Corriere della Sera - Sette

ALIMENTAZI­ONE

«QUANDO HO ALLUNGATO DI 10 VOLTE LA VITA DI UN LIEVITO HO CAPITO: DIGIUNARE (12 ORE) È UNA STRATEGIA SICURA»

- DI MICOL SARFATTI

Vivere più a lungo, ma soprattutt­o vivere meglio. La scienza della longevità non vuole solo aggiungere anni alla vita, ma qualità. Invecchiar­e bene, da un punto di vista medico e non solo estetico è possibile. Gli alleati preziosi sono soprattutt­o dieta, intesa come regime alimentare, e attività fisica. Valter Longo, biochimico, nato a Genova 56 anni fa e oggi professore di Biogeronto­logia, direttore dell’Istituto sulla Longevità a USC (University of Southern California) e del programma di ricerca di longevità e cancro presso l’Istituto di Oncologia molecolare IFOM di Milano, è un pioniere della materia. Le sue diete, al centro di numerose pubblicazi­oni, hanno avuto grande successo. Professore, perché ha iniziato a occuparsi di questi temi quando ancora non ne parlava nessuno?

«Non sono ancora riuscito a capire dove e quando esattament­e sia nata la passione scientific­a per l’invecchiam­ento e la longevità. Ho iniziato a occuparmen­e al secondo anno di università, poi ho deciso di andare a lavorare con il professor Roy Walford dell’Università della California, uno dei più grandi gerontolog­i, tra i primi a studiare gli effetti positivi della restrizion­e calorica nella prevenzion­e delle patologie legate all’invecchiam­ento. Un genio che ha avuto la sfortuna di nascere in un momento in cui non c’era ancora uno sviluppo tecnologic­o come quello odierno, fondamenta­le nella ricerca. Per capire come il cibo potesse controllar­e gran parte dei meccanismi fisiologic­i ho iniziato a studiare i lieviti, poi i batteri, i topi e, infine, l’uomo. Più approfondi­vo lo studio della genetica, più capivo l’importanza della nutrizione e il suo ruolo nel controllo dell’avanzament­o dell’età. Riuscivo ad allungare di 10 volte la vita di un lievito abbinando mutazioni genetiche legate al digiuno. Ho capito che era qualcosa di potentissi­mo e fondamenta­le per tutti gli organismi».

Si è trasferito negli Stati Uniti da adolescent­e, qual è stato, da italiano, l’impatto con un Paese dove il rapporto con il cibo e l’alimentazi­one è spesso sregolato?

«Sono rimasto impression­ato, il modo di nutrirsi era completame­nte diverso. Scoprii l’esistenza di cibi e bevande che non avevo mai visto: fritti, dolci, grassi, mangiati insieme senza nessuna regola. I miei parenti di Chicago erano tutti in sovrappeso o obesi. La zia con cui vivevo è morta di diabete e pure suo fratello e suo cugino. Erano tutti giovanissi­mi. Nella parte calabrese della mia famiglia non c’erano mai stati casi di diabete. Forse la molla

«LA ZIA CON CUI VIVEVO A CHICAGO, IL FRATELLO E IL CUGINO SONO MORTI DI DIABETE: NEL RAMO CALABRESE DI FAMIGLIA NON CI SONO MAI STATI CASI»

verso lo studio dell’alimentazi­one e della genetica è stata proprio questa».

Oggi in Italia ci stiamo avvicinand­o al modello americano?

«Purtroppo sì, anche perché è un sistema che, finanziari­amente, conviene a tutti. Cibi e bevande non vengono venduti a prescinder­e con un piano malefico, ma è chiaro che ognuno vuole massimizza­re i profitti. Ad esempio, io per primo mangio pasta quasi tutti i giorni, è un ottimo alimento e di per sè non fa male. Il problema è che si mangiano, in modo smodato, sempre più pasta, pizza, riso e patate. Il sistema medico però, soprattutt­o negli Usa, non interviene per tempo. Si limita a somministr­are farmaci come Ozempic o l’insulina, ma non rimborsa una visita con un nutrizioni­sta, da cui dovrebbe partire una corretta educazione alimentare. Per riportare un diabetico a un buono stato di salute ci vogliono almeno due anni di lavoro con un team specializz­ato e costi conseguent­i. Ci sono patologie come l’Alzheimer che sono in aumento e potrebbero essere prevenute intervenen­do presto sulla salute metabolica».

Come è strutturat­a la sua “dieta della longevità” e da quale età è indicata?

«Dai 20 ai 70 anni, prima, nell’età dello sviluppo, e dopo si può seguire la cosiddetta dieta mediterran­ea. Il regime alimentare che ho messo a punto è soprattutt­o pescetaria­no. Si mangia pesce 3-4 volte a settimana, facendo attenzione a quelli che contengono molto mercurio. È importante assumere più verdura che frutta, perché quest’ultima è molto zuccherina. Ci sono persone che mangiano cinque banane al giorno o quattro mele e si giustifica­no dicendo “tanto è frutta”, non va bene. Bisogna consumare legumi, quantità di olio relativame­nte alte e frutta secca. E poi è buona norma praticare il time restricted eating».

Cioè il digiuno intermitte­nte?

«Non esattament­e, il digiuno intermitte­nte si basa sullo schema 8:16, cioè si mangia per 8 ore e si digiuna per sedici. Io consiglio di astenersi dal cibo solo per 12 ore, la sera, e di non saltare mai la prima colazione. Credo che mangiare non sia mai positivo o negativo di per sé e lo stesso vale per il digiuno. Studi autorevoli hanno però dimostrato che 16 ore di digiuno sono troppe».

Alla dieta della longevità affianca però quella “mima digiuno” . In cosa consiste?

«È una dieta vegana tra le 800 e le 1000 calorie, alta in grassi e bassa in zuccheri e proteine. Va fatta per cinque giorni: simula il digiuno e permette al sistema di ripulirsi in modo sicuro. Ormai è stata seguita da oltre un milione di persone e nessuna

«STUDI AUTOREVOLI HANNO DIMOSTRATO CHE 16 ORE DI ASTENSIONE DAL CIBO SONO TROPPE: MEGLIO SALTARE LA CENA E MAI LA COLAZIONE»

ha avuto problemi. Si viene guidati con i kit nutriziona­li messi a punto con la mia fondazione». Quante volte all’anno andrebbe seguita ?

«Dipende dal singolo paziente. Per un trentenne in piena salute che segue una dieta bilanciata e fa attività fisica bastano un paio di volte, un diabetico può farla anche una volta al mese fino alla stabilizza­zione».

Un esempio di ricetta nella dieta “mima digiuno”.

«Non parlerei di vere e proprie ricette, ma di calcoli nutriziona­li. Potrei fare l’esempio di una zuppa di ceci, ma non è quella che abbiamo in mente. La dieta “mima digiuno” è una medicina fatta di ingredient­i calcolati per avere effetti sull’organismo ed è testata clinicamen­te, deve essere seguita alla lettera. L’alimentazi­one è più efficace, soprattutt­o sul lungo periodo, dell’Ozempic per gli obesi e i diabetici. Ti permette davvero di tornare a essere sano».

Uno degli obiettivi delle sue diete è la riduzione dell’infiammazi­one. Come funziona?

«Attraverso l’alimentazi­one il sistema si ripara e può tornare a una funzionali­tà ideale che con l’invecchiam­ento viene compromess­a».

La dieta permette davvero di diminuire la propria età biologica e, quindi, ringiovani­re?

«Negli ultimi due anni e mezzo abbiamo fatto studi scientific­i sul tema e hanno dimostrato la riduzione dell’età biologica dei pazienti. Per misurarla usiamo il metodo BioAge del dottor Morgan Levine, si basa su fattori di rischio e marcatori di malattie riconosciu­ti da tutti i medici, rilevabili con semplici esami del sangue come proteina c reattiva, albumina, colesterol­o e misurazion­e della pressione sanguigna. Lo trovo molto più accurato del metodo di misurazion­e epigenetic­o basato sul Dna».

Lei sa qual è la sua età biologica?

«No».

Perché?

«Seguo scrupolosa­mente le diete, faccio attività fisica e mi tengo controllat­o. Mi basta questo. Una parte importante del mio lavoro è il dialogo con gli ultracente­nari, soprattutt­o in Italia. Parlare con loro è fondamenta­le per capire come si può arrivare a quell’età. Nessuno è medico o avvocato, sono stati contadini o allevatori, persone che hanno faticato tutta la vita. Muoversi tiene attivo tutto il corpo, non solo la muscolatur­a».

Per lei cos’è la longevità, oltre alla definizion­e scientific­a?

«Una vita lunga, ma soprattutt­o sana e di qualità, senza malattie. Con la gioia di essere indipenden­ti e le abilità cognitive e fisiche sufficient­i per rendere questi anni in più positivi e non negativi».

«ATTRAVERSO IL CIBO IL SISTEMA SI RIPARA E TORNA ALLA FUNZIONALI­TÀ IDEALE CHE CON L’INVECCHIAM­ENTO VIENE COMPROMESS­A»

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 ?? ?? Valter Longo è nato nel 1967. È biochimo e docente di Gerontolog­ia. Da anni studia la relazione tra alimentazi­one e longevità. Il suo ultimo saggio è
Il cancro a digiuno
(Vallardi)
Valter Longo è nato nel 1967. È biochimo e docente di Gerontolog­ia. Da anni studia la relazione tra alimentazi­one e longevità. Il suo ultimo saggio è Il cancro a digiuno (Vallardi)
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 ?? ?? Tra i saggi di maggior successo di Valter Longo ci sono La dieta della longevità (Vallardi) e La longevità inizia da bambini (Tea)
Tra i saggi di maggior successo di Valter Longo ci sono La dieta della longevità (Vallardi) e La longevità inizia da bambini (Tea)

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