Corriere della Sera - Sette

MASSAGGI, GROTTE DI SALE E PISCINE RISCALDATE ECCO “I CENTRI BENESSERE PER PET” MA A LORO PIACE?

- DI ALESSANDRO SALA

C ’era una volta il negozio di toelettatu­ra. Saltuariam­ente ci si portava il cane e lo si affidava alle mani di un esperto affinché lo lavasse, occupandos­i anche del taglio delle unghie e della cardatura del pelo. In qualche occasione si poteva azzardare pure un’acconciatu­ra speciale, con tanto di balsamo e nastrini, ma già questo a molti poteva sembrare di troppo. Oggi andare sempliceme­nte dal toelettato­re potrebbe farvi apparire demodé. Intanto perché il coiffeur canino può arrivare direttamen­te a casa e occuparsi del vostro animaletto senza bisogno di fargli cambiare ambiente e togliendo a voi l’incombenza del trasporto: farà tutto l’operatore che si presenterà nel giorno e nell’ora desiderati, dotato di tutto l’armamentar­io per il servizio completo, compresa la “zampacure” e la pulizia dei denti. Ma soprattutt­o perché il normale bagnetto, senza ulteriori fronzoli, rischia di essere considerat­o troppo minimal, se non addirittur­a da poveracci.

Per i cani sono infatti spuntati saloni di bellezza a cinque stelle, vere e proprie spa che garantisco­no trattament­i speciali e piani wellness individual­i. E che non si limitano allo shampoo e alla tosatura, ma offrono esperienze paragonabi­li a quelle dei centri benessere per umani, con tanto di massaggi personaliz­zati, zone relax con lettini e microclima controllat­o, piscine riscaldate, grotte di sale e tende per l’haloterapi­a in cui eseguire aerosol per liberare il naso e prevenire le malattie della cute. Il bagno è sostituito da una immersione in acqua ozonizzata, con ossigeno o con nanobolle di anidride carbonica per agevolare la microcirco­lazione e per combattere l’alopecia. E poi c’è il bagging, ovvero la sauna all’interno di apposite borse (bag, appunto) o vasche di acciaio per gli esemplari più grandi, in cui è possibile effettuare anche sedute di ozonoterap­ia.

La pet economy è una branchia considerat­a a prova di recessione, come quella dei prodotti per l’infanzia, e in Italia vale ogni anno dai 3,5 miliardi in su, a seconda di quali servizi si inseriscan­o nel paniere di calcolo. Come per i bambini, per gli animali domestici non si bada a spese. Con il cane che, molto più del gatto, viene sempre più umanizzato. Del resto, si parla dei pet proprio come di persone-non-umane, perché hanno quattro zampe e non parlano, ma sono dotati di una propria personalit­à e individual­ità e vivono in simbiosi con noi. In Parlamento giace una proposta di legge per inserirli ufficialme­nte nello stato di famiglia, ma è nei fatti che li consideria­mo già parte della società e quindi meritevoli delle attenzioni che riserviamo a noi stessi. Per loro nascono sempre più servizi, alcuni magari anche discutibil­i. Perché un conto è considerar­li parte delle nostre vite, altro riversare su di loro attenzioni al limite del morboso o coinvolger­li in attività che forse non sempre gradiscono.

A Natale magari gli abbiamo acquistato un dono, li abbiamo coinvolti nella (nostra) festa aggiungend­o in ciotola un Candoro o un Canettone, che dei tipici dolci richiamano il nome ma sono in realtà a base di alimenti salati e che incontrano il loro gusto. Per San Valentino c’è chi ha comprato al proprio amico scodinzola­nte un cuscino a forma di cuore o ha regalato a sé stesso un ciondolo, sempre cuoriforme, con inciso il muso del compagnett­o, un gadget molto pubblicizz­ato sui social. E nei giorni scorsi nelle sfilate di Carnevale se ne sono visti parecchi di animali al guinzaglio in mezzo alla folla con i costumi più improbabil­i, dentro ai quali non devono essersi sentiti troppo a proprio agio. Perché va bene il cappottino quando fa davvero freddo, ma il completo da Zorro con tanto di spada alla cinta, la mitria papale, la maschera da sub, la coda da pavone aperta a ruota o un enorme involucro da banana in pesante tessuto giallo sono qualcosa di tutt’altro che comodo, soprattutt­o… nel momento del bisogno.

Poi c’è il capitolo vacanze. Un tempo ci si poneva il problema di trovare al

COME ACCADE PER I BAMBINI, CON CANI E GATTI SI SPENDE SEMPRE DI PIÙ: IL MERCATO, IN ITALIA, VALE OGNI ANNO DAI 3,5 MILIARDI IN SU

berghi che accogliess­ero i cani, adesso è quasi più problemati­co trovarne qualcuno che non li accetti. Non solo: in diverse località di villeggiat­ura sono nati veri e propri “dog hotel”, strutture pensate per ospitare chi possiede cani ma organizzat­i a partire dalle esigenze dei quattrozam­pe, dove tutto si ispira alla filosofia “pet first”. Un fenomeno in crescita, al punto che anche Bruno Barbieri ha voluto dedicare una delle puntate del suo programma tv 4 Hotel proprio alle strutture della Riviera Romagnola specializz­ate in accoglienz­a canina. Gli albergator­i si sono sbizzarrit­i nel proporre servizi dog friendly, dal kit di benvenuto con ossa da masticare, snack, copertine brandizzat­e, collari con localizzat­ore gps o targhette con il numero dell’hotel (nel caso in cui l’animale si perda) fino ai giochi di gruppo in spiaggia affidati ad animatori specializz­ati, passando per la messa a disposizio­ne di cargo bike per pedalate a sei zampe, corsi di obedience e di agility e, ancora, i trattament­i wellness di cui già si è detto. Alle porte di Milano il grand hotel Villa Torretta, struttura del gruppo Hilton ricavata in un edificio del XVII secolo, già nel 2013 aveva inaugurato la sua Pet Suite, una camera individual­e divisa in più ambienti e dotata di tutti i confort per un soggiorno da Vig, very important dog.

Al mare o al lago sempre di più sono le spiagge dedicate agli animali, in cui i cani non solo sono ammessi e possono correre e abbaiare in tranquilli­tà ma hanno anche a disposizio­ne ristoranti che preparano pasti ad hoc, piscine e campi giochi con scivoli e passerelle. Anche lontano dalle località di villeggiat­ura stanno nascendo parchi dei divertimen­ti specifici. In Italia uno dei primi è nato a Guanzate, nel Comasco: si chiama Iagolandia, la terra di Iago, dal nome del cane di una delle fondatrici, ed è un’area attrezzata di 3mila metri quadrati divisa in quattro zone tematiche – Bosco avventuros­o, Paese delle Meraviglie, l’Isola che non c’è, il Regno di Iagolandia – un po’ sul modello

di Disneyland. Ad Harrisburg, nel South Dakota, è stato invece aperto un acquaparco al coperto, lo Splash Bark (bark in inglese significa abbaio, nda), con piscine e fontane, bolle di sapone, l’immancabil­e spa e un open bar con bevande in lattina a prova di palato canino. È stato il primo del genere, ma un po’ ovunque negli Usa stanno diffondend­osi parchi tematici con giochi, attrazioni e attività mirate. I DoggieWorl­d hanno pure una “scuola elementare”, con tanto di squadra di atletica a quattro zampe per partecipar­e alle “Pawolimpic­s”. Strutture del genere sono destinate ad aumentare e già sono in campo società che propongono progetti chiavi in mano per chi volesse entrare nel business in franchisin­g, con promessa di moltiplica­zione dell’investimen­to in un mercato che cresce ogni anno con tassi a due cifre.

Tema non secondario è quello del cibo, che riguarda tutti i possessori di cani e altri animali. Ma c’è il normale pet food e ci sono i prodotti premium e super premium. Da sempre sugli scaffali dei pet store e dei supermerca­ti fanno capolino confezioni con menu gourmet. Gli ultimi arrivi puntano non solo su ingredient­i ma anche su impiattame­nti, o meglio “inciotolam­enti”, da ristorante stellato. E si fa sempre più spazio anche la fornitura di pasti freschi a domicilio, sul modello delivery che utilizziam­o abitualmen­te per i nostri pranzi o cene, per fare arrivare ai cani di casa le loro pietanze preferite o quelle previste da diete personaliz­zate (facendo però venire meno uno dei momenti principali delle nostre attività di accudiment­o, quello appunto della preparazio­ne del cibo).

Insomma, i nostri cani li trattiamo davvero da piccoli principi. Oppure no? «Quello che vediamo è in realtà una proiezione dei nostri bisogni sugli animali» commenta la dottoressa Elena Garoni, veterinari­a e docente del master di medicina comportame­ntale dell’Università di Bologna. «Noi siamo stressati e non avendo tempo per fare molto altro andiamo al centro benessere per rilassarci e ricaricare le nostre energie. Ma l’etologia del cane è differente: il suo antistress, se mai avesse della tensione da smaltire, sono le corse all’aria aperta, l’esplorazio­ne, il mettere il naso dappertutt­o, l’incontro con altri suoi simili e altre persone. Cercare spazi aperti e libertà. Insomma, l’esatto contrario di quello che avviene nelle nostre città». Garoni è autrice di Piacere di conoscerti, un libro (edito da Tea) che indaga le motivazion­i di razza ed entra nel dettaglio dell’indole dei diversi tipi di cane selezionat­i nei secoli dall’uomo. «C’è sempre di più la tendenza ad accompagna­rsi a razze molto instagramm­abili o di formato toy» evidenzia. «Sempre più simili ai peluche e sempre meno al cane. Di qui l’idea che, se sono un po’ meno cani, allora si può far fare loro qualunque cosa, incastrand­oli meglio nelle nostre vite e portandoli ovunque. Ma l’etologia resta: sono pur sempre discendent­i dei lupi. L’esigenza di stare sdraiati immobili su un lettino con due fette di cetriolo sugli occhi è solo nostra, loro non ce l’hanno».

 ?? ?? Il cane, molto più del gatto, viene umanizzato. Per lui sono nate spa, camere d’albergo dog frendly e giochi di gruppo in spiaggia
Il cane, molto più del gatto, viene umanizzato. Per lui sono nate spa, camere d’albergo dog frendly e giochi di gruppo in spiaggia

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy