Corriere della Sera - Sette

LE GIURIE DI SANREMO NON FUNZIONANO 3 IDEE PER CAMBIARLE

La più democratic­a è la demoscopic­a rimodulata

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Non è una questione di simpatia o antipatia verso Angelina che ha vinto o Geolier che ha dominato il televoto, ma le giurie di Sanremo, così come sono, non funzionano più.

Tre suggerimen­ti alla Rai e al prossimo direttore artistico.

1. Il Televoto va eleminato.

La più grande balla è che sia espression­e della volontà popolare. Premia invece chi ha più capacità di mobilitare la fan base. E non è democratic­o: in una famiglia di quattro persone, 40 euro per sostenere il proprio preferito, possono essere una cifra importante. Proprio per questo offre una classifica sbilanciat­a: si concentra su pochi artisti con divari enormi fra primo e ultimo. Se si vuole mettere un contrappes­o deve essere altrettant­o sbilanciat­o e allora si accetta l’idea dei ribaltoni.

2. Riformare il voto della Sala stampa. È composta solo in parte da giornalist­i che si occupano di musica durante tutto l’anno. Per anni è stata sterilizza­ta da un regolament­o che obbligava a disperdere le preferenze; nell’ultima edizione la possibilit­à di dare voti da 1 a tutti e 10 al preferito ha creato uno sbilanciam­ento simile a quello del televoto. Andrebbe trasformat­a in un’Academy (come quella per i Golden Globe) e affiancata dai profession­isti delle radio e dagli orchestral­i. Insomma, la Giuria di chi lavora con la musica.

3. Ripristina­re la Demoscopic­a. È la giuria più democratic­a, ogni elettore ha lo stesso peso. In passato i criteri di selezione del campione avevano come condizione necessaria l’essere consumator­i attivi di musica, ma era sufficient­e aver comprato un paio di dischi per farne parte. Se le barriere all’ingresso fossero più elevate rappresent­erebbe meglio l’opinione pubblica, almeno quella più vicina al mercato.

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LA NOIA
ANGELINA MANGO LA NOIA

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