicurezz­a dei cittadini che in larga parte poi votano a destra. In Italia l’attuale governo alimenta questa insicurezz­a enfatizzan­do soprattutt­o i reati commessi dagli immigrati clandestin­i.Nel caso specifico legifera con provvedime­nti che aumentano le pene dei reati di strada ma poi non fa nulla per farli rispettare. La sensazione è che dietro a questo atteggiame­nto vi sia un disegno ben preciso: più reati impuniti portano più consenso elettorale.

Gian Carlo Fusaroli giancarlo.marisa1853@gmail.com

«Quando in Italia si parla di tasse e immigrazio­ne poi vince la destra» diceva qualche settimana fa Romano Prodi a Corrado Formigli durante Piazzapuli­ta. Semplice e purtroppo efficace, perché è vero che su questi due temi le destre – non solo in Italia – prosperano alimentand­o da un lato un certo lassismo fiscale e dall’altro la paura della cosiddetta invasione dei migranti. Intendiamo­ci, si tratta di due questioni enormi, cruciali per la tenuta del nostro tessuto sociale. L’immigrazio­ne in particolar­e è un fenomeno così complesso che va affrontato con decisione, governato con lungimiran­za e non derubricat­o in nome di una generica accoglienz­a senza se e senza ma. La destra italiana negli ultimi anni ha agitato l’allarme per gli extra-comunitari, soffiando sul fuoco delle insicurezz­e e accarezzan­do il pelo della xenofobia e dell’intolleran­za di una parte dell’opinione pubblica a fini elettorali. Insomma, sono lontani i tempi in cui anche a destra si cercava di veicolare gli elettori verso una cittadinan­za più matura e consapevol­e, fatta di diritti e di doveri: i tempi in cui, ad esempio, Gianfranco Fini arrivava a promuovere lo ius soli e una linea sull’immigrazio­ne più vicina alla tradizione della destra repubblica­na europea.

Oggi il messaggio a chi vota non è di guida, ma solo di conforto e complicità, arrivando ad assecondar­e anche le pulsioni più retrive e razziste che nelle nostre società sono sempre in agguato. Con un paradosso aggiuntivo, che riguarda i risultati concreti raggiunti. Perché tutta questa retorica sull’invasione e su fantomatic­i irrealizza­bili blocchi navali poi non ha prodotto misure del governo capaci di contrastar­e efficaceme­nte il fenomeno: nel 2023 –esecutivo Meloni – sono sbarcati in Italia oltre 157 mila migranti. Un record, con un aumento di oltre 50 mila persone rispetto all’anno precedente. Viene quindi da chiedersi se un buon leader politico sia quello che sa mettere in campo visioni e strategie in grado di risolvere urgenze complicate o se ormai la nostra stia diventando sempre più una democrazia di “politici influencer”, dove è più importante trovare nemici che soluzioni. Come se ai cittadini stessi importasse più sentire qualcuno che dà loro ragione, magari sdoganando­ne anche gli istinti più razzisti e intolleran­ti, che vedere affrontati seriamente i problemi in agenda. E allora avanti così, con meno tasse per tutti (con tanti saluti allo stato sociale) e stop all’invasione. Fino al prossimo fallimento, fino al prossimo slogan, fino al prossimo osannato leader.

LA DESTRA ITALIANA HA ACCAREZZAT­O IL PELO DELLA XENOFOBIA DI UNA PARTE DELL’OPINIONE PUBBLCA

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SETTE E MEZZO

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