Corriere della Sera

Tutte k.o. le squadre di casa In Champions il fattore campo non esiste più

- Fabio Monti

C’è una ragione di più per immaginare che il Milan possa vincere a Madrid la partita di ritorno con l’Atletico (11 marzo). Le prime quattro gare degli ottavi hanno segnato il crollo del fattore campo, con poker vincente di chi ha giocato in trasferta. Martedì il Paris St. Germain ha stravinto in casa del Bayer Leverkusen (40, gol di Matuidi, doppietta di Ibrahimovi­c e rete di Cabaye) e il Barcellona ha fatto festa a Manchester: 20 al City (rigore di Messi e gol di Dani Alves). Mercoledì, 2-0 del Bayern all’Emirates Stadium, contro l’Arsenal ridotto in 10 (espulso il portiere Szczesny, 39’ p.t.) e 1-0 dell’Atletico a San Siro (Diego Costa di testa). In sintesi: nove gol segnati dalle squadre in trasferta e nemmeno uno da quelle di casa. Chi viaggiava era oggettivam­ente più forte di chi ospitava, quindi il pronostico è stato rispettato e la sfida di Leverkusen ha messo in vetrina una differenza tecnica e tattica imbarazzan­te (per il Bayer secondo in Bundesliga), con il Psg che avrebbe potuto segnare almeno altri tre gol. Il fattore campo sembra contare sempre meno anche in rapporto al fatto che in Champions giocano calciatori di grande personalit­à, che non soffrono certo i fischi del pubblico, anche se gli applausi fanno sempre bene e aiutano molto. Per spiegare l’en plein delle squadre in trasferta, bisogna scomodare anche il rendimento dei portieri: a Leverkusen, Sirigu non ha dovuto fare gli straordina­ri, ma ha dato sicurezza alla squadra di Blanc. A San Siro, con l’aiuto di traversa e palo, Thibaut Courtois ha salvato due volte l’Atletico nel primo tempo (Kakà e Poli). A Manchester, Valdes ha compiuto un grandissim­o intervento sull’1-0 per il Barça. A Londra, Neuer ha parato il rigore di Ozil sullo 0-0 (8’ del primo tempo), ma quella di affidare proprio a Ozil il rigore, che avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi, non è stata un’idea brillante da parte di Wenger. Il perché è stato spiegato dallo stesso Neuer: «So bene come tira i rigori ed ero certo che avrebbe aspettato un po’ di tempo prima di decidere in quale angolo calciare». Prima di essere compagni nello Schalke, nell’Under 21 e in nazionale, avevano frequentat­o la stessa scuola, la Gesamtschu­le Berger Feld di Gelsenkirc­hen e giocavano nella stessa squadra, anche se Neuer è nato nel 1986 e Ozil nel 1988 .

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