La Juve va in altalena domina e vince ma a volte si distrae
Festa con gol di Osvaldo, chiude Pogba
TORINO — Mamma l’Europa. E li turchi, certo. Malgrado i colori e l’importanza diversi, l’Europa League attira un popolo numeroso allo stadio. L’appello di Conte non è andato disatteso. Abbiamo visto, anticamente, partite di Champions con meno partecipazione. Tutti convocati, anche però, quell’atteggiamento bianconero da campagna fuori dai confini del calcio italiano che lascia talvolta perplessi. Alla fine la rilevanza dell’impegno, mai negato dai giocatori e, soprattutto del risultato (2-0), rendono l’Europa più dolce, ma non cancellano le solite perplessità.
Madama, infatti, in veste europea, si presenta come al solito con quel non so che di svagatezza che consente anche a pallidi avversari come questi (certo imbattuti finora ma non dotati di sensazionali poteri) di affacciarsi con qualche pretesa dalle parti di Buffon. Tra l’altro, dopo i gol presi su situazioni da calcio piazzato ogni punizione o corner vede i giocatori bianconeri aggrediti dalla tensione. L’altro aspetto negativo europeo è il numero di occasioni sprecate. Almeno sei o sette. Nette. La Juve fa centro alla prima opportunità con Osvaldo che festeggia il gol d’esordio con la maglia bianconera grazie a un assist involontario di Kadir Keles che devia, di testa, un passaggio di Tevez: con la strada spianata, il neo juventino non sbaglia. Invece falliscono (anche per reattività del portiere, certo) gli altri che potrebbero rimpinguare le casse bianconere in vista del ritorno: Isla tira su Onur dopo una bella azione personale, ma un assist sarebbe stato meglio. Tevez conclude a rientrare, ma la conclusione fa la ceretta al palo. Ancora l’Apache si vede respinto da Onur. E, nel secondo tempo, il portiere turco è ancora decisivo su Osvaldo, non si fa sorprendere neanche da Pirlo, è reattivo su ogni tentativo juventino.
A parte queste caratteristiche negative, in generale è la solita Juve. Possiede il controllo del gioco, e gioca con spirito unitario, malgrado qualche passaggio stonato e qualche prestazione nervosetta come quella di Pogba (nel primo tempo, meglio nel secondo) o come quella di Pirlo, che, per essere lui, sbaglia un po’ troppi palloni. Angelino Ogbonna talvolta gigioneggia, però tampona sempre. Peluso parte bene ma poi crede di essere Roberto Carlos dei bei tempi e sparacchia in curva due palloni che potevano avere un destino migliore. Insomma è la Juve d’Europa, non c’entra se sia rimodellata o no, ma è sempre altalenante. Il Trabzonspor non sembra poter diventare pericoloso, molto più inquietanti appaiono i suoi (numerosi) tifosi che a metà della ripresa, con un improvviso spettacolo pirotecnico, costringono l’arbitro Kubalkov a sospendere la gara per un paio di minuti. La Juventus rischia di subire un gol, anzi uno lo prende (Olcan Adin), ma viene annullato perché la palla è uscita — Del tutto o no? Non è facile capirlo — oltre il fondo.
L’ultimo quarto d’ora è bailamme organizzato. La Juve gioca con tre punte. Tevez, Llorente che ha rilevato Osvaldo e Giovinco che si prende l’applauso della gente. Conte: «Non avevo dubbi, il tifoso bianconero ama i suoi giocatori. A livello umorale ci può essere qualche fischio di troppo, ma io ho bisogno di tutti e tutti devono essere appoggiati». Tutti ci danno dentro, è un finale strano per la Juventus, lunga come il Trabzonspor. Si rischia il contropiede da una parte e dall’altra. «Cercavamo il secondo gol — spiega il tecnico bianconero — e ci siamo sbilanciati un po’ troppo, ma era un atteggiamento voluto. Ho trovato le mie risposte sul campo. È un percorso duro e c’è bisogno di tutti». Conte rinnova l’appello. Pogba, dopo aver colpito un palo (con deviazione decisiva di un turco), risponde con un destro risolutivo grazie a una magia di Carlitos Tevez. La fine è dolce anche perché, malgrado quando sbandamento, Madama resta illibata. Compresa questa e contando campionato e Coppa Italia, è la prima volta in otto partite. Può solo far bene.