Renzi al Colle: ci sono le condizioni Sabato i ministri, lunedì la fiducia
Faccia a faccia con Visco. Bankitalia: si è parlato di temi economici Paletto di Ncd: legge elettorale in vigore dopo la riforma del Senato
ROMA — Matteo Renzi sale al Quirinale per riferire al presidente Giorgio Napolitano l’esito delle consultazioni che lo hanno tenuto occupato due giorni e che si sono concluse con tre incontri: quello con la delegazione di Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi, al quale è seguito il colloquio con i capigruppo del Pd e infine il «match» trasmesso in streaming con Beppe Grillo. Prima di Napolitano, però, Renzi vede il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Un faccia a faccia motivato probabilmente dall’esigenza di avere una rappresentazione di prima mano dello stato dell’economia. Alla fine Bankitalia precisa che non si è parlato di «nomi», ma di «tematiche economiche». Benché non si sia ancora trovata la quadra sui ministri, al momento una cosa è certa: Renzi è fiducioso. «Dopo un giorno e mezzo molto tosto di incontri, dialoghi, approfondimenti programmatici — annuncia — sono decisamente convinto che ci siano le condizioni per fare un ottimo lavoro. Immagino di potere sciogliere la riserva nella giornata di sabato e chiedere ai presidenti del Senato prima e della Camera poi di recarmi in Aula già lunedì».
Renzi, dopo avere confermato che la maggioranza sarà composta dalle stesse forze (Pd, Ncd, Scelta civica e Popolari per l’Italia) che hanno sostenuto Letta, fa un elenco dei temi che entreranno nell’agenda politica: «Domani (oggi, ndr) lavorerò a un documento programmatico che sia il più concreto possibile e in grado di avvicinarci all’appuntamento del semestre europeo con una serie di riforme concrete, dai tagli dei costi della politica alle riforme costituzionali e istituzionali». Il premier incaricato indica anche i tempi: «A marzo affronteremo il mondo del lavoro, la vera priorità. Tra aprile e maggio sarà la volta del Fisco e della pubblica amministrazione, poi bisognerà affrontare i temi legati all’amministrazione della giustizia di questo Paese». Tutto serve, aggiunge, «per arrivare a luglio con un’Italia in grado di raccontare cosa l’Italia vuole dall’Europa e non solo cosa vuole l’Europa dall’Italia». Intanto, proprio per definire i dettagli del programma nero su bianco, gli sherpa della maggioranza si vedranno oggi.
Berlusconi, tornato per la prima volta in un ramo del Parlamento dopo la decadenza da senatore, esce dal colloquio con Renzi annunciando di «stare saldamente all’opposizione». Tuttavia, chiarisce, «voteremo a favore di singoli provvedimenti se riterremo che siano a favore del Paese». Non solo. L’apertura di credito nei confronti di Renzi riguarda la persona («Sono molto contento di vedere un premier che ha esattamente la metà dei miei anni») e la possibilità di fare assieme le riforme, a cominciare dal rafforzamento dei poteri del capo del governo e dalla modifica del bicameralismo. «Abbiamo dato — garantisce — la nostra disponibilità assoluta». Serve una sola Camera, aggiunge, «possibilmente ridotta nel numero dei suoi appartenenti, che vari le leggi». Tuttavia su una cosa Berlusconi è stato nettissimo. «La legge elettorale — scandisce — va approvata secondo i tempi previsti. Non ci sono possibilità di cambiamenti perché già c’è stata una discussione sofferta e già noi abbiamo aderito a delle richieste, per esempio sugli sbarramenti che sono scesi a dei
Berlusconi «L’Italicum non si tocca». La fermezza del Cavaliere mette in agitazione gli alfaniani
L’ottimismo «Dopo un giorno e mezzo molto tosto sono convinto si possa fare un ottimo lavoro»
Le scadenze L’obiettivo di affrontare a marzo il mondo del lavoro, quindi il Fisco e la giustizia
livelli che noi pensavamo non dovessero essere così bassi». Un modo questo per bloccare qualsiasi possibilità di modifica, cosa richiesta dagli alfaniani. E a questo proposito, come garanzia che non ci sia un inciucio tra Forza Italia e Pd, il Nuovo centrodestra chiede che nel programma sia espressamente scritto che l’Italicum è in vigore dopo la riforma del Senato. Tuttavia nel lungo incontro con il Cavaliere, così riferisce, si sarebbe parlato degli impegni internazionali e in particolare dell’imminente semestre europeo a guida italiana. Berlusconi sostiene che «è soltanto un fatto onorifico perché, in presenza del presidente del Consiglio europeo, attualmente Herman Van Rompuy, il presidente del Consiglio che assume per sei mesi la cosiddetta presidenza ha soltanto l’onore di una sedia al fianco del presidente fisso». Insomma, riassume, «non deve esserci alcuna preoccupazione, non deve impedire nessuna attività del governo e del Parlamento perché è un fatto puramente onorifico». Parole che hanno generato una ridda di ipotesi, e tra di esse una secondo la quale il Cavaliere avrebbe caldeggiato a Renzi l’ipotesi di andare a elezioni, una volta varata la legge elettorale, proprio nei sei mesi di presidenza italiana.