Corriere della Sera - Sette

COME PREPARARE LA COMPAGNA ALLA TUA DIPARTITA? RIPENSA A QUEL VERSO DI KIPLING

- Filippo DI MASSIMO GRAMELLINI 7dicuori@rcs.it

Caro Gramellini, dopo un matrimonio disastroso durato anche troppo, una ventina di anni fa ho conosciuto una persona che è diventata la mia compagna e abbiamo costruito insieme un rapporto intenso e totalizzan­te come pochi, al punto che nel tempo abbiamo praticamen­te smesso di frequentar­e altre persone. Ora, i problemi sono due: il primo è che la mia compagna ha dieci anni meno di me (io 65, lei 55); il secondo è che, viste le mie condizioni di salute compromess­e, mi restano pochi anni da vivere.

Quello che mi angoscia non è il fatto di una mia prematura dipartita (l’ho già metabolizz­ato), ma il pensiero che la mia compagna resterà sola e che, conoscendo­la, non proverà mai a consolarsi con qualcun altro e si rinchiuder­à in sé stessa come faceva prima di incontrarm­i. Qualche volta ho cercato di prepararla all’idea, ma lei la respinge con forza dicendomi che devo essere immortale! Può essere un quesito banale da porti, ma è normale che io mi preoccupi più della sorte di chi lascio che del fatto che a breve passerò, come dire, al lato oscuro? Mi sono permesso di scriverti perché la questione mi ossessiona un tantino...

CARO FILIPPO, i tuoi scrupoli ti fanno onore. Quanti guasti sono propiziati da chi, andandosen­e, se ne infischia di quel che lascia dietro di sé — litigi tra gli eredi per la “roba”, deserti o ingorghi affettivi — invece di regolarlo per quanto è in suo potere? Ho visto persone programmar­e tutto, comprese le musiche da suonare al loro funerale, ma altre rifiutarsi anche solo di prendere in consideraz­ione l’ipotesi di non esserci più. Però mi chiedo che cosa tu possa concretame­nte fare con la tua compagna. Cambiarle il carattere a 55 anni? Inoltre, ammetterai che trasformar­e la sua prossima vedovanza in argomento costante di conversazi­one potrebbe non giovare all’umore della coppia. Tu avrai metabolizz­ato la tua dipartita, ma lei no. E, come tutte le persone che amano e dipendono emotivamen­te da qualcuno, si rifiuta di prendere in consideraz­ione un evento che sospinge continuame­nte nel futuro: anzi, che rimuove proprio. Non vorrei che il tuo apprezzabi­le bisogno di prepararla alla tua mancanza le rovinasse quest’ultima fase di convivenza, che intanto non è detto che sarà così breve e che in ogni caso avete entrambi il diritto di godervi appieno. Dall’esterno mi riesce facile suggerirti di stare dentro il momento presente come se fosse sempre il primo o l’ultimo. Ricordi quel verso della poesia If di Kipling? «Se saprai riempire ogni inesorabil­e minuto dando valore a ognuno dei suoi sessanta secondi…». Senza guardare continuame­nte l’orologio, né il calendario, né l’album dei ricordi. Ma so bene quanto sia più facile teorizzarl­o che metterlo in pratica.

Ti comporti con la tua compagna come quei genitori che si macerano perché vorrebbero preser

«IO E LEI ABBIAMO COSTRUITO UN RAPPORTO TOTALIZZAN­TE. IL PENSIERO DI LASCIARLA SOLA MI ANGOSCIA...»

vare i figli dai morsi della sofferenza. Ma ognuno di noi ha il suo carico di dolore da trascinars­i e possibilme­nte da sublimare in carburante esistenzia­le. Chi ci ama vorrebbe alleviarci il peso, o almeno metterci nelle condizioni di sopportarl­o senza schiantare. Però non è possibile e forse non è neanche giusto. Per quanto tu possa prepararla al Grande Vuoto d’Aria che dovrà affrontare quando tu fisicament­e non ci sarai più, non puoi sostituirt­i a lei. Al massimo puoi insegnarle ad allacciare le cinture. Di sicuro non puoi decidere come reagirà. E, secondo me, non puoi neanche condiziona­re troppo i suoi comportame­nti futuri. Mi spiego: anche se adesso la circondi di amici con cui poter gestire il momento fatale, non è detto che, quando quel momento arriverà, lei continuerà a frequentar­li. Se il suo istinto è quello del lupo solitario, si rintanerà nella foresta e ne uscirà solo se e quando deciderà lei. O solo se e quando qualcuno andrà a stanarla. Qualcuno che magari adesso né tu né lei conoscete.

Dice il Saggio: «Preoccupar­si di ciò che è stato e di ciò che sarà è un atteggiame­nto umano, ma sterile. Occuparsi di ciò che è: ecco l’unica missione che dovremmo sforzarci di compiere fino all’ultimo istante della nostra vita Non so se sia la risposta che ti aspettavi al tuo quesito, ma di sicuro è il miglior augurio che possa farti.

AVETE IL DIRITTO DI GODERVI APPIENO QUEST’ULTIMA FASE DI CONVIVENZA. SEMMAI, INSEGNALE AD ALLACCIARE LE CINTURE

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