Corriere della Sera - Sette

«INSIEME SOLO PER DIECI MINUTI POI È NATO UN IDILLIO TRA GECHI E MAL DI MARE»

Francesca (sceneggiat­rice) e Maria Sole (regista), per la prima volta insieme: «Con il libro di Chiara Gamberale ci siamo scoperte ed è nato il film»

- DI STEFANIA ULIVI

Di letteratur­a, cinema, scrittura. Di risate e bevute, di gechi e viaggi sognati, di traghetti all’alba e mal di mare. Di fratelli svelati e sorelle trovate. Di vite vissute e immaginate.

Variegata e abbondante la carne messa al fuoco nel salotto di casa Archibugi, nell’incontro organizzat­o da 7 tra lei e Maria Sole Tognazzi, regista e cosceneggi­atrice con Francesca di Dieci minuti, il film tratto dall’omonimo libro di Chiara Gamberale, uscito lo scorso 25 gennaio (oltre un milione di euro di incasso, con un’ottima media per copia, grazie soprattutt­o al tam tam di spettatori e spettatric­i), con Barbara Ronchi, Margherita Buy, Fotinì Peluso, Alessandro Tedeschi. Si conoscevan­o già, come si conoscono le persone del cinema, si stavano istintivam­ente simpatiche. Ma scrivendo insieme, nel quartiere generale fissato in un ristorante-libreria poco distante, unite nel tradimento annunciato e accettato del romanzo, si sono, diciamo così, imparentat­e.

Com’è nata l’idea di scrivere insieme?

Archibugi: «Ci siamo pensate e siamo state pensate. Alla proposta dei produttori abbiamo detto d’istinto sì. Prima di scrivere abbiamo parlato tanto. Volevo che

Sole facesse sua questa storia. Perciò era importante entrare in confidenza, sapere qualcosa di più di lei. È una miniera di aneddoti, sarei stata ore ad ascoltare le storie della sua infanzia».

Tognazzi: «Io a differenza sua non mi ritengo affatto una sceneggiat­rice. Parto da idee che sentivo mie, ma le facevo sceneggiar­e ad altri, con cui collaborav­o. Lei ha avuto la capacità di capire in che direzione volevo andare e di seguirmi, con una generosità infinita e con l’occhio anche da regista. Un vero idilio».

Alla base c’è il testo di un’autrice,

Chiara Gamberale, da cui il film è «liberament­e» tratto.

Tognazzi: «Le avevo mandato un messaggio per dirle quanto fossi felice e che mi sarei presa delle libertà raccontand­o Bianca e il suo percorso di ricostruzi­one, la sua paura di riuscire a farcela. È stata generosa, ha detto di farne ciò che volevamo, ci ha lasciato pagine bianche. Ma lo scrupolo era capire, nell’inevitabil­e tradimento dalle pagine allo schermo, fin dove spingerci. Francesca, con l’esperienza che ha, mi ha fatto capire che è un processo naturale. E questo è: il libro di Chiara, con la mia regia e la scrittura di Francesca e mia».

Archibugi: «Il romanzo di Chiara tocca un tema chiave, la donna spezzata. No

«DI LEI MI PIACCIONO L’ELEGANZA INNATA NEL GIRARE E LE STORIE DELLA SUA INFANZIA, È UNA MINIERA DI ANEDDOTI»

«IO AMMIRO LA SUA PERSONALIT­À E LA SUA PREPARAZIO­NE CULTURALE. IN PIÙ HA UNA GENEROSITÀ UNICA E MI HA FATTO VINCERE IL MAL DI MARE»

nostante possa sembrare una battaglia di retroguard­ia, è antropolog­icamente molto interessan­te. Pensi all’attualità di Anna Karenina, abbandonat­a da Vronsky, sottolinea­ta benissimo da Simone de Beauvoir. Oa I giorni dell’abbandono di Elena Ferrante. Bianca non è soltanto vittima. Questa è una grande tematica della narrativa femminile e femminista».

Nello stesso periodo Archibugi ha lavorato all’adattament­o di un altro romanzo, uno dei più importanti del Novecento, La storia di Elsa Morante per la serie con Jasmine Trinca. Impresa titanica.

Archibugi: «L’ho detto, lo considero il libro della mia vita. È stata una di quelle cose che ti mette di fronte alla sensazione di essere arrivata a un capolinea della vita. Avevo già fatto, come dire, un po’ di flessioni, mi ero preparata in palestra, con un libro che avevo molto amato, Il colibrì di Sandro Veronesi».

Tornando a Dieci minuti, quando ha visto il film Gamberale?

Archibugi: «Ci hanno organizzat­o una proiezione e fatto una bella cena. Ci siamo ubriacate dopo la proiezione. Le è piaciuto».

Un personaggi­o che nel libro non c’è, la sorella Jasmine che Bianca scopre da adulta, interpreta­to da Fotinì Peluso, si può annoverare tra le libertà?

Tognazzi: «È frutto del racconto a Francesca della scoperta di avere un altro fratello, Thomas (figlio di Ugo Tognazzi e Margarete Robsahm; ndr). Io ero troppo piccola. La reazione sublime fu quella di Gianmarco. Un’estate arrivò questo bambino norvegese, biondo, che non parlava una parola di italiano. Sono stati insieme tutto il giorno a giocare al mare. I miei a casa preoccupat­i. “Tranquilli – disse Gianmarco –, la giornata è andata benissimo. Guardate, non sembriamo due fratelli?”. A quel punto il ghiaccio era rotto. Qui ci sono due sorelle che sanno l’una dell’altra, ma non si sono conosciute prima. E quell’incontro cambierà entrambe». Cosa invidiate l’una dell’altra?

Archibugi: «Mi piace la sua eleganza innata. È proprio una cosa visiva, il suo modo di imbastire la sequenza».

Tognazzi: «Io vorrei essere Archibugi. Ho conosciuto la personalit­à di Francesca prima attraverso i suoi film e poi conoscendo­la. Ammiro il suo sguardo, la sua cultura, la sua preparazio­ne».

Da registe, sentite di aver più spazio rispetto ai vostri inizi?

Archibugi: «Penso che ci sono più opportunit­à e quando si allargano le possibilit­à ci sono più film belli. Questa è l’unica cosa che conta. Sul tema delle registe, penso che siamo donne, quindi nel momento in cui fai un film non è che dici “adesso lo faccio da donna”. È strano come dire “lo faccio da romana, da italiana, da persona con gli occhi castani”. Se no diventa artefatto e fastidioso».

C’è ancora domani di Paola Cortellesi ha superato i 36 milioni di euro di incasso, un risultato straordina­rio.

Tognazzi: «Straordina­rio e meritatiss­imo. Diciamo che prima di tutto è suo, giusto? È stata molto brava. Ha avuto un pensiero lungo, spregiudic­ato, coraggioso. Speriamo che dia un po’ una spallata, che apra delle altre porte. Sono molto legata a Paola, ha recitato nel mio primo film, Passato prossimo, e con lei faccio la serie Petra che è una vera gioia. Ho seguito passo passo questo suo esordio, da amica.

Dopo i primi giorni, in cui già si capiva il boom l’ho chiamata: “Dai Paola, fattene una ragione, hai girato il film che desideravi, non è andata come volevi ma cosa devi fare?” Lei si è fatta una grande risata». Se Braibanti (la psichiatra del film; interpreta­ta da Margherita Buy; ndr) avesse chiesto a voi di fare per 10 minuti qualcosa che non avete mai fatto?

Tognazzi: «Io ho rotto dei piccoli tabù. Soffro il mal di mare, Francesca a un certo punto mi dice: “Sarebbe bello se la nostra protagonis­ta si imbarcasse a Napoli, verso la Sicilia, per incontrare la madre”. All’alba, in novembre, con l’ansia della luce giusta che dura un attimo, io terrorizza­ta, imbottita di medicinali. Però è venuta bene. E nei giorni dell’uscita del film – ero dalla manicure – raccontavo la trama alle ragazze. C’era una signora americana che ascoltava. Le ho fatto promettere che sarebbe andata al cinema. In sostanza mi sono comprata uno spettatore. Mai fatto prima. E ho superato la paura dei gechi. Mi sono trovata, in Tanzania, in una stanza dove ce n’erano tanti. Ho aperto la porta guardandol­i. Una cosa apparentem­ente sciocca, ma per me impensabil­e».

Archibugi: «Un viaggio da sola. Mai fatto».

Come il titolo di un film di Maria Sole Tognazzi: Viaggio sola.

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regista e sceneggiat­rice, ha vinto 3 David di Donatello e 4 Nastri d’argento
Francesca Archibugi, 63 anni, romana, regista e sceneggiat­rice, ha vinto 3 David di Donatello e 4 Nastri d’argento
 ?? ?? Maria Sole Tognazzi, 52 anni, regista e sceneggiat­rice, figlia del grande attore Ugo, ha vinto 3 Nastri d’argento
Maria Sole Tognazzi, 52 anni, regista e sceneggiat­rice, figlia del grande attore Ugo, ha vinto 3 Nastri d’argento

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