Nel programma anche vari concorsi
Secoli di splendori delle corti Venaria come «reggia d’Italia»
Si ricomincia, l’8 marzo, con gli «Splendori delle corti italiane» e in particolare con quella degli Este: un percorso straordinario tra Umanesimo, Rinascimento e Barocco « dedicato al collezionismo e al mecenatismo della dinastia estense dal Cinquecento al Settecento, tra opere di Correggio, Tiziano, Tintoretto, Velázquez, Guercino (a destra: Venere, Marte e Amore, 1634, particolare). La nuova stagione, quella del 2014, della Reggia di Venaria Reale (presentata ieri a Milano dal presidente Fabrizio del Noce, dal direttore Alberto Vanelli, dall’assessore alla Cultura della Regione Piemonte Michele Coppola e da Renato Mannheimer, responsabile dell’Istituto di ricerca Ispo) non è fatta solo di mostre. Ci saranno, tra l’altro, il festival gastronomico degli orti contemporanei ( Ortoinfestival, dal 30 maggio al 2 giugno) e un concorso internazionale per carrozze d’epoca nei Giardini e al Parco della Mandria (5-6 luglio).
Dall’alto dei suoi 651.618 visitatori del 2013, con il sogno «di trasformarsi dalla Versailles d’Italia nel suo Louvre», la Venaria ( tra i primi cinque siti artistici più visitati del nostro paese) ha scelto di programmare al meglio anche il proprio futuro e le proprie strategie. Commissionando all’Ispo un’indagine sul livello di notorietà della reggia e al tempo stesso sulle sue debolezze: rispetto all’ultima ricerca (del 2008) il livello di conoscenza nazionale è aumentato del 13% , raggiungendo il 36%. Dopo la tv, lo strumento principale di conoscenza sono stati il passaparola e i social media. Risultati entusiasmanti secondo del Noce e Vanelli ( « è la prima volta che un bene culturale fa un check up di se stesso»).
Dunque, la reggia di Venaria è così diventata quella Reggia d’Italia degli slogan che ne avevano caratterizzato il rilancio (dopo 2 secoli di totale abbandono era stata riaperta nel 2007). Prossimi obiettivi? « Trasformarsi ora nella R e g g i a d e i C o n t e m p o ra n e i continuando a puntare sull’idea di bellezza italiana ma anche sulla digitalizzazione». (st.b.)