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PER FARE A MENO DI CAREGIVER SENZA PERDERE L’IDEA DI CURA
Non è questione di purismo, ma di chiarezza. Ne avevamo già parlato qui a proposito di hate speech, proponendo – per sostituire l’espressione inglese – un neologismo italiano più trasparente come odioletto: la lingua, il dialetto dell’odio. Una riflessione analoga si può fare per un’altra parola inglese che s’incontra sempre più spesso in ambito medico: caregiver. Anche qui per l’italiano una parola nuova, circolante solo dagli ultimissimi anni del ’900. Composta da care «cura» e giver «datore, fornitore», la parola è usata per riferirsi alle persone che a titolo gratuito, spesso dovendo rinunciare in tutto o in parte al proprio lavoro, si prendono cura – per ragioni di parentela, affetto, amicizia – di chi si trova ad affrontare una grave malattia o disabilità. Nella legge del 2017 a sostegno di queste figure, la definizione usata era la burocraticissima «prestatore volontario di cura». Ma anche il vocabolo caregiver è indicato nel dizionario De Mauro come «burocr[atico]» e nella voce corrispondente dei neologismi Treccani si ricorda che Enrico Mentana – durante una puntata del Tg La7 – lo definì «un termine terrificante». Ancora una volta, però, la questione non è la presunta bruttezza o la provenienza esotica: è la chiarezza. Quanta gente sente davvero in quella parola il prendersi cura?
Nel suo blog Terminologietc.it, Licia Corbolante si soffermava sul fatto che in un progetto di legge presentato nel 2018 appariva – al posto di caregiver – la parola «accuditore». E in effetti l’accudire è proprio questo: il prendersi cura di chi ha bisogno; in questi casi, perché non è autosufficiente a causa di una malattia o disabilità o dell’età avanzata. Per chi lo fa a pagamento, come professione, abbiamo ormai da anni una parola che è diventata di uso comune: badante; un participio presente usato come sostantivo.
«Badare è sorvegliare qualcuno», spiega lo Zingarelli, «che non è completamente autonomo». Accudire rimanda invece al «prendersi cura», con tutto il valore affettivo e terapeutico che una parola bella e impegnativa come cura implica. E allora per chi si prende cura delle persone malate con affetto e grande coinvolgimento emotivo si potrebbe ricorrere proprio al participio presente del verbo accudire. Al posto di caregiver si potrebbe dire accudente. Con il doppio vantaggio – rispetto ad «accuditore» – di mantenere il parallelismo con badante, distinguendone nettamente i ruoli, e di poter usare la definizione sia al maschile sia al femminile :un accudente, un’accudente; gli accudenti,le accudenti.
L’INGLESE NON TRASMETTE IL SENSO DI AIUTO ALL’ALTRO. BADANTE IMPLICA IL «VEGLIARE»