UNA NATURA FATTA DI PENSIERO CHE PROCESSA DATI SENZA SOSTA E SE AVESSE RAGIONE PLOTINO?
L’idea è presentata scherzosamente, quasi non fosse da prendere troppo seriamente – è una provocazione, o forse una battuta, che solo gli amici più intimi possono comprendere senza scandalizzarsi troppo. A parlare è Plotino, un filosofo antico tanto grande quanto poco considerato oggi. Un filosofo difficile da leggere (non riguardava mai quello che scriveva, ci racconta il suo allievo Porfirio, e si vede). Un pensatore dai comportamenti bizzarri: non voleva festeggiare il suo compleanno; non voleva assolutamente essere rappresentato in ritratti (come invece avrebbero desiderato i suoi allievi). Un filosofo che aveva un rapporto complicatissimo con la realtà materiale e sensibile. «Plotino si vergognava di avere un corpo»: così inizia la biografia del già nominato Porfirio. Filosoficamente si capisce, visto che Plotino era un fervente platonico, poco interessato ad attribuire valore al mondo dei sensi. Per lui quello che conta è il mondo delle idee. Maè proprio quando parla della natura, che Plotino sostiene la sua tesi più sorprendente.
E se la natura, se la natura tutta – tutto quello che esiste intorno a noi – non fosse altro che intelligenza, pensiero in continuo svolgimento? Di sicuro non è quello che impariamo a scuola. Dai tempi di Cartesio e Galileo siamo abituati a pensare alla materia come a qualcosa di inerte, o passivo – elementi semplici che si aggregano e disaggregano producendo altri composti. Come è possibile sostenere la tesi che tutto sia pensiero? Eppure, basta pensare un poco più attentamente alla realtà che ci circonda, per capire che Plotino non ha tutti i torti. Una volta che rinunciamo alla distinzione spirito e materia, dobbiamo riconoscere che anche la materia ha a che fare con la vita. E che cos’è la vita, questo fenomeno che attraversa in forme diverse tutto il mondo che ci circonda? Di più, che relazione corre tra vita e pensiero? Perché tra i due qualche relazione di necessità corre, se non altro perché non ci può essere pensiero senza vita. Ecco spiegata l’intuizione di Plotino che semplicemente inverte la gerarchia, ipotizzando che all’inizio di tutto ci sia il pensiero. L’idea sembra paradossale, certo. Ma basta pensare al Dna, ai codici genetici che regolano l’esistenza di tutti i viventi, per comprendere che forse non è così paradossale: in fondo, la realtà vivente altro non è che un’infinita e continua attività di “lettura” da parte degli enzimi dei diversi codici genetici, così da determinare le funzioni delle cellule. In questo senso, la “natura” nel suo insieme ci appare come una incessante attività di processazione di dati e informazioni: e il risultato è il mondo che ci circonda, nelle sue continue e ordinate trasformazioni. Non è certo la stessa cosa del pensiero umano, ma chi ha detto che solo il nostro è pensare? E se invece anche il nostro pensiero non fosse che una versione più rifinita di questa attività di processazione di dati che caratterizza tutto il vivente?
Domande interessanti, che ci costringono a rimettere in discussione le nostre convinzioni. E intanto che discutiamo, intorno a noi la “natura” continua silenziosamente, e incessantemente, a decifrare codici e informazioni, passandoli da una cellula all’altra… Forse Plotino non scherzava affatto.
FERVENTE PLATONICO, CREDEVA NEL MONDO DELLE IDEE. MA LA REALTÀ VIVENTE IN FONDO NON È CHE “LETTURA” DI VARI CODICI GENETICI