Corriere della Sera - Sette

«VIA DALL’UNIVERSITÀ, FACEVO LA BABY SITTER: IN 9 MESI MI SONO RIMESSA AL MONDO»

La cantautric­e che ha vinto Sanremo: «Questa foto scattata a due anni mi rappresent­a perfettame­nte: vestita da matta mentre faccio una linguaccia... Sono stata sempre così, anche se sono cresciuta a Lagonegro, un paesino piccolissi­mo dove la gente ...»

- DI ANDREA LAFFRANCHI - FOTO DI LEANDRO EMEDE

Ce l’ho». Angelina Mango, la vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo, apre la gallery del suo smartphone. «Ecco, questa foto mi rappresent­a. Sono io a due anni, vestita da matta, che ballo in giardino e faccio la linguaccia: sono esattament­e così adesso. Mi piace perché mi penso a Lagonegro, il paesino piccolo e lontano da tutto in cui sono cresciuta, uno di quei posti in cui la gente non si veste appariscen­te perché “poi tutti ti guardano”. Io, come si vede, me ne fregavo già allora».

Domenica 14 maggio 2023: Angelina arriva al secondo posto di Amici, dietro al ballerino Mattia. Sabato 10 febbraio 2024: la vittoria a Sanremo. In mezzo ci sono nove mesi. Una casualità «Non lo avevo notato… ma è vero. Sono rinata». Prima di partecipar­e al talent di Maria De Filippi Angelina ci aveva già provato. Un disco, una collaboraz­ione con Tiziano Ferro, ma la carriera non era decollata. La nuova Angelina, invece, è il fenomeno di questi mesi: 67 milioni di stream audio e video per La noia che, in vista della partecipaz­ione all’Eurovision Song Contest, si è affacciata anche nelle classifich­e virali inglesi e di altri 25 Paesi europei, 6 dischi di platino, un tour nei club in autunno con un’anteprima sold out il 17 aprile al Fabrique di Milano. «Non mi sono mai sentita così serena. Ho tanti impegni e sento la responsabi­lità, ma mi sveglio e ho voglia di fare quello che faccio: così potrei lavorare anche 23 ore al giorno».

Non teme la troppa pressione? Sangiovann­i ha deciso di fermarsi, e molti altri artisti della GenZ si sono avvicinati al burn out…

«Credo che il mondo sia veloce e anche la nostra generazion­e lo sia. Mi sento sempre vicina persone che fanno scelte per sé stesse e quindi credo che il bisogno di fermarsi sia sempre lecito, al di là della generazion­e e del momento. Vivere il palco di Sanremo porta a galla tutto quello che provi nel profondo: se sei molto felice si vede, se sei arrabbiato si vede, se sei stanco si vede. É un palco molto catartico».

«POTREI LAVORARE ANCHE 23 ORE AL GIORNO, SONO SERENA: IL SUCCESSO MI HA AIUTATA A CAPIRE CHI SONO VERAMENTE»

Per lei è stato più catartico vincere o portare nella serata delle cover La rondine, una canzone di suo padre scomparso nel 2014?

«Sono state due cose diverse. Nella serata delle cover ho sentito tanta responsabi­lità ma sapevo che era una cosa giusta da fare, una cosa che andava al di là della carriera: avevo da dare un’ondata di verità e amore. Per la carriera invece è stata catartica la serata finale, anche il solo essere nei primi cinque è stato una festa, saltellavo».

C’è in arrivo l’Eurovision Song Contest…

«Ho visto le reaction dei fan dell’Esc alla mia canzone: un ragazzo spagnolo stoppava l’ascolto ogni due secondi e cantava il brano pur non sapendo le parole. Il suo entusiasmo mi ha fatto capire l’entusiasmo che percepisco in molti. Non mi conoscono, non conoscono il prima de La Noia, ma la canzone viaggia oltre i confini dello stivale. L’altro giorno ho dovuto fare un video in svedese: ovviamente non lo so parlare, sembra quando fai girare un disco al contrario».

Le origini della canzone vincitrice?

«In due fasi. Quella in studio con Dardust e Madame: è stato interessan­te conoscerli di persona e farmi scoprire da loro. E poi quella seduta alla scrivania della mia camera mentre cercavo qualcosa di autobiogra­fico da raccontare».

La prima frase: “quanti disegni ho fatto”…

«Ho tantissimi quaderni cosparsi di disegni». Sono i diari di Angelina?

«Ho provato a fare il diario, ma si trasformav­a in canzoni così ho abbandonat­o la formula “Caro diario” e sono passata direttamen­te alla frase dopo. Scrivere di sé stessi però non deve essere mai scontato. Per La noia, ad esempio, volevo trovare una chiave quasi cinica, perché di base lo sono. E infatti il testo parla del riuscire a esorcizzar­e le cose negative, il ballare con la corona di spine, e del raccontare con il sorriso i momenti difficili».

Altra frase: “A me hanno dato le perline colorate/ per le bimbe incasinate con i traumi/ da snodare piano piano con l’età”.

«Sorrido se penso a quell’immagine, non mi mette tristezza. E spero che alla gente arrivi proprio questo, spero che faccia sorridere e pensare allo stesso tempo».

Sanremo l’ha incasinata di più?

«No, mi ha aiutato a sistemare alcune cose. Più arrivo alle persone più capisco che quello che penso di me non è dispercett­ivo. Ho sempre avuto paura di avere una visione sbagliata di me. Mi sembrava difficile pensarmi come cantautric­e: sapevo che ero così, ma finché non lo hanno detto gli altri non mi sono sentita a mio agio. Vincere è stata una spinta per dire “sono davvero questa”. Mi psicanaliz­zo molto con le canzoni…»

Cosa la aiuta in questo percorso?

«Vivere. Non voglio precluderm­i la vita per chiudermi in studio e scrivere. Scrivo tanto di me, nella mia testa succedono tante cose e non mi annoio mai da sola, ma ho bisogno di una forte base di persone attorno a me. Se dovessi organizzar­e un pranzo qui e adesso, avrei una lunga lista di invitati, non basterebbe un tavolino da quattro persone. Il confronto mi aiuta anche a scrivere. Appena incontro amici e famiglia premetto sempre: “parlatemi di voi”: rubo sempre qualcosa perché ho paura di essere troppo autorefere­nziale». Perché si definisce “bambina incasinata”?

«Sono cresciuta velocement­e, sono arrivate presto e più del dovuto le responsabi­lità, come il prendersi cura di chi hai intorno. Quando sei piccola, vedere in maniera cruda quello che ti offre la vita ti incasina. Capisci subito che non sarà tutto liscio. Poi col tempo si snodano i traumi. L’essere cinica forse viene da lì. Mi sono abituata a trovare il comico anche nel negativo, ancora prima che accadesse tutto quello che ci ha scombussol­ato». Com’era Angelina prima di Amici?

«Avevo finito la scuola da due anni, avevo mollato l’università, facevo la babysitter. Chi mi circondava aveva idee chiare sulla quotidiani­tà, a me mancava impegno stabile che fosse un lavoro o lo studio, mancava una stabilità quotidiana. Mi frustrava e mi sentivo diversa. Non mi sentivo soddisfatt­a e volevo rendermi utile a me stessa. Mi è arrivata la proposta e le ipotesi erano due: o andare a studiare inglese all’estero o buttarsi. Ho smattato e ho mandato un demo e dei video. Mi hanno richiamata e sono andata a Roma per il provino praticamen­te in after, mi ero svegliata

«SONO CRESCIUTA VELOCEMENT­E, HO VISTO IN MANIERA CRUDA QUELLO CHE LA VITA TI OFFRE. MI SONO INCASINATA E SONO DIVENTATA CINICA»

alle 4 per prendere il treno... Mi hanno presa e non sono nemmeno potuta tornare da casa, sono andata diretta in hotel per la quarantena prima di entrare nella scuola!».

Fra guerre che minacciano di coinvolger­e l’Europa e crisi climatica la GenZ torna a vedere un futuro apocalitti­co. Ci si ritrova?

«Percepisco tensione e violenza intorno a noi, perlomeno attorno a me, non so se posso parlare per una generazion­e intera. Questo non fa altro che incrementa­re il mio essere non violenta e il cercare l’apertura mentale che non vedo in molte cose. La nostra generazion­e mi sembra pacifica e libera, molto in contrasto con quello che accade attorno».

Lei per cosa andrebbe in piazza a manifestar­e, magari col rischio di prendere manganella­te?

«Sono istintiva e se mi arrabbio per qualcosa non lo tengo per me. Al liceo ce l’avevo con me stessa, avevo dei bei casini. Oggi potrei farlo contro le diseguagli­anze, da quelle nasce la violenza». La Francia mette il diritto all’aborto nella Costituzio­ne. In Italia ci sono sempre più ostacoli alla libertà di scelta di una donna e altrove, come in Polonia nel 2021, è stato cancellato il diritto…

«Trovo innaturale che una persona non possa decidere per sé stessa».

Lo scorso anno nel Regno Unito ci sono state sette donne ai primi dieci posti della classifica singoli. In Italia negli album ce ne sono state nove su cento e lei è stata la prima a vincere

«COSA LEGGO? UNO MI VEDE CON I CODINI E PENSA A GERONIMO STILTON, INVECE AMO I LIBRI DURI, COME LA TRILOGIA DELLA CITTÀ DI K.»

Sanremo in dieci anni…

«In Italia ci sono ancora troppe diseguagli­anze da combattere e non so se la musica sia specchio della società o se quei dati siano una casualità. Stimo molte artiste per le cose che hanno da dire anche se in studio il genere di chi collabora con me è l’ultimo dei miei pensieri, anzi non mi sfiora proprio».

C’è una Angelina fuori dalla musica? Immersa in un libro o in un film?

«l film che guarderei sempre sono Non ci resta che piangere e Funeral party, humour inglese cinico. Dei libri che leggo quasi mi vergogno, tanto sono crudi… Uno mi vede coi codini e pensa che legga Geronimo Stilton, che in effetti da bambina divoravo… Ho amato Trilogia della città di K. di Ágota Kristóf. Il romanzo preferito in assoluto è Il selvaggio di Guillermo Arriaga che quasi ti fa stare male quando lo leggi, è splatter. Racconta le storie parallele di un ragazzo e di un lupo. E questo spiega il tatuaggio che mi sono fatta fare con quell’animale».

La musica per lei è anche famiglia. Papà cantautore; mamma, Laura Valente, è stata la voce dei Matia Bazar per un decennio.

«La musica per me è condivisio­ne. Mi ricordo che mio fratello, ha sei anni più di me, spesso si metteva al pianoforte e io cantavo e ballavo perché non ho mai vissuto la musica solo con la voce ma con tutte le parti del corpo. E i nostri genitori stavano lì ad ascoltarci. Sono momenti che restano e sono diventati un’abitudine che ancora oggi rimane nei pranzi di famiglia. Papà raccontava spesso di quando un giorno entrando in casa trovò mio fratello in camera che scriveva una canzone, io che suonavo una tastierina nella mia, e mamma nello studio che registrava: “e io con chi parlo?”» Cosa ruberebbe ai suoi genitori?

«A mia madre la voce. A mio padre la mente, l’apertura mentale».

Da teenager ha mai rifiutato la loro musica, magari perché non sembrava cool?

«In generale ascolto di tutto, in base al giorno e a quello di cui ho bisogno. Della loro musica non ho mai avuto il rifiuto, anzi c’è sempre stata stima».

«NON VOGLIO RINCHIUDER­MI IN STUDIO A SCRIVERE. SE INCONTRO AMICI O FAMIGLIA, PREMETTO SEMPRE: ADESSO PARLATEMI DI VOI»

 ?? ?? A sinistra Angelina Mango, vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo con La noia. Qui sotto la cantautric­e a 2 anni
A sinistra Angelina Mango, vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo con La noia. Qui sotto la cantautric­e a 2 anni
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Filippo
Angelina da piccola con la madre Laura Valente, il padre Pino Mango e il fratello Filippo
 ?? ?? Angelina Mango è nata a Lagonegro, in provincia di Potenza, paese
d’origine del padre Pino, famoso cantautore morto nel 2014
Angelina Mango è nata a Lagonegro, in provincia di Potenza, paese d’origine del padre Pino, famoso cantautore morto nel 2014

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