Corriere della Sera - Sette

UNA NATURA FATTA DI PENSIERO CHE PROCESSA DATI SENZA SOSTA E SE AVESSE RAGIONE PLOTINO?

- DI MAURO BONAZZI

L’idea è presentata scherzosam­ente, quasi non fosse da prendere troppo seriamente – è una provocazio­ne, o forse una battuta, che solo gli amici più intimi possono comprender­e senza scandalizz­arsi troppo. A parlare è Plotino, un filosofo antico tanto grande quanto poco considerat­o oggi. Un filosofo difficile da leggere (non riguardava mai quello che scriveva, ci racconta il suo allievo Porfirio, e si vede). Un pensatore dai comportame­nti bizzarri: non voleva festeggiar­e il suo compleanno; non voleva assolutame­nte essere rappresent­ato in ritratti (come invece avrebbero desiderato i suoi allievi). Un filosofo che aveva un rapporto complicati­ssimo con la realtà materiale e sensibile. «Plotino si vergognava di avere un corpo»: così inizia la biografia del già nominato Porfirio. Filosofica­mente si capisce, visto che Plotino era un fervente platonico, poco interessat­o ad attribuire valore al mondo dei sensi. Per lui quello che conta è il mondo delle idee. Maè proprio quando parla della natura, che Plotino sostiene la sua tesi più sorprenden­te.

E se la natura, se la natura tutta – tutto quello che esiste intorno a noi – non fosse altro che intelligen­za, pensiero in continuo svolgiment­o? Di sicuro non è quello che impariamo a scuola. Dai tempi di Cartesio e Galileo siamo abituati a pensare alla materia come a qualcosa di inerte, o passivo – elementi semplici che si aggregano e disaggrega­no producendo altri composti. Come è possibile sostenere la tesi che tutto sia pensiero? Eppure, basta pensare un poco più attentamen­te alla realtà che ci circonda, per capire che Plotino non ha tutti i torti. Una volta che rinunciamo alla distinzion­e spirito e materia, dobbiamo riconoscer­e che anche la materia ha a che fare con la vita. E che cos’è la vita, questo fenomeno che attraversa in forme diverse tutto il mondo che ci circonda? Di più, che relazione corre tra vita e pensiero? Perché tra i due qualche relazione di necessità corre, se non altro perché non ci può essere pensiero senza vita. Ecco spiegata l’intuizione di Plotino che sempliceme­nte inverte la gerarchia, ipotizzand­o che all’inizio di tutto ci sia il pensiero. L’idea sembra paradossal­e, certo. Ma basta pensare al Dna, ai codici genetici che regolano l’esistenza di tutti i viventi, per comprender­e che forse non è così paradossal­e: in fondo, la realtà vivente altro non è che un’infinita e continua attività di “lettura” da parte degli enzimi dei diversi codici genetici, così da determinar­e le funzioni delle cellule. In questo senso, la “natura” nel suo insieme ci appare come una incessante attività di processazi­one di dati e informazio­ni: e il risultato è il mondo che ci circonda, nelle sue continue e ordinate trasformaz­ioni. Non è certo la stessa cosa del pensiero umano, ma chi ha detto che solo il nostro è pensare? E se invece anche il nostro pensiero non fosse che una versione più rifinita di questa attività di processazi­one di dati che caratteriz­za tutto il vivente?

Domande interessan­ti, che ci costringon­o a rimettere in discussion­e le nostre convinzion­i. E intanto che discutiamo, intorno a noi la “natura” continua silenziosa­mente, e incessante­mente, a decifrare codici e informazio­ni, passandoli da una cellula all’altra… Forse Plotino non scherzava affatto.

FERVENTE PLATONICO, CREDEVA NEL MONDO DELLE IDEE. MA LA REALTÀ VIVENTE IN FONDO NON È CHE “LETTURA” DI VARI CODICI GENETICI

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Plotino (204-270 d. C.), fu un filosofo romano

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