«VIAGGIARE, L’UNICO MODO DI CONOSCERCI E CAPIRCI»
Quando ha fatto il provino per diventare conduttore-inviato di Pechino Express, Gianluca Fru era agitatissimo. «E non solo perché sono un ansioso paranoico», precisa svelto. Piuttosto, perché dopo aver partecipato alla trasmissione come concorrente, lui – amante dei viaggi, appassionato della geografia, lui che ha scritto addirittura un libro sulle bandiere (Come imparare tutte le bandiere del mondo con il metodo Fru. Anche se non vi servirà mai) –, ha visto nel reality di Sky «il programma migliore in cui essere. Appena finita l’edizione in cui ero in gara pensavo subito a come tornarci». Detto fatto. In questa nuova edizione sarà al fianco di Costantino della Gherardesca nel viaggio tra Vietnam, Laos e Sri Lanka. Felice?
«Felicissimo. È un programma di cui vado orgoglioso. Sono convinto dell’importanza dello scoprire il mondo, viaggiare è il solo modo per conoscere davvero il prossimo. Raccomando sempre di avvicinarsi alle persone del luogo: la riscoperta del lato umano è importante e spesso è più ben disposto a farlo chi ha poco o niente rispetto a noi che ormai vediamo tutto filtrato da schermi. Sembro mio padre mentre lo dico, ma sono convinto che la nostra società ci abbia abituato a deumanizzare gli umani,
vedendo le persone solo come numeri». Già come concorrente di Pechino aveva sperimentato cosa significa vivere senza telefonino, senza social...
«Se penso che adesso mi hanno suggerito un’app che mi ricorda di bere... mi sembra la morte dell’umanità. Gli effetti di quel grande detox dai social sono rimasti: quando inizi a riempirti di vita vera, ecco, quello crea ancora più dipendenza».
Prima di lei con Costantino c’era Enzo Miccio: come ha preso il suo arrivo?
«Non lo so, a dire il vero. Lui e Costantino sono due fenomeni, Costantino davvero un maestro, ma io arrivo con una veste leggermente diversa: c’è stato un cambio ma non una sostituzione. Mi occuperò delle missioni e andrò della scoperta della cultura locale: ho portato il mio modo di raccontare, la mia comicità, che è poi quella dei The Jackal, al servizio del programma. Più che la gara, mi interessa lo studio della cultura. Il mio compito è che i viaggiatori, a prescindere dal gioco, si immergano nella cultura dei luoghi che stanno visitando».
Cosa l’ha colpita di più di questo viaggio?
«Siamo stati in zone piuttosto inesplorate, posti remoti del Vietnam, del Laos, anche se è stato lo Sri Lanka a sorprendermi: non vedo l’ora di tornarci per l’estrema diversità che racchiude al suo interno». Pensa mai a come sarebbe stata diversa la sua vita se fosse nato lì?
«Continuamente. Sono cresciuto in un paese piccolo, cerco di trovare delle connessioni eppure sono mondi così distanti... ma la cosa incredibile è che in questi posti in cui la vita scorre lenta, in cui c’è proprio poco da fare, perfino in posti di asfalto e cemento senza la minima poesia, ho visto bambini sempre divertiti, con tanta voglia di giocare e senza nessun timore verso chi è apparentemente diverso da loro. Non ne ho visto uno fare i capricci, per dire. E questa cosa mi ha spinto molto a riflettere».
Tra i concorrenti ha una coppia preferita?
«Per loro sono stato come un genitore, una sorta di mamma e l’amore di una mamma, si sa, si moltiplica, non si divide».