MAngANE lLO
DA CATAPULTA LANCIA PIETRE ALLA “SANTITÀ” CON IL FASCISMO
Una macchina da guerra. Questo era in origine il manganello: un piccolo màngano, là dove il mangano – prima di essere uno strumento per lisciare i panni – era fin dal ’200 una catapulta che lanciava contro il nemico pietre e altri tipi di proiettile. Da lì sono venuti verbi come manganeggiare (nel senso di scagliare, stirare o anche canzonare) e manganare: da quest’ultimo derivano la manganatura (l’operazione di lustrare i tessuti) e il manganatore (l’operaio che la svolgeva). Tutta una grande famiglia di parole, insomma. Tra cui anche un diminutivo, un po’ il piccolino della famiglia: il manganello, appunto (anticamente anche la manganella o mangonella). «Quelli del castello con balestra da torno e manganelli e sassi si difendevano», scriveva alla fine del ’300 il Sercambi. Anche manganellare, fino ai primi del ’700, ha ancora lo stesso valore di manganeggiare: così lo riporta l’Oudin in un dizionario trilingue italiano-francese-tedesco (l’edizione è del 1674); così lo definisce il Gigli nel suo Vocabolario cateriniano (1717).
La prima volta in cui vediamo il manganello assumere la forma odierna è nel Ricciardetto, poema eroicomico del toscano Forteguerri pubblicato postumo nel 1737: «Ei mena quanto puote il manganello» (che è «un bacchio di cipresso»). Anche se il vocabolo era già usato con il significato di bastone in un altro poema «epico-giocoso»: Il maggio romanesco (1688), scritto da Camillo Peresio «nel linguaggio del volgo di Roma». L’epica tutt’altro che scherzosa – anzi, tragicamente seria – del manganello comincerà negli anni Venti del ’900, quando il fascismo ne farà lo strumento principale della sua ascesa al potere. «Verso le nove di sera, un gruppo di questi fascisti affrontò un giovane comunista, certo Moroni, e lo legnò di santa ragione …», riporta l’operaio e sindacalista Ramella alla Camera il 14 dicembre 1921. E al rumoreggiare dell’estrema sinistra, risponde: «Dico così per usare il termine di coloro i quali affidano al “Santo Manganello” ogni loro ragione».
Dieci anni dopo, il Panzini inseriva nel suo Dizionario moderno quella voce: «Manganello (Santo). Espressione fascista»; e spiegava, ormai in pieno regime: «Arma fascista, non lodata né laudabile in sé, ma che arrivò dove non giunse la ragione e l’autorità dello Stato». Alla voce manganello, il Devoto Oli scrive oggi: «Simbolo di sopraffazione violenta, per lo più con riferimento diretto a regimi fascisti o polizieschi». E tutto questo risuona nel recente monito del presidente Mattarella: «L’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli».
CON IL SENSO DI BASTONE SOLO DAL ’700. LA SUA TRAGICA EPICA NEGLI ANNI VENTI DEL NOVECENTO