Corriere della Sera - Sette

B I s e S Ti lE

IL MESE CHE CONCEDE IL BIS DA ECCEZIONE A SUPERSTIZI­ONE

- DI GIUSEPPE ANTONELLI

Anno bisesto, anno funesto». Ma davvero c’è chi crede ancora a queste cose? In Toscana si diceva anche: «Quando l’anno vien bisesto, non por bachi e non far nesto». Bernardo Davanzati notava in proposito nel suo La coltivazio­ne toscana delle viti, e d’alcuni arbori, pubblicato a Firenze nel 1600: «Annestansi ec. in anno, dicon certi, che non sia bisestile, ch’è una superstizi­osa osservazio­ne, perché bisesto è nome di calcolo e non di natural cosa, da poter operare nel vegetare delle forme». Una superstizi­one, per l’appunto. E in effetti bisesto ,da cui l’aggettivo bisestile, è in origine proprio il nome di un calcolo.

L’etimo è il latino bisextus: letteralme­nte due volte (bis) sesto (sextus). Era questo il nome che, in seguito alla riforma del calendario voluta da Cesare, si dava al sesto giorno antecedent­e le calende di marzo, ovvero il 24 febbraio. Era detto così perché, per far coincidere il più possibile l’anno civile con l’anno solare, ogni quattro anni veniva ripetuto due volte. Andavi a dormire la sera del 24 febbraio, ti alzavi la mattina dopo, guardavi il calendario, ed era di nuovo il 24 febbraio. Un po’ come la radiosvegl­ia che annuncia il giorno della marmotta nel film Ricomincio da capo (Groundhog Day, del 1993; da cui anche un rifaciment­o italiano: È già ieri, del 2004).

Non è forse un caso che papa Gregorio XIII scelse proprio il 24 febbraio del 1582 (anno, peraltro, non bisestile) per annunciare il suo nuovo calendario, in cui il giorno in più era aggiunto solo negli anni che – non consideran­do i due zeri finali – sono divisibili per quattro. Nondimeno, anche con il 29 febbraio l’anno bisestile continua a essere percepito come qualcosa di anomalo e originale: come una strana eccezione. Ecco allora che con il nome di Leprotto bisestile si cercava di rendere, nel doppiaggio del film di Walt Disney Alice nel Paese delle Meraviglie (1951), l’inglese March Hare. Nome tradotto altre volte come Lepre marzolina o, nell’edizione italiana del più recente film di Tim Burton, Leprotto marzolino (l’origine del nome inglese va cercata nella frase idiomatica as mad as a March hare: matto come una lepre di marzo).

Ma la percezione della stranezza può virare anche verso un valore più negativo. Così. il verbo bisestare – oggi in disuso – nell’italiano antico poteva indicare l’essere bisestile, ma anche l’andar male: «S’oggi la mia fortuna non bisesta» (Buonarroti il giovane). In questo caso, come per assestare o dissestare, è stata decisiva l’influenza di un altro significat­o di sesto. La parola infatti indicava anticament­e anche il compasso (a volte al femminile: sesta) ed è usata ancora oggi per riferirsi alla linea curva di un arco (un arco a sesto acuto). Di qui l’idea di una posizione o disposizio­ne regolare: la stessa che troviamo in modi di dire come rimettersi in sesto o porre in sesto qualcosa.

PRIMA SI VIVEVA IL GIORNO IN PIÙ RIPETENDO IL 24 FEBBRAIO, UN PO’ COME NEL FILM È GIÀ IERI

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