Lo strapotere dell’Olanda fa male al pattinaggio di velocità
SOCHI — Ci sono due notizie sul fronte dell’Olanda del pattinaggio veloce. La prima è che l’altro giorno la ceca Sablikova, già bi-olimpionica a Vancouver, nei 5000 metri ha negato il settimo oro alla nazionale orange, consolatasi peraltro con l’argento della Wust, con il bronzo della Kleibeuker e con la visione di un medagliere lievitato fino alla bellezza di 21 medaglie (sulle 26 assegnate fin qui nella disciplina). Oggi e domani si chiude con le due staffette, ma se non altro qui l’Olanda non può essere una, doppia e sovente pure trina.
La seconda notizia è che l’International Skating Union, presieduta dall’italiano Ottavio Cinquanta, aprirà un’indagine sullo strapotere dei «dutch», che in una gara hanno avuto perfino la sequenza oro-argento-bronzolegno: non quadra che nazioni quali Usa, Canada e Norvegia abbiano rimediato legnate. « O questi Paesi dormono, oppure non so… » è il commento presidenziale. Pare che non ci siano pensieri strani (traduzione: doping) sul conto dell’inchiesta da aprirsi. Bene o male gli olandesi restano il popolo che pattina per definizione, avendo 150 mila tesserati, 300 impianti fissi e canali che d’inverno diventano lingue gelate lunghe addirittura 200 chilometri, sulle quali si riversano migliaia di praticanti. Però il dominio è così clamoroso che in questi giorni ha scoraggiato gli avversari (c’è chi si è ritirato) e ha alimentato la perplessità degli stessi ipercannibali, la cui domanda è identica a quella di Cinquanta: «Tutto ciò fa bene al pattinaggio?» La risposta è no. Così l’Isu cercherà di aiutare le singole federazioni con incentivi ad hoc.
Non è finita. Bollato come televisivamente noioso, lo speed skating potrebbe inserire gare con partenze di gruppo, come nel fondo, e staffette miste uomini-donne. Le novità si aggiungerebbero alle prove classiche, con due pattinatori in corsie dedicate. «Voglio vedere i grandi nomi lottare spalla a spalla, mentre le staffette potrebbero diventare interessanti perché le differenze di velocità determinerebbero incertezza » sostiene Cinquanta. La sua prima idea piace, la seconda meno.
Ad ogni modo, chissà che la girata di mestolo a livello mondiale non dia la sveglia a noi italiani. Dopo aver dilapidato il patrimonio di Torino 2006 (due ori
(Afp) e un bronzo, con Enrico Fabris volto dei Giochi), siamo spariti più improvvisamente di quanto non fossimo apparsi. Il presidente federale Bolognini in questi giorni ha promesso — e noi annotiamo, a futura memoria — che farà riaprire l’Oval per alcuni mesi all’anno, strappandolo all’attuale destino, che non è legato alle lame. Già, gli stranieri costruiscono gli impianti del ghiaccio per creare i pattinatori, noi per farci fiere e concerti (quando va bene): è lo spaccato della solita Italia cialtrona e fastidiosa, che non investe mai nella cultura sportiva. Poi magari ci stupiamo se Francia o Svizzera ci bagnano il naso e noi ci ritroviamo ventunesimi tra i 25 Paesi fin qui andati sul podio…