Corriere della Sera - Sette

La Depression­e del ’29, ottomila banche fallite, nell’economia mista di oggi non può ripetersi

Dopo quell’Ottobre Nero si sviluppò un panico non maggiore di quello di un anno fa. Ma allora si viveva in un sistema capitalist­ico puro, questa volta il sistema bancario è stato salvato dalle garanzie dei governi. Non sono un sadico a sostenere che sia m

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La crisi internazio­nale dei mercati azionari del 19 ottobre 1987 non ha fatto precipitar­e gli Usa e l’economia mondiale in una grande depression­e. Non c’è neppure stata una recessione, o una riduzione della crescita, nei 12 mesi dopo che le Borse di New York, Londra, Zurigo, Milano, Madrid, Francofort­e, Stoccolma, Sydney, Singapore e Tokio sono simultanea­mente crollate. I funzionari meno importanti della Casa Bianca si danno pizzicotti quando, in un anno elettorale, si chiedono nervosi: «Cos’è che ha funzionato?». Anche gli esperti di economia hanno interesse nell’apprendere le lezioni sulla macroecono­mia moderna che si possono trarre (...), è il momento giusto per tirare le somme. L’Europa è in grave pericolo? Finirà la fortuna del bacino del Pacifico?

DIFFERENZE CON IL 1929 – Il panico del 1929 non fu maggiore di quello dell’87. All’«ottobre nero» del ’29 fece seguito una grande depression­e perché allora vivevamo in un sistema capitalist­ico puro. Il «laissez-faire» era la dottrina dominante in quell’epoca in cui 8.000 banche fallirono. Il 1987 si è verificato nell’«era dopo Keynes». Nella moderna economia mista, il sistema bancario è stato salvato dalle garanzie dei governi (...).

IL FUTURO – (...) Il 1989 produrrà la recessione che è stata rinviata nel 1987? Seguo personalme­nte una cinquantin­a di lettere finanziari­e e di previsioni compilate dalle più grandi banche internazio­nali, da università e uffici di consulenza. Un terzo di queste si attende che negli Usa la recessione comincerà ad un certo punto dell’89. Un altro terzo degli esperti prevede un leggero calo dell’espansione nel corso del ’90.

(...) Il mio personale punto di vista è che niente è eterno. (...) Perché è meglio una crescita un po’ più contenuta di una più elevata? Forse perché sono un sadico? No, il mio primo obiettivo di una politica economica resta l’opportunit­à per la piena occupazion­e, purché sia mantenuta a lungo termine.

Il tasso di disoccupaz­ione americano è prossimo al 5%, un plafond che in pratica significa il pieno impiego e che comincia a porre rischi per l’accelerazi­one dei prezzi e dei salari (...).

Mia madre mi insegnò a non molestare i cani che dormono. Gli annali della storia economica mi hanno insegnato che le depression­i nell’era moderna sono provocate dalla banca centrale che mette in azione i freni monetari per arrestare l’accelerazi­one dell’inflazione (...).

Sarà una brutta esperienza per le economie estere e per il popolo americano se i primi sei mesi dell’amministra­zione di George Bush o di Michael Dukakis culmineran­no in una esplosione brillante ma breve di attività economica seguita da venti mesi di riduzione degli inventari, di licenziame­nti in massa e di nervosismo a Wall Street (...). Con un po’ di pazienza, e un pizzico di fortuna, possiamo sperare di preservare intatta la crescita.

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