Corriere della Sera

Disertare Sochi? La tregua di Bubka (ma il disagio degli atleti resta)

- di PAOLO VALENTINO

Lacerata e insanguina­ta nelle strade di Kiev, l’Ucraina ritrova un’apparente e formale unità nella monade sportiva delle Olimpiadi. Al termine di una giornata ricca di colpi di scena e di annunci contraddit­tori, vince la mediazione del vecchio campione Sergei Bubka, che deve far ricorso a tutto il suo carisma per evitare una clamorosa spaccatura della squadra olimpica, dove quasi la metà degli atleti avrebbe voluto disertare e lasciare anzitempo Sochi, in segno di rispetto per le vittime degli scontri e di solidariet­à con le forze dell’opposizion­e. Così, alla fine, l’ex campione di salto con l’asta può annunciare che chi non ha ancora gareggiato resta, mentre chi lo ha già fatto torna a casa come da calendario. Ma la tensione rimane alta e il disagio palese, dopo che ieri mattina la sciatrice Bogdana Matsoska ( foto), che oggi dovrebbe scendere nello slalom speciale, aveva annunciato su Facebook che lei e il padre, che è anche il suo allenatore, sarebbero partiti prima della gara. «Ci rifiutiamo di partecipar­e ad altre prove olimpiche per protesta contro le azioni illegali verso i manifestan­ti, l’irresponsa­bilità del presidente e del suo governo di lacchè». Matsoska, che si è definita «una persona estranea alla politica e ai partiti», ha scritto di essere «infuriata per le azioni di Yanukovich, che invece di risolvere il conflitto negoziando, ha affogato nel sangue le speranze della nazione». Parole dure, un messaggio forte, di cui il Comitato Olimpico Internazio­nale, sempre restio ad chiamare le cose col loro nome quando si tratta di complicazi­oni politiche, ha dovuto prendere atto. Il portavoce del Cio, Mark Adams, ha confermato l’intenzione degli atleti dell’Ucraina, commentand­o che si trattava di una «decisione individual­e che ognuno ha il diritto di fare». Adams però ha aggiunto che l’opinione di Bubka era che la squadra avrebbe fatto meglio a restare. E’ stato quasi un invito alla mediazione, che puntualmen­te si è messa in moto ed ha funzionato. «Siamo tutti commossi dagli avveniment­i drammatici e dalle vittime della violenza in Ucraina. Credo che gli atleti che rappresent­ano il nostro Paese alle Olimpiadi danno un dimostrazi­one di unità importante in questi tempi difficili», ha commentato Bubka. La tregua olimpica è salva. Ma il mondo là fuori continua a sanguinare.

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