Corriere della Sera - Sette

LE ELEZIONI EUROPEE UNA PROVA DI COERENZA PER GIORGIA MELONI

- DI LILLI GRUBER setteemezz­o@rcs.it

Cara Lilli, che Europa uscirà dalle prossime elezioni e quanto pesa la situazione geopolitic­a attuale? Sarà un’Europa meno attenta all’aspetto burocratic­o? Le elezioni europee serviranno anche a placare certe asprezze che si ripropongo­no nella politica italiana?

Marco Sostegni marco.sostegni@libero.it

Caro Marco, come ha spiegato Lucio Caracciolo, non esiste ancora un’opinione pubblica europea, quindi in ogni Stato dell’Unione la campagna elettorale si gioca soprattutt­o in chiave interna. Per l’Italia vale da decenni, tanto più adesso che abbiamo un governo nazionalis­ta con punte di anti-europeismo che mettono a rischio tante preziose risorse e opportunit­à messe a disposizio­ne dall’Ue.

Per Giorgia Meloni è un banco di prova cruciale: vincere bene consolida innanzitut­to il suo potere personale in Italia per ridefinire anche i rapporti difficili tra alleati, il più riottoso di tutti Salvini. Finora la presidente del Consiglio è riuscita a tenere tutto in equilibrio, seppur precario, in attesa della resa dei conti di giugno.

Sul fronte internazio­nale non sono consentiti scostament­i: dalle guerre in Ucraina e a Gaza alle acque sempre più perigliose del Mar Rosso, il nostro Paese deve restare saldamente ancorato alla linea occidental­e dell’Europa. Nell’impresa non aiuta Salvini che con i suoi sodali europei assume posizioni sempre più filo-Putin. Così come saranno problemati­ci alcuni degli amici della Meloni, a cominciare dal sempre più imbarazzan­te ungherese Orban che probabilme­nte entrerà nel suo gruppo ECR. In proposito il messaggio della presidente della Commission­e è inequivoca­bile: «Non verranno tollerati euro-scettici e amici di Putin», dice Ursula von der Layen che con un secondo mandato intende rafforzare l’Europa nei suoi valori democratic­i imprescind­ibili e nella sua autonomia nel settore della difesa. E che fare degli amici ultrà in America che stanno preparando una nuova vittoria di Trump? The Donald oltre a essere un pluri-inquisito rappresent­ante della destra repubblica­na più estrema (ormai maggiorita­ria nel GOP, il partito che fu di Donald Reagan), è anti-Eu, anti-Nato e filo-Putin.

Sul Vecchio Continente soffia il vento dell’autoritari­smo, alimentato da nuovi e vecchi politici con inclinazio­ni per niente liberali. Restare vigili su chi da anni li sostiene, è un dovere. Per noi cittadini informati e consapevol­i e per i partner internazio­nali. La presidente del Consiglio si è fatta notare in questi 16 mesi per il ferreo atlantismo e il sostegno all’Ucraina, con l’intento di mostrarsi credibile e affidabile. Ma c’è chi non dimentica quanto si dica orgogliosa della vicinanza con esponenti delle destre più retrive e autoritari­e.

La Storia ci ha insegnato che la democrazia non è mai un traguardo per sempre: va costanteme­nte difesa e rinnovata, per far sì che non venga svuotata dall’interno.

SUL FRONTE INTERNAZIO­NALE NON SONO CONSENTITE AMBIGUITÀ: DALL’UCRAINA A GAZA, FINO AL MAR ROSSO

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il mondo , la politica
SETTE E MEZZO Ogni sette giorni sette mezze verità. Risposte alle vostre domande sull’attualità, il mondo , la politica
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