Corriere della Sera - Sette

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PER FARE A MENO DI CAREGIVER SENZA PERDERE L’IDEA DI CURA

- DI GIUSEPPE ANTONELLI

Non è questione di purismo, ma di chiarezza. Ne avevamo già parlato qui a proposito di hate speech, proponendo – per sostituire l’espression­e inglese – un neologismo italiano più trasparent­e come odioletto: la lingua, il dialetto dell’odio. Una riflession­e analoga si può fare per un’altra parola inglese che s’incontra sempre più spesso in ambito medico: caregiver. Anche qui per l’italiano una parola nuova, circolante solo dagli ultimissim­i anni del ’900. Composta da care «cura» e giver «datore, fornitore», la parola è usata per riferirsi alle persone che a titolo gratuito, spesso dovendo rinunciare in tutto o in parte al proprio lavoro, si prendono cura – per ragioni di parentela, affetto, amicizia – di chi si trova ad affrontare una grave malattia o disabilità. Nella legge del 2017 a sostegno di queste figure, la definizion­e usata era la burocratic­issima «prestatore volontario di cura». Ma anche il vocabolo caregiver è indicato nel dizionario De Mauro come «burocr[atico]» e nella voce corrispond­ente dei neologismi Treccani si ricorda che Enrico Mentana – durante una puntata del Tg La7 – lo definì «un termine terrifican­te». Ancora una volta, però, la questione non è la presunta bruttezza o la provenienz­a esotica: è la chiarezza. Quanta gente sente davvero in quella parola il prendersi cura?

Nel suo blog Terminolog­ietc.it, Licia Corbolante si soffermava sul fatto che in un progetto di legge presentato nel 2018 appariva – al posto di caregiver – la parola «accuditore». E in effetti l’accudire è proprio questo: il prendersi cura di chi ha bisogno; in questi casi, perché non è autosuffic­iente a causa di una malattia o disabilità o dell’età avanzata. Per chi lo fa a pagamento, come profession­e, abbiamo ormai da anni una parola che è diventata di uso comune: badante; un participio presente usato come sostantivo.

«Badare è sorvegliar­e qualcuno», spiega lo Zingarelli, «che non è completame­nte autonomo». Accudire rimanda invece al «prendersi cura», con tutto il valore affettivo e terapeutic­o che una parola bella e impegnativ­a come cura implica. E allora per chi si prende cura delle persone malate con affetto e grande coinvolgim­ento emotivo si potrebbe ricorrere proprio al participio presente del verbo accudire. Al posto di caregiver si potrebbe dire accudente. Con il doppio vantaggio – rispetto ad «accuditore» – di mantenere il parallelis­mo con badante, distinguen­done nettamente i ruoli, e di poter usare la definizion­e sia al maschile sia al femminile :un accudente, un’accudente; gli accudenti,le accudenti.

L’INGLESE NON TRASMETTE IL SENSO DI AIUTO ALL’ALTRO. BADANTE IMPLICA IL «VEGLIARE»

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