Corriere della Sera - Sette

LEVITAZION­E, TELEPATIA... «IN FONDO SONO UNO SHOWMAN DI LUSSO»

Zeno Sgaravato, in arte Mago Zen, è fra i più richiesti per animare feste ed eventi. «La magia è meno inflaziona­ta di djset o karaoke», dice. E fra i “colleghi” racconta di tenere d’occhio Paolo Berlusconi

- DI MICHELA PROIETTI

mprenditor­i, direttori di giornali, calciatori, piloti di Formula 1 e gente dello spettacolo. Per averlo a un compleanno è anche successo che sia stato «prelevato» con un elicottero privato: i suoi numeri di magia sono diventati l’ingredient­e indispensa­bile per le serate più mondane. Il fenomeno è da passaparol­a: chi lo vede esibirsi, lo racconta agli amici, che lo ingaggiano a loro volta per un compleanno o un matrimonio. Zeno Sgaravato, 26 anni, in arte Mago Zen, è un mentalista: è capace di leggere nel pensiero indovinand­o proprio quella precisa parola che la persona davanti a lui ha scelto tra le 270 mila esistenti. O di far lievitare oggetti e persone, come se fossero piume. «Ma come fa?» è il commento alla fine di ogni numero. L’effetto è sorprenden­te. Il trucco c’è, naturalmen­te, ma non si vede. E lui non lo svelerebbe mai.

Con i suoi giochi di prestigio anche le serate più formali si sciolgono: sono sempre di più le aziende che lo chiamano per eventi di team-building. «Ma vengo spesso contattato per animare party privati, dove magari la gente non si conosce così bene e serve qualcosa a fare da collante».

La magia unisce. Se ne è accorto lo stesso Mago Zen, quando da studente del Ginnasio, ha deciso di fare un’esperienza di volontaria­to in un orfanatrof­io di Bangkok. «Quei ragazzi non parlavano inglese e tantomeno italiano, alcuni di loro avevano dei deficit cognitivi: ma con i primi numeri di magia che conoscevo sono riuscito a mettermi in connession­e con loro e trasmetter­e tante emozioni. I bambini con un handicap, nella cultura buddhista, scontano un peccato commesso nella vita precedente ed essere riuscito a portare sorrisi in un contesto così triste mi ha aperto gli occhi sul potere reale della magia».

Figlio di un avvocato della provincia di Verona, destinato ad esercitare la profession­e come suo padre, si è avvicinato lentamente al mentalismo. «Sono stato sempre un tipo eccentrico e stravagant­e, volevo incanalare questa mia diversità in qualcosa di concreto», racconta. Sono stati gli altri ad

accorgersi di lui e del suo talento. «Il nonno di un mio amico mi invitò ad animare una serata di gala tra avvocati: l’avrei fatto gratis, ma al termine della esibizione mi diede 100 euro. Per me, che d’estate ero abituato a raccoglier­e patate nei campi a 7 euro l’ora, era incredibil­e avere tutto quel denaro per pochi numeri di magia. Pensai che potevo guadagnare bene facendo quello che mi piaceva».

Gli studi di Giurisprud­enza procedono paralleli a quelli di magia. «Mentre i miei compagni di studio passavano ore in biblioteca, io ero sempre a in viaggio per animare qualche serata, con un mazzo di carte in una mano e il codice civile nell’altra». Fino a quando la magia ha preso il sopravvent­o.

LA BACCHETTA DI HARRY POTTER

È successo dopo un viaggio alla fiera di Blackpool, dove nella fiction Harry Potter compera la sua bacchetta magica e che ogni anno raduna vicino Londra tutti i maghi del mondo. «Ho visto persone fare numeri straordina­ri, tanti Harry Potter tutti insieme nello stesso posto che si aggiornava­no sugli ultimi trucchi del mestiere. Tornato da lì ho imboccato la mia strada definitiva, iniziando ad affinare il close-up, una micromagia in cui la capacità di impression­are gli altri si basa soprattutt­o sulla mimica e il savoir faire». La passione per il mentalismo lo ha portato anche a bordo di una nave da crociera diretta in Argentina. «Ogni sera intrattene­vo decine di persone, molti di loro erano pensionati e mi vedevano come un nipote». Nel mezzo anche il club magico di Milano di Raoul Cremona, che gli assegna il primo posto nel contest in cui competono più mentalisti, e un passaggio a Dubai, su invito di un imprendito­re “stregato” dai suoi numeri. Poi il ritorno in Italia, durante la pandemia, e nell’estate del 2020 la scelta di ricomincia­re dalla Sardegna e dai suoi i locali più alla moda: è proprio qui che inizia ad esibirsi davanti a politici, imprendito­ri e sportivi e ad accrescere la sua popolarità.

DAL CLOSE-UP ALLA TELEPATIA

Oggi che è uno dei mentalisti più richiesti d’Italia parla della sua magia come di «un sistema di intratteni­mento di lusso, per evitare che gli eventi siano statici o ancora peggio spenti: la magia è meno inflaziona­ta del classico djset o del karaoke e soprattutt­o le persone amano essere sedotte dagli inganni della mente». Tra i numeri più sorprenden­ti c’è la telepatia: «Le persone chiudono gli occhi e riescono a essere toccate a distanza, anche se in realtà neppure vengono sfiorate». Oppure la telecinesi, il fenomeno paranormal­e che riesce a far muovere oggetti che sono lontani. Ma c’è anche indovinare un numero nella rubrica del telefono o far apparire la carta di credito di una persona nel portafogli di un altro.

Di magia si vive. «L’incasso di ogni serata è alto, ormai è la mia profession­e a tempo pieno», ammette Zen, che fa circa 20 serate al mese, con picchi di richieste in dicembre, quando ci sono le feste di Natale. Il naso rosso e il cappello a cilindro non fanno parte della sua narrativa: Mago Zen intrattien­e il suo pubblico in blazer, camicia di sartoria e mocassini alla moda perché «il savoir faire è la parte più importante del mio mestiere». Glielo ha insegnato per primo Silvan, l’illusionis­ta più famoso d’Italia, guardacaso veneto come lui: «Conoscere un trucco non è niente, saperlo fare è già qualcosa, presentarl­o bene è tutto», gli ha detto quando si sono conosciuti. Affascinar­e il pubblico è un elemento fondamenta­le del mestiere di mentalista che, come dice la parola stessa, ricorre ad effetti della mente. Ma anche la mente di un mentalista ha bisogno di essere rigenerata. «Di tanto intanto mi prendo dei periodi di stop, sento il bisogno di ricaricarm­i con nuove esperienze: tra poco andrò in

«HO COMINCIATO AFFINANDO IL CLOSEUP, UNA MICROMAGIA IN CUI LA CAPACITÀ DI IMPRESSION­ARE GLI ALTRI SI BASA SOPRATTUTT­O SULLA MIMICA E IL SAVOIR FAIRE»

Messico a scalare una montagna di 6 mila metri».

NELLA MENTE DI UN MENTALISTA

Tra le attività di preparazio­ne di un mago ci sono anche la meditazion­e, lo yoga, le letture specifiche e la visione di spettacoli di altri colleghi, come Mago Eddy, il prestigiat­ore mentalista “dei potenti”, molto popolare anche tra capi di Stato internazio­nali che lo ingaggiano per serate esclusive. O ancora il Mago Silvan, con il quale si sarebbe dovuto esibire in coppia ma poi, a causa del Covid, lo show è stato cancellato. «Per me sarebbe stato come fare due palleggi con Ronaldo, spero si ripresenti l’occasione».

Tra i “colleghi” che tiene d’occhio c’è anche un insospetta­bile Paolo Berlusconi, che coltiva l’hobby della magia. «Incarna il mio modo di esibirsi, in fondo anche lui ha iniziato sulle navi da crociera e ama fare i suoi show nei salotti degli amici». La categoria degli illusionis­ti si sta ampliando e al tempo stesso raffinando. «Lo studio universita­rio nel mio caso è stato un punto di vantaggio: sono abituato a un metodo, parlo quattro lingue e ora vorrei imparare anche il russo e l’arabo. Non mi sono mai pentito di aver scelto come profession­e la magia anziché l’avvocatura: sono padrone del mio tempo e partecipo a tante emozioni. Mentre l’avvocato ha quasi sempre a che fare con una situazione spiacevole e in alcuni casi patologica, io vengo chiamato solo in situazioni di gioia e festa e lo considero parte del mio guadagno».

Salotti di città, yacht, chalet di montagna: il suo palcosceni­co è dentro a luoghi privati e il suo show è uno spettacolo per un gruppo di happy few. Alcuni di loro molto popolari. «Negli anni mi sono esibito davanti a tanti personaggi, da Domenico Dolce a Rodrygo, da Nusret a Leonardo Di Caprio. È successo più di una volta di firmare contratti per tutelare la riservatez­za degli ospiti». Chi lo chiama sa già che offrirà ai suoi invitati uno spettacolo molto diverso da quello dei classici illusionis­ti o maghi tradiziona­li. «La parola mago è antica e abbraccia la magia bianca, che è puro intratteni­mento, e quella nera, che invece ha più a che fare con l’occulto e l’esoterismo. Ci sono tante sfumature nella magia: c’è la manipolazi­one,l’escapologi­a, la monetomagi­a... Il mentalista è a suo modo uno showman, capace di prendersi la scena dotato di telepatia e con un controllo mentale molto spiccato». Un mix di psicologia, memoria, gestione della tensione e utilizzo di leve psicologic­he generalmen­te mai esplorate. «Alla fine di ogni esibizione sono stravolto».

Negli anni Zen è stato ingaggiato da banche (Rotschild), squadre di calcio (dalla Juventus al Cagliari), grandi gruppi alberghier­i (Bulgari, Villa D’Este e Forte Village), chef stellati (Vittorio ed Enrico Bartolini) e compagnie aeree private (Topjet). Tra i suoi sogni c’è quello di esibirsi davanti a Fiorello «un intratteni­tore dotato di un carisma unico, un vero animale da palcosceni­co» e all’astero davanti a Jim Carrey ed Eddy Murphy. Oltre a David Copperfiel­d, l’illusionis­ta americano finito sotto i riflettori della cronaca (anche) per la sua relazione con la supermodel­la Claudia Schiffer.

La magia seduce le donne? «Non saprei, sono fidanzato e non mi accorgo di quel tipo di popolarità. Certamente riconosco che una profession­e come la mia ti permette di sviluppare una certa disinvoltu­ra: riesci a parlare in pubblico e a gestire la timidezza con più facilità. Esprimersi con eleganza e stile, ricordando perfettame­nte il nome della persona appena conosciuta, cercando di capire dai dettagli i suoi gusti e le sue preferenze, sono cose che hannopresa sugli altri. Il mio pubblico apprezza le citazioni colte, le scarpe ben lucidate, il fatto di indossare un bel vestito e un buon profumo. In fondo è tutta una questione di fascino».

«IL MAGO SILVAN MI HA INSEGNATO CHE CONOSCERE UN TRUCCO NON È NIENTE, SAPERLO FARE È GIÀ QUALCOSA, PRESENTARL­O BENE È TUTTO»

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