COME PREPARARE LA COMPAGNA ALLA TUA DIPARTITA? RIPENSA A QUEL VERSO DI KIPLING
Caro Gramellini, dopo un matrimonio disastroso durato anche troppo, una ventina di anni fa ho conosciuto una persona che è diventata la mia compagna e abbiamo costruito insieme un rapporto intenso e totalizzante come pochi, al punto che nel tempo abbiamo praticamente smesso di frequentare altre persone. Ora, i problemi sono due: il primo è che la mia compagna ha dieci anni meno di me (io 65, lei 55); il secondo è che, viste le mie condizioni di salute compromesse, mi restano pochi anni da vivere.
Quello che mi angoscia non è il fatto di una mia prematura dipartita (l’ho già metabolizzato), ma il pensiero che la mia compagna resterà sola e che, conoscendola, non proverà mai a consolarsi con qualcun altro e si rinchiuderà in sé stessa come faceva prima di incontrarmi. Qualche volta ho cercato di prepararla all’idea, ma lei la respinge con forza dicendomi che devo essere immortale! Può essere un quesito banale da porti, ma è normale che io mi preoccupi più della sorte di chi lascio che del fatto che a breve passerò, come dire, al lato oscuro? Mi sono permesso di scriverti perché la questione mi ossessiona un tantino...
CARO FILIPPO, i tuoi scrupoli ti fanno onore. Quanti guasti sono propiziati da chi, andandosene, se ne infischia di quel che lascia dietro di sé — litigi tra gli eredi per la “roba”, deserti o ingorghi affettivi — invece di regolarlo per quanto è in suo potere? Ho visto persone programmare tutto, comprese le musiche da suonare al loro funerale, ma altre rifiutarsi anche solo di prendere in considerazione l’ipotesi di non esserci più. Però mi chiedo che cosa tu possa concretamente fare con la tua compagna. Cambiarle il carattere a 55 anni? Inoltre, ammetterai che trasformare la sua prossima vedovanza in argomento costante di conversazione potrebbe non giovare all’umore della coppia. Tu avrai metabolizzato la tua dipartita, ma lei no. E, come tutte le persone che amano e dipendono emotivamente da qualcuno, si rifiuta di prendere in considerazione un evento che sospinge continuamente nel futuro: anzi, che rimuove proprio. Non vorrei che il tuo apprezzabile bisogno di prepararla alla tua mancanza le rovinasse quest’ultima fase di convivenza, che intanto non è detto che sarà così breve e che in ogni caso avete entrambi il diritto di godervi appieno. Dall’esterno mi riesce facile suggerirti di stare dentro il momento presente come se fosse sempre il primo o l’ultimo. Ricordi quel verso della poesia If di Kipling? «Se saprai riempire ogni inesorabile minuto dando valore a ognuno dei suoi sessanta secondi…». Senza guardare continuamente l’orologio, né il calendario, né l’album dei ricordi. Ma so bene quanto sia più facile teorizzarlo che metterlo in pratica.
Ti comporti con la tua compagna come quei genitori che si macerano perché vorrebbero preser
«IO E LEI ABBIAMO COSTRUITO UN RAPPORTO TOTALIZZANTE. IL PENSIERO DI LASCIARLA SOLA MI ANGOSCIA...»
vare i figli dai morsi della sofferenza. Ma ognuno di noi ha il suo carico di dolore da trascinarsi e possibilmente da sublimare in carburante esistenziale. Chi ci ama vorrebbe alleviarci il peso, o almeno metterci nelle condizioni di sopportarlo senza schiantare. Però non è possibile e forse non è neanche giusto. Per quanto tu possa prepararla al Grande Vuoto d’Aria che dovrà affrontare quando tu fisicamente non ci sarai più, non puoi sostituirti a lei. Al massimo puoi insegnarle ad allacciare le cinture. Di sicuro non puoi decidere come reagirà. E, secondo me, non puoi neanche condizionare troppo i suoi comportamenti futuri. Mi spiego: anche se adesso la circondi di amici con cui poter gestire il momento fatale, non è detto che, quando quel momento arriverà, lei continuerà a frequentarli. Se il suo istinto è quello del lupo solitario, si rintanerà nella foresta e ne uscirà solo se e quando deciderà lei. O solo se e quando qualcuno andrà a stanarla. Qualcuno che magari adesso né tu né lei conoscete.
Dice il Saggio: «Preoccuparsi di ciò che è stato e di ciò che sarà è un atteggiamento umano, ma sterile. Occuparsi di ciò che è: ecco l’unica missione che dovremmo sforzarci di compiere fino all’ultimo istante della nostra vita Non so se sia la risposta che ti aspettavi al tuo quesito, ma di sicuro è il miglior augurio che possa farti.
AVETE IL DIRITTO DI GODERVI APPIENO QUEST’ULTIMA FASE DI CONVIVENZA. SEMMAI, INSEGNALE AD ALLACCIARE LE CINTURE