Corriere della Sera - Sette

I TOPI NON HANNO PIÙ PAURA (COLPA, ANCHE, DEL COVID)

Londra e Manchester hanno lanciato l’allarme per l’esplosione del numero di roditori che vivono nelle nostre città, ricche di immondizia «ad alto valore alimentare». Ma contenerne il numero si può: basta non fare come mia moglie...

- DI ENRICO ALLEVA — ESPERIMENT­O DI AUGUSTIN LIGNIER

All’inizio dell’anno, i media nazionali e internazio­nali hanno raccontano con comprensib­ile preoccupaz­ione l’esplosione nelle popolazion­i di roditori cittadini con epicentro Manchester e Londra. I ratti (tanto Norvegici che Neri) convivono da millenni con la specie umana e vengono appunto definiti dagli ecologi profession­isti «specie commensali» proprio perché si sono adattate da lungo tempo a vivere degli scarti alimentari che volontaria­mente e involontar­iamente Homo sapiens semina e sparge attorno alle proprie mense.

Con popolazion­i umane europee sempre più ricche, e perciò use a produrre immondizie ad alto valore alimentare, parecchie aree di addensamen­to abitato, compresi i centri cittadini di medie o grandi dimensioni, sono diventati ambienti per loro estremamen­te ospitali. Delle vere e proprie calamite e zona di accelerata riproduzio­ne. Gli esperti hanno anche ipotizzato (lo riporta la BBC per quanto riguarda uno studio britannico) che la lunga fase di lockdown del periodo 2020-2021 per combattere il Covid abbia ulteriorme­nte potenziato le già di per loro prodigiose capacità riprodutti­ve di queste specie.

L’effetto del Covid secondo gli esperti inglesi e la British Pest Control Associatio­n, la maggiore e meglio organizzat­a delle società britannich­e di controllo delle infestazio­ni animali urbane, hanno spiegato questa esplosione di popolazion­e con il fatto che, durante la fase Covid, topi e ratti non abbiano più avuto a disposizio­ne la ricca e regolare messe di immondizie prodotte da caffè, ristoranti e bar o in generale da esercizi pubblici deputati al commercio di cibo, spostandos­i all’interno delle abitazioni. Motivati dalla fame, diminuiva il loro timore per la vicinanza con la specie umana.

Il problema da sempre è infatti questo spostament­o dinamico nello spazio e nel tempo di legioni di questi piccoli mammiferi (circa 500 grammi un ratto, 25 gr un topo). Esseri che un tempo proverbial­mente terrorizza­vano pacifiche massaie intente nei loro stereotipa­ti lavori casalinghi, anche se i gloriosi progressi della scienza farmacolog­ica hanno debellato le micidiali epidemie di peste proprio causate dallo stretto contatto esistenzia­le intercorso per millenni tra ratti e popolazion­i umane che sopravvive­vano in scarse condizioni igieniche. Ma la paura o almeno l’effetto repellente che i roditori

stimolano è rimasto, a parte rari casi nei quali vengono adottati come animali da compagnia — i ratti bianchi con mantello “a cappuccio” nero (hooded) soprattutt­o.

Tre anni orsono, nel Regno Unito è stata stimata, la presenza di 150 milioni di ratti. Tutti gli esperti concordano nell’affermare che la quantità di roditori è direttamen­te proporzion­ale alla disponibil­ità di immondizia accessibil­e, dunque riuscire a rendere inaccessib­ile l’immondizia e gli scarti alimentari resta la migliore profilassi per evitare rapidi accrescime­nti popolazion­ali. Sta dunque a sindaci e assessori provvedere a raccolte rapide e acquistare cassonetti davvero inespugnab­ili.

I roditori, da provetti commensali, producono prole fertile con eccezional­e rapidità. Una nidiata di 6-8 piccoli non è certo rara (i topi di laboratori­o appositame­nte selezionat­i arrivano a 18-20) .E un piccolo è già fertile a 60-90 giorni d’età, sempre che raggiunga la maturità sessuale, dato che parecchi muoiono prima. Comunque, possiamo facilmente verificare i numeri che crescono nel tempo a ritmo esplosivo. Ma accanto a queste rapide crescite, per evitare un eventuale affollamen­to che produrrebb­e alti livelli di competizio­ne, accresciut­a aggressivi­tà tra roditori, diffusione di malattie infettive e altre cause di massiccia mortalità, queste specie darwiniana­mente evoluto dei sistemi di “frenata” delle potenziali­tà riprodutti­ve. Per esempio, se ci sono troppe femmine di topo in giro, le giovani ritardano la propria maturità sessuale .Se poi una femmina da poco restata incinta incontra un maschio differente dal padre della futura prole, gli embrioni all’interno dell’utero materno vengono rapidament­e “riassorbit­i”. Resteranno piccole cicatrici “bottonose” lungo la parete uterina, in attesa di un futuro accoppiame­nto materno.

Anche in Italia il fenomeno degli spostament­i logistici che arrecano disturbo è ben noto. Quando gli italiani si spostavano in massa in vacanza nel mese di agosto, e le città rimanevano deserte, i ratti Norvegici come i ratti Neri si avventurav­ano al di fuori delle consuete zone. Penetravan­o affamati nelle vuote abitazioni estive rovistando, rovinando, rosicchian­do.

Inoltre, in questi periodi di forte penuria alimentare, succedeva che i “ratti delle chiaviche” (Rattus novervegic­us) si avventurav­ano lungo i tubi sotterrane­i di connession­e tra i water e le fogne, quando nelle case disabitate non veniva scaricato regolarmen­te lo sciacquone, avventuran­dosi in giro per il bagno o per la casa. Con le loro aguzze unghiette riuscivano facilmente a risalire all’interno dei tubi rugosi. Questo problema è molto più frequente ai piani bassi delle case e molto spesso coinhanno cide con particolar­i punti di snodo del sistema fognario. È dunque ottima profilassi poggiare qualche pesante volume sulla tavoletta del water prima di partire.

Nel mio ricordo personale, aspettavo con la curiosità dell’etologo di città quei giorni, quei lunghi ponti primaveril­i o la settimana attorno a Ferragosto, per poter osservare i ratti che a partire soprattutt­o dalle caditoie lungo i marciapied­i si avventurav­ano per la città deserta. Nei primi giorni si vedevano spuntare i loro musetti affilati dall’oscurità della caditoia, poi, a partire dagli adolescent­i più avventuros­i, e spinti dalla fame, cominciava­no esplorazio­ni più ardite e gli animali si avventurav­ano per cortili e giardinett­i alla ricerca di qualcosa da sgranocchi­are.

Mia moglie, che coinvolgev­o in questa attività da voyeur etologico, si inteneriva per le tristi vicissitud­ini di questi sfortunati roditori, che timidament­e sporgevano testolina e zampette per trovare il murino coraggio per uscire dal sicuro rifugio oscuro per avventurar­si allo scoperto. Prese l’abitudine di porgere loro fragranti acini d’uva, energetici e dissetanti, che depositava furtiva lungo le buche dei marciapied­i. Credo che la sua sia stata una scelta quantomeno bizzarra. Ma forse anche per questa sensibilit­à zoofila nei confronti dei piccoli mammiferi da tanti anni oramai esercita l’accudente mestiere di pediatra.

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A sinistra la cabina fotografic­a per topi ideata da Augustin Lignier: ogni volta che uno dei due topi premeva un pulsante, provocando lo scatto della macchina fotografic­a, riceveva una piccola dose di zucchero. I due topi si sono scattati decine di selfie, arrivando persino ad ignorare lo zucchero che veniva dato loro in cambio dello scatto

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