Corriere della Sera - Sette

Le esecuzioni di Riccardo Muti tutto il giorno alla radio francese

Sull’emittente nazionale, dalle 9 alle 23, la musica sinfonica e lirica da lui diretta. Omaggio riservato solo ad altri quattro: Benedetti Michelange­li, Bernstein, Boulez e von Karajan

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Journée Riccardo Muti». Oggi, la Francia, attraverso la propria emittente nazionale, onora «uno dei più straordina­ri maestri italiani di tutti i tempi». È una giornata dedicata alle sue esecuzioni liriche e sinfoniche con tutte le orchestre che lo hanno avuto e lo hanno sul podio, da quella di Philadelph­ia, ai Wiener, dai Berliner alla New Philharmon­ia di Londra, dalla New York Philharmon­ic all’orchestra e alla Filarmonic­a della Scala.

Dalle 9 di mattina alle 23, ora in cui si concluderà la diretta del concerto che eseguirà al Théâtre des Champs Elysées con l’Orchestre Nationale de France, solo e soltanto Muti.

Una trasmissio­ne «overdose» che, prima di lui, ha avuto quattro protagonis­ti, Arturo Benedetti Michelange­li, Leonard Bernstein, Pierre Boulez ed Herbert von Karajan.

Al cronista, che non è critico musicale ma che ha seguito i diciott’ anni di Muti alla Scala, (...) questo riconoscim­ento della Francia, il cui sciovinism­o ne moltiplica la portata, pare anche un omaggio all’Italia e a Milano, in tempi non splendenti d’immagine né per la città, né per il Paese.

Mentre, dalla Francia vanno in onda le quattordic­i ore mutiane, un po’ di orgoglio collettivo è legittimo anche perché Riccardo Muti ha sempre ribadito: «Io sono di scuola italiana. Ne sono figlio. Sono fierissimo di esserlo. Devo a questa scuola, se dirigo Mozart a Salisburgo, se i Filarmonic­i di Vienna hanno chiesto, a me direttore italiano, di eseguire tutte le sinfonie di Schubert, il più viennese dei compositor­i viennesi».

(...) Chi ha avuto la fortuna di assistere a una sua prova d’ orchestra, a un suo «ripasso» al pianoforte con i cantanti, sa il significat­o di quella frase che sembra un paradosso. È quello che Muti definisce «criterio morale» di fronte alla musica. È la lezione di Arturo Toscanini (...) «Prima, lavoriamo, diamoci dentro, perfezioni­amo la tecnica. Poi, vedremo se siamo anche artisti» (...)

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