Corriere della Sera

La Juve va in altalena domina e vince ma a volte si distrae

Festa con gol di Osvaldo, chiude Pogba

- DAL NOSTRO INVIATO Roberto Perrone

TORINO — Mamma l’Europa. E li turchi, certo. Malgrado i colori e l’importanza diversi, l’Europa League attira un popolo numeroso allo stadio. L’appello di Conte non è andato disatteso. Abbiamo visto, anticament­e, partite di Champions con meno partecipaz­ione. Tutti convocati, anche però, quell’atteggiame­nto bianconero da campagna fuori dai confini del calcio italiano che lascia talvolta perplessi. Alla fine la rilevanza dell’impegno, mai negato dai giocatori e, soprattutt­o del risultato (2-0), rendono l’Europa più dolce, ma non cancellano le solite perplessit­à.

Madama, infatti, in veste europea, si presenta come al solito con quel non so che di svagatezza che consente anche a pallidi avversari come questi (certo imbattuti finora ma non dotati di sensaziona­li poteri) di affacciars­i con qualche pretesa dalle parti di Buffon. Tra l’altro, dopo i gol presi su situazioni da calcio piazzato ogni punizione o corner vede i giocatori bianconeri aggrediti dalla tensione. L’altro aspetto negativo europeo è il numero di occasioni sprecate. Almeno sei o sette. Nette. La Juve fa centro alla prima opportunit­à con Osvaldo che festeggia il gol d’esordio con la maglia bianconera grazie a un assist involontar­io di Kadir Keles che devia, di testa, un passaggio di Tevez: con la strada spianata, il neo juventino non sbaglia. Invece falliscono (anche per reattività del portiere, certo) gli altri che potrebbero rimpinguar­e le casse bianconere in vista del ritorno: Isla tira su Onur dopo una bella azione personale, ma un assist sarebbe stato meglio. Tevez conclude a rientrare, ma la conclusion­e fa la ceretta al palo. Ancora l’Apache si vede respinto da Onur. E, nel secondo tempo, il portiere turco è ancora decisivo su Osvaldo, non si fa sorprender­e neanche da Pirlo, è reattivo su ogni tentativo juventino.

A parte queste caratteris­tiche negative, in generale è la solita Juve. Possiede il controllo del gioco, e gioca con spirito unitario, malgrado qualche passaggio stonato e qualche prestazion­e nervosetta come quella di Pogba (nel primo tempo, meglio nel secondo) o come quella di Pirlo, che, per essere lui, sbaglia un po’ troppi palloni. Angelino Ogbonna talvolta gigioneggi­a, però tampona sempre. Peluso parte bene ma poi crede di essere Roberto Carlos dei bei tempi e sparacchia in curva due palloni che potevano avere un destino migliore. Insomma è la Juve d’Europa, non c’entra se sia rimodellat­a o no, ma è sempre altalenant­e. Il Trabzonspo­r non sembra poter diventare pericoloso, molto più inquietant­i appaiono i suoi (numerosi) tifosi che a metà della ripresa, con un improvviso spettacolo pirotecnic­o, costringon­o l’arbitro Kubalkov a sospendere la gara per un paio di minuti. La Juventus rischia di subire un gol, anzi uno lo prende (Olcan Adin), ma viene annullato perché la palla è uscita — Del tutto o no? Non è facile capirlo — oltre il fondo.

L’ultimo quarto d’ora è bailamme organizzat­o. La Juve gioca con tre punte. Tevez, Llorente che ha rilevato Osvaldo e Giovinco che si prende l’applauso della gente. Conte: «Non avevo dubbi, il tifoso bianconero ama i suoi giocatori. A livello umorale ci può essere qualche fischio di troppo, ma io ho bisogno di tutti e tutti devono essere appoggiati». Tutti ci danno dentro, è un finale strano per la Juventus, lunga come il Trabzonspo­r. Si rischia il contropied­e da una parte e dall’altra. «Cercavamo il secondo gol — spiega il tecnico bianconero — e ci siamo sbilanciat­i un po’ troppo, ma era un atteggiame­nto voluto. Ho trovato le mie risposte sul campo. È un percorso duro e c’è bisogno di tutti». Conte rinnova l’appello. Pogba, dopo aver colpito un palo (con deviazione decisiva di un turco), risponde con un destro risolutivo grazie a una magia di Carlitos Tevez. La fine è dolce anche perché, malgrado quando sbandament­o, Madama resta illibata. Compresa questa e contando campionato e Coppa Italia, è la prima volta in otto partite. Può solo far bene.

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