MEDICINA CAMBIA ANCORA IL TEST DOPO TRE ESAMI
Il test di ingresso a Medicina cambia di nuovo: lo ha annunciato la ministra dell’Università e della Ricerca Anna
Maria Bernini. Ci sta lavorando il Senato ed è atteso a breve il via libera della commissione Cultura. Se tutto filerà liscio, già dal 2025 andrà in soffitta il nuovo sistema dei Tolc inaugurato soltanto lo scorso anno al posto del concorsone di settembre e si avvierà un nuovo percorso. Se l’idea della ministra Maria Cristina Messa era quella di anticipare la scelta degli studenti – dando loro la possibilità di sostenere l’esame già dal quarto anno delle superiori –, la proposta della ministra Bernini è che si debba invece lasciare loro più tempo prima di affrontare il test. Il nuovo sistema
– a grandi linee – consiste nel dare a tutti gli aspiranti medici la possibilità di frequentare un primo semestre di studio insieme agli studenti iscritti ad altri corsi di laurea come Biotecnologie e Scienze Motorie. Soltanto dopo aver passato gli esami di biologia, fisica medica e anatomia umana, potranno sostenere il test nazionale di gennaio. Chi non è ammesso deciderà se proseguire nella facoltà scelta a settembre o se cambiare strada. La prova d’accesso diventa così una selezione in due stadi, ma il numero chiuso, come del resto aveva decretato la commissione di esperti insediata lo scorso anno al ministero, resta.
Lo impongono i numeri. È vero che oggi il sistema paga errori, sottovalutazioni e risparmi degli ultimi quindici anni. Ma è altrettanto vero che dal 2010 a oggi i posti per Medicina e Chirurgia – come si legge nel documento presentato dalla Crui in audizione al Senato – sono raddoppiati, passando da 9 a 18 mila.
La carenza odierna di personale medico va imputata soprattutto all’imbuto formativo rappresentato dalle borse di specialità che per anni erano circa la metà (4-5 mila) dei laureati in medicina. Solo negli ultimi tre anni questa tendenza ha cominciato a invertirsi portando le borse a circa 15 mila l’anno, anche se alcune specializzazioni come medicina d’urgenza e medicina generale rischiano di restare comunque scoperte per mancanza di domande. Secondo il rapporto dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) a partire dal 2026 gli specialisti che usciranno dai corsi di specializzazione saranno 10 mila in più dei pensionati, segnale di un’inversione di tendenza che tiene conto anche dell’aumentato fabbisogno di medici legato all’invecchiamento della popolazione. Se solo ora si riuscisse a trovare un sistema di selezione (e di test) che possa resistere più di un paio d’anni e soprattutto ai ricorsi al Tar.