«SOLO UN RAGAZZO CHE AMA LA LIBERTÀ: IL MIO MAMELI»
L’attore che interpreta l’autore dell’Inno: «Questa serie non è un atto politico»
Torniamo indietro almeno fino al 1847. La nostra penisola è frammentata. Non esiste uno Stato unitario. A Genova un poeta ventenne si unisce a un gruppo di patrioti per lottare per l’unità nazionale. Con i pensieri, con le strofe, con le armi. La miniserie storica Mameli- il ragazzo che sognò l’Italia, diretta da Luca Lucini e Ago Panini, – il 12 e 13 febbraio su Rai 1 – è un salto dentro la vita di questo giovane-adulto, padre dell’Inno. Non solo ideatore del celebre canto, ma «un guerriero, un amante, un personaggio ricco di sfumature bellissime», dice Riccardo De Rinaldis Santorelli, che lo interpreta. E poi ricorda: «C’è una frase fortissima del canto: Noi siam da secoli/calpesti e derisi/ perché non siam popolo/ perché siam divisi».
Vale ancora oggi?
«Dipende. Vale anche adesso in versione più velata forse. Anche io, come Goffredo, mi sento nella posizione di voler combattere per i miei diritti e quelli degli altri». Come mai dice velata?
«Non c’è uno schieramento netto, le persone hanno paura di professare le proprie idee e non hanno il coraggio di buttarsi. È possibile una rivoluzione adesso? Se si ha la testa e il coraggio di farla».
Che rapporto ha con la politica?
«Orribile. Quando vado a votare cerco di informarmi il più possibile, ma non le do molto peso nella mia vita quotidiana. Una cosa che vorrei sottolineare: questa serie non è assolutamente un atto politico. Mostriamo l’amore e l’amicizia che poi si mischiano con la politica. Raccontiamo la storia di un gruppo di ragazzi che sognava la libertà».
A cosa associa la libertà?
«Se penso a un’immagine, io che corro in un campo di fiori senza fermarmi. Urlare, divertirmi, è l’euforia. Nel film, c’è una frase pronunciata da Neri Marcorè (interpreta Giorgio Mameli, ndr): “Abbiamo cresciuto nostro figlio dicendogli che il mondo è un mondo libero”. I miei genitori mi hanno fatto crescere nello stesso modo».
Ha uno spirito patriottico come Mameli?
«Ni (ride ndr), non come lui. Mameli dice di avere un fuoco dentro, non riesce a fermarsi. Io forse sento lo stesso per altre cose».
Per esempio?
«Per far rispettare la mia opinione o quella altrui». Quali sono le cause che le fanno di più alzare la voce?
«La salvezza del pianeta e la lotta per l’uguaglianza e la parità di genere sono le prime due che mi vengono in mente. Ero diventato vegano, poi vegetariano, ora non lo sono più… Meno male molti ragazzi della mia generazione stanno combattendo per questo. Siamo noi il futuro, se ci muoviamo adesso possiamo veramente fare la differenza».
Ma non tutti i giovani scendono in piazza. Perché? «Bisognerebbe avere più coraggio di far sentire le proprie parole. Alla manifestazione per Giulia Cecchettin mi sono sentito parte di quel movimento. Pensavo: è successo un femminicidio, non dobbiamo soltanto condividere sui social quello che è accaduto e dire “mi dispiace”, facciamo in modo che ci sia un cambiamento». Lei ha un inno che la guida?
«C’è una canzone che mi smuove: The Prayer di Céline Dion e Andrea Bocelli. Non so per quale motivo, ma ogni volta che l’ascolto ricordo le persone che amo e piango, mi emoziono».