PAPÀ DENTISTA, TRE FIGLIE, 40 IL BUNKER. STORIA DI UN ENNE INTROVERSO CHE CAMBIÒ IL MONDO ZUCKERBERG
Barzelletta n.1 Un gruppo di scienziati costruisce un robot dotato dell’intelligenza artificiale più avanzata del mondo. Accendono finalmente quella macchina straordinaria e le chiedono: dio esiste? Il robot distrugge l’interruttore di spegnimento e risponde: adesso sì.
Barzelletta n.2
L’editore più potente del mondo ha 3 miliardi di persone che forniscono un gettito enorme di contenuti scritti, video e fotografici. In buona parte sono anonimi e nulla di quello che pubblicano è sottoposto a editing o controlli. L’editore – caso unico – non soltanto non li paga ma non è responsabile legalmente di quello che pubblica la più efficiente macchina di disinformazione mai creata. Però incassa la pubblicità: 114 miliardi di dollari nel 2022.
Nessuna delle due barzellette fa ridere (la prima, che più che un altro è una parabola, veniva spesso raccontata dal fisico Stephen Hawking) ma in ogni caso il sense of humour non pare essere la caratteristica precipua di Mark Zuckerberg, 40 anni a maggio, patron di Facebook e Instagram, patrimonio personale 141,5 miliardi di dollari. “Zuck” è stato costretto, e non capita spessissimo, a scusarsi durante un’umiliante audizione, mercoledì 31 gennaio, davanti al Senato americano. C’era una sessione parlamentare dedicata al problema dei minorenni vittime di reati provocati dalle piattaforme digitali, e il senatore Lindsey Graham, trumpiano del South Carolina, ha rivolto un duro rimprovero a Zuckerberg: «Lei ha le mani sporche di sangue» ha esordito Graham, provocando un boato di applausi tra il pubblico in sala. «Avete un prodotto che sta uccidendo le persone».
Zuckerberg, cosa insolita per lui, abituato a cause legali anche molto spinose come quelle intentate da un ex socio e dagli inventori di Facebook e documentate per esempio nel film del 2010 The Social Network, si è alzato in piedi e rivolgendosi al pubblico — parenti di ragazzi danneggiati dall’uso dei social media — si è scusato. «Mi dispiace per tutto quello che avete passato. Nessuno do