Corriere della Sera - Sette

LOGORATO DA X, HO ABBANDONAT­O ORA HO LA MENTE PULITA E MI GODO IL TEMPO LIBERO

- DI ANTONIO POLITO apolito@rcs.it

Sto scrivendo un libro. A una velocità che mi sorprende. Avevo smesso di farlo qualche anno fa per pigrizia, per la complessit­à e la fatica che richiede un lavoro del genere. Stavolta mi sembra più facile. Ho ripreso a fare ginnastica, posturale, del genere post-operatorio. Vado regolarmen­te in piscina e ne sono felice, il nuoto è vita per me. Riesco anche ad assolvere passabilme­nte agli obblighi familiari e domestici. Ho letto quattro libri in un mese, tre per lavoro, niente di che, e uno per diletto, Sanguina ancora di Paolo Nori. E mi domando: ma dove trovo tutto questo tempo?

Pensa che ci ripensa, ho capito: ho smesso di litigare sui social. E questo ha aperto un enorme spazio libero nella mia mente, oltre che nelle mie giornate. Riesco a concentrar­mi meglio, a pensare di più, a tenere il focus su quello che sto facendo. In realtà ho lasciato qualche mese fa X (ex Twitter) per motivi “politici”. Una volta era una “piattaform­a”, una piazza virtuale, una specie di “Hyde Park speakers’ corner” dove ognuno saliva su un banchetto e diceva la sua. Con Musk si è invece trasformat­o in un “media”, in cui il proprietar­io-editore scrive ogni giorno, prepara il terreno elettorale a Trump, pubblica interviste di comodo a Putin. E non si vede davvero perché debba collaborar­e a un “media” con un’agenda politica che non condivido, oltretutto gratis.

Non avevo però considerat­o l’effetto “ecologia della mente” che sto sperimenta­ndo di conseguenz­a. Il fatto è che, col tempo, stare su quel social era diventato un esercizio polemico costante. Per qualche ragione lo stile di X è altamente controvers­iale: nel senso che il suo pubblico vive per suscitare controvers­ie, e se ne nutre con voluttà. Ogni commento deve essere perciò sarcastico, canzonator­io, liquidator­io, aggressivo. Soprattutt­o, deve avere un nemico. Non si può partecipar­e a quel tipo di «discorso pubblico» (impossibil­e ormai chiamarlo «dibattito», nel senso habermasia­no dell’uso pubblico della ragione) senza avere i nervi ben tesi e la lingua pronta, senza accordare il diapason delle tue risposte alla frequenza retorica dello scontro.

Per cui – mi accorgo adesso – in ogni momento della giornata, in un angolino del mio cervello, io pensavo a che scrivere su X. A come vincere un duello polemico, contrastar­e in pochi caratteri una tesi assurda o faziosa, rispondere con arguzia a un insulto.

Tutto ciò era estremamen­te defatigant­e. Litigare è un’attività a forte consumo di energie. Assorbe tempo, mantiene la mente in uno stato di perenne eccitazion­e, scaccia via i pensieri buoni e anche quelli profondi. Soprattutt­o danneggia l’empatia, la qualità morale che distingue (dovrebbe distinguer­e) gli esseri umani dalle altre specie viventi. Genera rabbia, frutto di frustrazio­ne; suscita sensazioni di impotenza; toglie dignità alla solitudine costringen­doti a stare sempre in mezzo a una folla vociante. Logora, in una parola.

Così adesso mi godo il mio tempo libero dalle incazzatur­e, dilatatosi a dismisura. E lo riempio di cose migliori. Lo consiglio a tutti.

DA QUANDO MUSK HA RESO LA PIAZZA DI TWITTER UN “MEDIA” NON CI STO PIÙ. HO CAPITO CHE DANNEGGIAV­A LA MIA EMPATIA

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