SIAMO ESSERI RAZIONALI MA NON SOLO CHE FARE DEI PREGIUDIZI?
Figura controversa come poche, Leo Strauss è stata una delle personalità più influenti della scena politica americana del Novecento, suo malgrado. Esiliato negli Stati Uniti per scampare alle persecuzioni naziste, è stato considerato uno dei punti di riferimento per i politici conservatori, soprattutto ai tempi di George W. Bush. Difficile dire fino a che punto questo legame sia corretto, visto che Strauss si guardò bene dall’intervenire nei dibattiti politici. Strauss era e si considerò sempre un filosofo, difendendo la tesi che la filosofia e la politica devono stare separate: perché la filosofia è un pensiero radicale, potenzialmente destabilizzatore, che rischia di minare le basi della società. La politica, il vivere associato degli uomini, hanno invece bisogno di valori e principi certi (da qui è facile intuire come si possa sviluppare una lettura conservatrice del suo pensiero).
La presa d’atto di questa tensione tra la filosofia e la politica, tra la conoscenza e l’azione, portò Strauss a sviluppare una delle sue tante tesi controverse. Leggendo le opere di molti filosofi attraverso i secoli, Strauss si rese in effetti conto che scrivevano in modo cifrato, per enigmi e contraddizioni – per non farsi capire. La tesi è forse eccessiva (difficilmente può valere per tutti gli autori, come invece Strauss pretendeva), ma non manca di una sua verità. Nei secoli passati, prima della rivoluzione dell’Illuminismo e degli intellettuali impegnati, i filosofi hanno spesso cercato di tenere occulte le loro tesi – agli occhi della massa, ovviamente, e non degli altri filosofi. Con qualche ragione, se si pensa alle disavventure di Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Galileo Galilei. Dopo l’Illuminismo, invece, i filosofi si sentono come in dovere di diffondere le loro idee, per stimolare il dibattito pubblico.
Il valore e l’importanza della svolta illuminista non può essere certo sottovalutata. Dando prova di una fiducia incondizionata nella ragione umana, e dunque nella capacità degli esseri umani di comprendere e partecipare, gli illuministi hanno davvero contribuito al miglioramento della società. Hanno in fondo vinto la loro scommessa, mostrando che vale la pena investire sulla ragione (e sulla ragionevolezza) delle persone. Anche le idee di Strauss, però, non sono da scartare completamente, perché ci aiutano a comprendere un limite possibile dell’illuminismo: l’incapacità di riservare il giusto spazio alle differenze. Siamo esseri razionali, ma non soltanto: siamo fatti anche dalle nostre tradizioni, abitudini, pregiudizi. Possono essere sbagliati, ma ci sono, e vanno tenuti presenti. Può essere anche giusto combattere per abbatterli (o cambiarli). Ma farlo trincerandosi dietro la rivendicazione del possesso di una verità universale, valida per tutti, non è sempre la strategia più efficace. Dobbiamo insomma imparare di nuovo a parlare gli uni con gli altri. E farlo usando un po’ di cautela (o reticenza, come scriveva Strauss), cercando di non spiattellare tutto in faccia all’interlocutore, forse potrebbe aiutare, anche se magari non risolverà tutti i problemi. In un’epoca di passioni forti, la virtù più grande è probabilmente la capacità di (auto)controllo.
LEO STRAUSS INVITAVA A CONSIDERARE LE DIFFERENZE: NESSUNO POSSIEDE LA VERITÀ UNIVERSALE. SERVE (AUTO)CONTROLLO, OGGI PIÙ CHE MAI