I TOPI NON HANNO PIÙ PAURA (COLPA, ANCHE, DEL COVID)
Londra e Manchester hanno lanciato l’allarme per l’esplosione del numero di roditori che vivono nelle nostre città, ricche di immondizia «ad alto valore alimentare». Ma contenerne il numero si può: basta non fare come mia moglie...
All’inizio dell’anno, i media nazionali e internazionali hanno raccontano con comprensibile preoccupazione l’esplosione nelle popolazioni di roditori cittadini con epicentro Manchester e Londra. I ratti (tanto Norvegici che Neri) convivono da millenni con la specie umana e vengono appunto definiti dagli ecologi professionisti «specie commensali» proprio perché si sono adattate da lungo tempo a vivere degli scarti alimentari che volontariamente e involontariamente Homo sapiens semina e sparge attorno alle proprie mense.
Con popolazioni umane europee sempre più ricche, e perciò use a produrre immondizie ad alto valore alimentare, parecchie aree di addensamento abitato, compresi i centri cittadini di medie o grandi dimensioni, sono diventati ambienti per loro estremamente ospitali. Delle vere e proprie calamite e zona di accelerata riproduzione. Gli esperti hanno anche ipotizzato (lo riporta la BBC per quanto riguarda uno studio britannico) che la lunga fase di lockdown del periodo 2020-2021 per combattere il Covid abbia ulteriormente potenziato le già di per loro prodigiose capacità riproduttive di queste specie.
L’effetto del Covid secondo gli esperti inglesi e la British Pest Control Association, la maggiore e meglio organizzata delle società britanniche di controllo delle infestazioni animali urbane, hanno spiegato questa esplosione di popolazione con il fatto che, durante la fase Covid, topi e ratti non abbiano più avuto a disposizione la ricca e regolare messe di immondizie prodotte da caffè, ristoranti e bar o in generale da esercizi pubblici deputati al commercio di cibo, spostandosi all’interno delle abitazioni. Motivati dalla fame, diminuiva il loro timore per la vicinanza con la specie umana.
Il problema da sempre è infatti questo spostamento dinamico nello spazio e nel tempo di legioni di questi piccoli mammiferi (circa 500 grammi un ratto, 25 gr un topo). Esseri che un tempo proverbialmente terrorizzavano pacifiche massaie intente nei loro stereotipati lavori casalinghi, anche se i gloriosi progressi della scienza farmacologica hanno debellato le micidiali epidemie di peste proprio causate dallo stretto contatto esistenziale intercorso per millenni tra ratti e popolazioni umane che sopravvivevano in scarse condizioni igieniche. Ma la paura o almeno l’effetto repellente che i roditori
stimolano è rimasto, a parte rari casi nei quali vengono adottati come animali da compagnia — i ratti bianchi con mantello “a cappuccio” nero (hooded) soprattutto.
Tre anni orsono, nel Regno Unito è stata stimata, la presenza di 150 milioni di ratti. Tutti gli esperti concordano nell’affermare che la quantità di roditori è direttamente proporzionale alla disponibilità di immondizia accessibile, dunque riuscire a rendere inaccessibile l’immondizia e gli scarti alimentari resta la migliore profilassi per evitare rapidi accrescimenti popolazionali. Sta dunque a sindaci e assessori provvedere a raccolte rapide e acquistare cassonetti davvero inespugnabili.
I roditori, da provetti commensali, producono prole fertile con eccezionale rapidità. Una nidiata di 6-8 piccoli non è certo rara (i topi di laboratorio appositamente selezionati arrivano a 18-20) .E un piccolo è già fertile a 60-90 giorni d’età, sempre che raggiunga la maturità sessuale, dato che parecchi muoiono prima. Comunque, possiamo facilmente verificare i numeri che crescono nel tempo a ritmo esplosivo. Ma accanto a queste rapide crescite, per evitare un eventuale affollamento che produrrebbe alti livelli di competizione, accresciuta aggressività tra roditori, diffusione di malattie infettive e altre cause di massiccia mortalità, queste specie darwinianamente evoluto dei sistemi di “frenata” delle potenzialità riproduttive. Per esempio, se ci sono troppe femmine di topo in giro, le giovani ritardano la propria maturità sessuale .Se poi una femmina da poco restata incinta incontra un maschio differente dal padre della futura prole, gli embrioni all’interno dell’utero materno vengono rapidamente “riassorbiti”. Resteranno piccole cicatrici “bottonose” lungo la parete uterina, in attesa di un futuro accoppiamento materno.
Anche in Italia il fenomeno degli spostamenti logistici che arrecano disturbo è ben noto. Quando gli italiani si spostavano in massa in vacanza nel mese di agosto, e le città rimanevano deserte, i ratti Norvegici come i ratti Neri si avventuravano al di fuori delle consuete zone. Penetravano affamati nelle vuote abitazioni estive rovistando, rovinando, rosicchiando.
Inoltre, in questi periodi di forte penuria alimentare, succedeva che i “ratti delle chiaviche” (Rattus novervegicus) si avventuravano lungo i tubi sotterranei di connessione tra i water e le fogne, quando nelle case disabitate non veniva scaricato regolarmente lo sciacquone, avventurandosi in giro per il bagno o per la casa. Con le loro aguzze unghiette riuscivano facilmente a risalire all’interno dei tubi rugosi. Questo problema è molto più frequente ai piani bassi delle case e molto spesso coinhanno cide con particolari punti di snodo del sistema fognario. È dunque ottima profilassi poggiare qualche pesante volume sulla tavoletta del water prima di partire.
Nel mio ricordo personale, aspettavo con la curiosità dell’etologo di città quei giorni, quei lunghi ponti primaverili o la settimana attorno a Ferragosto, per poter osservare i ratti che a partire soprattutto dalle caditoie lungo i marciapiedi si avventuravano per la città deserta. Nei primi giorni si vedevano spuntare i loro musetti affilati dall’oscurità della caditoia, poi, a partire dagli adolescenti più avventurosi, e spinti dalla fame, cominciavano esplorazioni più ardite e gli animali si avventuravano per cortili e giardinetti alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare.
Mia moglie, che coinvolgevo in questa attività da voyeur etologico, si inteneriva per le tristi vicissitudini di questi sfortunati roditori, che timidamente sporgevano testolina e zampette per trovare il murino coraggio per uscire dal sicuro rifugio oscuro per avventurarsi allo scoperto. Prese l’abitudine di porgere loro fragranti acini d’uva, energetici e dissetanti, che depositava furtiva lungo le buche dei marciapiedi. Credo che la sua sia stata una scelta quantomeno bizzarra. Ma forse anche per questa sensibilità zoofila nei confronti dei piccoli mammiferi da tanti anni oramai esercita l’accudente mestiere di pediatra.