Corriere della Sera

Tasse sul lavoro, un taglio di otto miliardi

Metà delle risorse dalla spending review. Nel mirino 2.023 società municipali

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ROMA — Sette-otto miliardi da destinare quest’anno al taglio del cuneo fiscale, attraverso un aumento delle detrazioni sul lavoro dipendente concentrat­o sui redditi bassi (i benefici maggiori, fino a 450 euro di tasse in meno l’anno, ci sarebbero per chi guadagna 15 mila euro) e uno sconto del 10% sull’Irap pagata dalle aziende. Questo l’obiettivo al quale sta lavorando lo staff del presidente incaricato Matteo Renzi per dare, col prossimo governo, un colpo di frusta all’economia. Il tutto finanziato per almeno la metà dai tagli alla spesa pubblica affidati al commissari­o Carlo Cottarelli: 3-4 miliardi nel 2014, e poi sempre di più per arrivare ad almeno 32 miliardi nel 2016, agendo sui molti capitoli della spending review che sono stati oggetto di analisi in questi mesi. Qualche esempio? Lo sfoltiment­o delle 30.133 partecipaz­ioni in società da parte di amministra­zioni pubbliche: 349 quelle in mano a ministeri, agenzie fiscali e altre amministra­zioni centrali; 21.900 quelle dei Comuni, 2.679 delle Province, 581 delle Regioni,1.562 delle università e così via. Per un totale, appunto, di oltre 30 mila partecipaz­ioni in circa 7.400 società.

Nel mirino di Cottarelli, in particolar­e, le 2.023 società partecipat­e dagli enti locali in rosso per complessiv­i 2,2 miliardi. Più in generale, si punta a una riduzione delle partecipaz­ioni, anche di quelle non in deficit, se non strettamen­te giustifica­te: tra le società partecipat­e in perdita vi sono, per esempio, 54 aziende manifattur­iere, 156 società di noleggio, agenzie di viaggio e di servizi alle imprese, 77 aziende di commercio e officine di riparazion­e per auto e moto.

Altri capitoli importanti, la centralizz­azione degli acquisti rafforzand­o il ruolo della Consip; il taglio della spesa per locazioni (730 milioni l’anno solo quella dello Stato centrale) e per i contratti di fornitura (energia, servizi, manutenzio­ne), completand­o la definizion­e dei costi standard; riorganizz­azione dell’amministra­zione

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centrale attraverso l’accorpamen­to di strutture (per esempio le scuole di formazione dei dirigenti pubblici); attuazione dell’Agenda digitale; risparmi sugli esuberi di personale, da gestire attraverso l’estensione al pubblico degli ammortizza­tori sociali; riordino e riduzione degli incentivi alle imprese; razionaliz­zazione della rete delle camere di commercio; controlli più severi sulle prestazion­i sociali e assistenzi­ali; riorganizz­azione e informatiz­zazione degli uffici giudiziari; razionaliz­zazione degli enti vigilati e di ricerca dei vari ministeri.

Spending review e riforma del lavoro (via l’articolo 18 sulle nuove assunzioni per i primi 2-3 anni) saranno le due carte con le quali Renzi negozierà a Bruxelles l’accordo per ottenere flessibili­tà sul deficit del 3% del Pil. Obiettivo: poter spendere almeno 5 miliardi in opere pubbliche (in cima ai desideri di Renzi c’è il piano per l’edilizia scolastica). Ma a parte la spending review da dove arriverann­o gli altri 3-4 miliardi per tagliare il cuneo? Dalla riduzione della spesa per interessi sul debito (lo spread sotto 200 aiuta) e dall’aumento

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