Corriere della Sera

E Fendi trasforma il suo stilista in un pupazzo

- di Gian Luigi Paracchini

Diversi signori della moda ci hanno abituato, in un particolar­e afflato di narcisismo, ai loro ritratti su T-shirt, camicie, cravatte (anche boxer in qualche caso), presentati in passerella e poi messi in vendita. Ci mancava molto lo stilista in versione pupazzetto ma finalmente, per Fendi, il creativo franco-tedesco Karl Lagerfeld ha ovviato alla tremenda lacuna: eccolo comme d’habitude in camicia bianca e cravattina nera. Mancherebb­ero ventaglio e Coca-Cola, i due pezzi forti del suo rinomato snobismo, ma in compenso c’è la novità un po’ blasfema d’una cresta rosa-fucsia da volatile, mai percepita sul Karl reale. Il pupazzo viene mostrato trionfalme­nte in passerella da Cara Delevingne, modella inglese e ragazza di tendenza cara a Karl in quanto magra, cigliuta, snobissima, bisex e propensa pare a svaghi proibiti. Davvero indefinibi­le l’espression­e della cara Cara con il Karl di pezza in mano: sicuro è invece il fatto che l’oggetto, già di culto fra le fan del maestro, finirà come charm da appendere alle borsette. Potrebbe chiamarsi Karlito e finire assieme a orsacchiot­ti, leoncini e altre bestioline. Il destino animalier del nuovo Lagerfeld.

Viva la band

Non sono soltanto dive, artiste e sex symbol di ogni epoca a infiammare l’ispirazion­e dei creatori di moda. A queste sfilate sta ricorrendo con insistenza la citazione alle groupie, quelle ragazze che vivono talmente in simbiosi con le band del loro cuore, da seguirle in tournée e magari pure in vacanza. Soprattutt­o un certo tipo di groupie degli anni 60-70, diventate poi famose come modelle e cantanti, tipo Marianne Faithfull e Anita Pallenberg talmente affezionat­e ai Rolling Stones da fidanzarsi con almeno tre o quattro quinti del gruppo. Sono state evocate da Gucci, da Blugirl e da altri, come simboli imperituri della Swinging London. E pensare che le loro madri ai tempi volevano riempirle di botte.

Come un ragazzo

A proposito degli Anni 60: Sylvie Vartan, moglie di Johnny Hallyday, era diventata famosa in Italia con una canzone che diceva «Come un ragazzo ho i capelli giù/porto il maglione che porti tu/e con la cinta mi tengo su i pantalon». Lei non lo sapeva ma anticipava quello che oggi è lo stile boyish, imperante fra le giovani donne. E guai a interpreta­rlo come una mancanza di femminilit­à perché non c’è niente di mascolino, tutt’altro, nello stile da ragazzo: soltanto un gioco seduttivo. Il dubbio però resta: che i nuovi ragazzi siano poco virili e dunque girlish? Segue dibattito.

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Charm Il pupazzo Karlito
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