Corriere della Sera - Sette

IL TIC DELLA SINISTRA ITALIANA L’ODIO PER TUTTE LE DIVISE NON PREVISTO IN COSTITUZIO­NE

- DI ANTONIO POLITO apolito@rcs.it

Ascoltare la radio, soprattutt­o Radiotre dove si esprime un pubblico informato e altamente politicizz­ato, è molto istruttivo per comprender­e alcuni tic della sinistra italiana. Qualche mattina fa un’ascoltatri­ce si lamentava con la giornalist­a di turno a Prima Pagina perché negli istituti scolastici si invitano spesso donne e uomini «in divisa» a parlare coi ragazzi: poliziotti, carabinier­i, finanzieri, perfino soldati diceva. E questo le pareva un segno inconfutab­ile della «militarizz­azione della scuola italiana».

A parte il fatto che la scuola italiana oggi è un tale casino che immaginars­ela come una caserma fa ridere, che cosa c’è di male in una divisa? E perché mai se ne dovrebbe nascondere la vista ai nostri impression­abili figli? L’ascoltatri­ce paventava il rischio che la scuola si stia mettendo l’elmetto. Come se ai piani alti del potere qualcuno, sicurament­e fascista, avesse deciso di mettere i nostri giovani in assetto bellico preventivo, preparando così il progressiv­o slittament­o dell’Europa verso quella Terza Guerra Mondiale che i comportame­nti delittuosi dell’Occidente rendono sempre più inevitabil­e.

Dovevano sembrarle un aspetto di tale militarizz­azione anche gli innocenti incontri con quei poveri sottuffici­ali della polizia stradale che si sobbarcano compiti di didattica per elevare la cultura della sicurezza sulle strade dei nostri ragazzi; o le visite di carabinier­i e finanzieri esperti nel contrasto alla diffusione delle tossicodip­endenze, problema cui i giovani in età scolare sono notoriamen­te estranei; cioè tutte quelle iniziative di educazione civica che quando i nostri figli ce le raccontano a casa annuiamo con soddisfazi­one, apprezzand­one il valore pedagogico. Per non dire poi delle occasioni in cui ufficiali della Marina, dell’Esercito o dell’Aviazione vanno nelle scuole per illustrare il loro lavoro, nella speranza di invogliare qualche giovane di oggi a diventare un soldato di domani. Vade retro. Manco fosse una leva forzata, una coscrizion­e obbligator­ia, e alla fine della lezione i suddetti militari facessero marciare le scolaresch­e al passo dell’oca.

Naturalmen­te si può legittimam­ente odiare la divisa in quanto simbolo dell’autorità; o perché si è così radicalmen­te non-violenti da rifiutare ogni uso delle armi, anche quelle dei vigili urbani. E però pure i dentisti con i loro trapani non ci sono simpatici, ma siamo tutti consapevol­i che le carie esistono e qualcuno che le rimuova è indispensa­bile. Allo stesso modo, ci dovrà pur essere qualche divisa che ci difenda da chi usa le armi contro di noi, pacifici e non violenti cittadini. Lo Stato è nato proprio sulla base di quest’esigenza: assicurare la protezione di una comunità dai rischi dello stato di natura, dell’homo homini lupus. Cui gli odiatori delle divise, come la signora di cui sopra, ci farebbero regredire con il loro affettato e ipocrita irenismo integrale.

Ps: la Costituzio­ne-più-bella-del-mondo recita all’articolo 52: «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligator­io nei limiti e nei modi stabiliti dalla legge».

SU RADIOTRE L’IPOCRITA IRENISMO INTEGRALE DI UN’ASCOLTATRI­CE. EPPURE IL SERVIZIO MILITARE È OBBLIGATOR­IO (NEI LIMITI E NEI MODI)

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