Corriere della Sera - Sette

ABRUZZO & PORTOGALLO IL VENTO NON È CAMBIATO LA DESTRA È PIÙ FORTE

- Mauro Chiostri ilveridico­88@gmail.com Chiara Castigilio­ni DI LILLI GRUBER setteemezz­o@rcs.it

Cara Lilli, metà degli elettori non si reca più alle urne; è un problema che non si dovrebbe sottovalut­are

quale è stato il suo punto di forza di Marco Marsilio?

Pd e 5 Stelle hanno gioito troppo in fretta «del campo largo»?

Cari lettori, l ’Abruzzo è stato una prova di forza di Giorgia Meloni. La strategia dell’elmetto l’ha premiata. A differenza di quanto successo in Sardegna, nazionaliz­zare una contesa regionale è stato vincente. «Sono stata eletta qui, sarebbe brutto se mi cacciate!», è arrivata a dire in un comizio a Teramo, caricando così il valore politico del voto. Ottenuta la vittoria, può andare all’incasso. Tiene il suo fortino, quell’Abruzzo dove con la prima elezione di Marsilio, nel 2019, iniziò l’ascesa di Fdi, e rafforza la sua posizione di dominus nella maggioranz­a. Tutto bene, quindi? Non esattament­e. Fratelli d’Italia registra una flessione di oltre tre punti e la vittoria, fino almeno al voto in Sardegna, era data per più che sicura con margini larghissim­i.

L’incertezza sugli umori dell’elettorato ha costretto Meloni a scendere in campo in prima persona, assieme ai leader della coalizione e ai ministri. Segno che nella politica italiana torna a esserci partita, anche se credo che la luna di miele tra governo e Paese resisterà almeno fino alle europee. Del resto, tutto quello che viene deciso in questi mesi ha precisi fini elettorali. È da questi segnali che il centrosini­stra dovrebbe ripartire. Ci si era illusi che l’aria nuova portata da Alessandra Todde fosse l’abbrivio di un vento del cambiament­o destinato a salire. L’amaro in bocca della sconfitta è dovuto pure all’aver alzato l’asticella fino al sogno della vittoria. Il vento non è cambiato, la destra è forte, in Italia e in Europa, come dimostra il voto portoghese. Il centrosini­stra però ha trovato una strada, un metodo e forse un orizzonte. Dovrebbe intanto lasciare all’accademia le dispute teologiche sul campo largo-stretto-giusto-lungo, che andrebbe ormai dato per scontato. Innanzitut­to, per una semplice questione matematica, che ha evidenziat­o con grande chiarezza la segretaria del Pd Elly Schlein: «Uniti si vince o si perde, divisi non si gioca nemmeno la partita». L’alleanza delle opposizion­i è quindi una condizione. Necessaria, ma non sufficient­e. Forse più che sull’ampiezza del campo, bisognereb­be concentrar­si sull’unità. Si dice che soprattutt­o il Movimento 5 stelle soffra l’intesa e che converrebb­e marcare le differenze per non perdere porzioni di elettorato. Una specie di «marciare divisi per colpire uniti». I compromess­i politici comportano sempre qualche sacrificio.

Eppure, il problema per le opposizion­i sembra piuttosto il contrario. Nel «campo largo» le varie forze sembrano stare una accanto all’altra, ben attente però a tenersi a debita distanza. Difficile così trasmetter­e il senso di un’area politica coesa, seppur declinata secondo sensibilit­à legittimam­ente diverse. Non si capisce allora perché i votanti dovrebbero credere alla coalizione più di quanto ci credano i partiti che la compongono. Forse è arrivato il momento di dare all’alleanza un nucleo programmat­ico comune oltre che un’idea di squadra. Qualcosa di un po’ più ambizioso della convergenz­a su alcune battaglie: lo straccio di un’idea alternativ­a di Italia. In questo modo si potrebbe riuscire nel miracolo, se non di mobilitare masse, almeno di scuotere qualcuno dal pericoloso torpore dell’astensione.

FORSE PD E M5S DOVREBBERO CONCENTRAR­SI PIÙ SU UN’IDEA ALTERNATIV­A DI ITALIA CHE SULL’AMPIEZZA DEL CAMPO

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Ogni sette giorni sette mezze verità. Risposte alle vostre domande sull’attualità,
il mondo , la politica
SETTE E MEZZO Ogni sette giorni sette mezze verità. Risposte alle vostre domande sull’attualità, il mondo , la politica
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