ESISTERE NEL MONDO SECONDO GARCÍA BERNAL: «BEFFATI DA CARTESIO CHE DIVISE CORPO E ANIMA»
Il protagonista del film di Piero Messina, Another End, racconta come ha affrontato una trama intensa e dolorosa, che indaga morte ed eternità. «Noi esseri umani non siamo altro, siamo Natura»
Blaise Pascal non si dava pace riflettendo su quanto breve fosse la vita umana, se paragonata all’infinito. Nei suoi Pensieri il filosofo e matematico si domandava «perché sono qui, in questo punto, e non là, in un altro punto?». Con Gael García Bernal, che in una conversazione sa mescolare ad arte la sua squadra di calcio preferita, i Pumas, con l’ultimo libro di Sándor Márai, si vola alle stesse altezze. Cresciuto a Guadalajara, in una comunità di attori (inclusi la madre e il padre), il regista, produttore e interprete messicano ha studiato recitazione a Londra. Iñárritu si è inventato una malattia apposta per lui, grazie a uno zio medico, solo per procurargli un congedo dagli studi e averlo nel suo Amores Perros, esordio da attore. Subito dopo è arrivato Y Tu Mamá También,di Alfonso Cuarón, con il grande successo internazionale. Da lì in avanti Gael non ha sbagliato un colpo. Another End, visto in concorso all’ultima Berlinale, ne è l’ennesima conferma. Nelle sale da ieri, il film di Piero Messina dal cast internazionale è una riflessione su morte ed eternità che aveva bisogno dell’intelligenza, forza e vulnerabilità di Gael.
Sal (Bernal), è distrutto dalla perdita della moglie Zoe. La sorella (Berenice Bejo) vorrebbe alleviargli questo dolore con una invenzione tecnologica capace di far incontrare di nuovo l’anima della persona scomparsa. «L’altra fine» menzionata nel titolo allude proprio a questa possibilità, ma occorre avere le idee chiare sullo strappo che si vuole ricucire con il defunto o la defunta, perché l’accesso alla sua presenza è consentito per un numero limitato di volte.
«LA VITA CI FERISCE. FUORVIANTI TUTTI I TENTATIVI DI NORMALIZZARLA, DI ANESTETIZZARLA. LA PSICANALISI? INTERESSANTE, MA NON BASTERÀ»