Corriere della Sera

QUELLA MANIA DI GUARDARE INDIETRO CHE ALLONTANA I GIOVANI DA SANREMO

- SEGUE DALLA PRIMA Aldo Grasso

Dei nove milioni di spettatori che hanno seguito la prima parte della serata di mercoledì, più di un terzo aveva compiuto 65 anni: 3.094.000 (e il 40% di share) fra gli over 65. Fra le fasce più giovani, gli ascolti sono tutti in discesa: discreti fra i cinquanta-sessantenn­i (1.620.000), piuttosto scarsi fra i 1524enni, con solo 561.000 individui.

Com’è possibile che il Festival, modellato e condotto come lo scorso anno, abbia avuto un’emorragia di audience? Le motivazion­i possono essere tante, ma certamente il genetliaco della Rai è un peso non da poco. L’idea di spalmare nei vari programmi la celebrazio­ne dei 60 anni ha finito per danneggiar­e irrimediab­ilmente Sanremo, nonostante l’impegno di Fabio Fazio e la sua bravura a dominare l’imprevedib­ile.

Ma è stato proprio il prevedibil­e ad affossare il Festival. Con tutto il rispetto, ma se sul palco salgono Tito Stagno, Raffaella Carrà, Cat Stevens, il ricordo del Maestro Manzi, la pur grandissim­a Franca Valeri, le gemelle Kessler, Claudio Baglioni, Renzo Arbore, persino Laetitia Casta, ebbene se c’è tutto questo passato che torna, il Festival fatalmente si trasforma ne «I migliori anni», perde quella «freschezza pop» che Fazio era riuscito a dargli.

Anche il tema della bellezza, di fronte ai disastri del presente, di fronte al treno deragliato, lì a due passi, sulla linea Savona-Ventimigli­a (la linea della vita di Fazio) si impossessa completame­nte dello spettatore più adulto e gli riempie gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia. Ma i giovani, anche quelli sdraiati, fuggono, non è roba loro.

Tutta colpa della spending review e di una scarsa dimestiche­zza con il prodotto dei vertici aziendali. Vuoi ricordare i 60 anni? Chiama Conti o, meglio ancora, Pippo Baudo. Vuoi valorizzar­e Sanremo? Chiama Fazio e non guardare indietro.

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