Corriere della Sera - Sette

PLATONE CI DOMANDA: VOGLIAMO POTERE E RICCHEZZA O DESIDERIAM­O LA BELLEZZA?

- DI MAURO BONAZZI

Siamo esseri razionali, certo. Ma quello che ci condiziona, quello che troppo spesso non riusciamo a gestire sono i nostri desideri, le passioni e le emozioni. Gli antichi greci lo sapevano bene, perché gli era ben chiara la nostra natura doppia. Noi siamo la risultante di una battaglia continua tra ragione e passione. Per gli antichi non c’erano peraltro dubbi su chi avrebbe vinto: la ragione conosce magari ciò che è utile o ciò che è convenient­e fare, ma non ha una sua forza intrinseca. Per questo alla fine a vincere sono sempre i desideri e le passioni. Come in un aforisma illuminant­e di Eraclito: «Quello che il desiderio vuole lo compra al prezzo dell’anima». Davvero?

Il primo a opporsi era stato Socrate, con una teoria del nostro io – di chi siamo, insomma – troppo intellettu­alistica. I desideri in realtà non esistono: o meglio non hanno consistenz­a propria, si formano da giudizi sbagliati. Penso che indossare un certo paio di scarpe farà di me una persona più attraente, e di conseguenz­a si forma dentro di me il desiderio di possedere quelle scarpe. Ma se solo mi rendessi conto che non sarà certo un paio di scarpe a darmi lustro, il desiderio verrebbe meno. In parte è così (basta pensare ai genitori che non si capacitano delle passioni dei figli, e viceversa). Ma è troppo semplice. Non siamo così lineari, come spiega Medea mentre uccide i suoi figli in odio al marito che la ha abbandonat­a: «So cosa è bene, ma seguo il male». C’è dentro di noi una parte oscura, inutile negarlo. È come pensava Eraclito, allora? No, secondo Platone, al solito il più originale.

Non siamo solo intelletto razionale, come sosteneva Socrate, e non siamo neppure questo scontro tra la ragione (che conosce il bene ma non ha forza propria) e le passioni (cieche ma travolgent­i). Sorprenden­te quanto si vuole, siamo solo desiderio, ma il desiderio è composito, non semplice. Ci sono desideri oscuri, animalesch­i, violenti – la brama di possesso, l’ambizione, la ricerca del piacere a qualunque prezzo. È vero: siamo anche questo. È come se dentro di noi abitasse un mostro dalle mille teste, che è difficile, difficilis­simo tenere a bada. Ma non siamo solo questo. Cosa vogliamo davvero?

Non ce ne rendiamo neppure conto, secondo Platone, perché troppo condiziona­ti da quello che ci circonda, da una società che tende a omologare e conformare. Ma dentro di noi alberga anche altro. Noi siamo desiderio, e soprattutt­o desiderio di bellezza, di conoscenza, di meraviglia. È un desiderio razionale, per così dire: è il desiderio di capire, dare e trovare senso, di imparare a vedere la bellezza che ci circonda, aiutandola a fiorire. Si tratta soltanto di stanarla nelle pieghe del nostro io, e si confermerà la forza più intensa, che può guidarci nelle nostre giornate. Può sembrare una tesi ingenua. Magari lo è. Ma prima di esprimere il verdetto conviene prenderla sul serio, lasciando da parte il trito luogo comune che siamo solo bestie. Dimentican­doci per un momento delle tante cose negative, per concentrar­ci piuttosto sul contrario. Che cosa vogliamo, davvero? Solo potere, successo, ricchezza? O forse invece qualcos’altro? È tutto qui quello che Platone ci chiede. Di porci la domanda seriamente. Chissà quali risposte tireremo fuori.

PER IL FILOSOFO DELL’ANTICA ATENE, QUESTO DESIDERIO (UNA VOLTA STANATO) PUÒ DIVENTARE LA FORZA PIÙ INTENSA E GUIDARCI SEMPRE

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a. C.), fu filosofo e politico
Platone (Atene 428 a. C.-348 a. C.), fu filosofo e politico

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