Uova e contestazioni al premier «Non faccio il coniglio che scappa»
In una fabbrica in Brianza, poi a Milano. «La Ue esca dal recinto dorato della burocrazia»
«Quando c’è una crisi industriale il presidente del Consiglio deve fare il sindaco, non fare il coniglio, quello che scappa, ma quello che ascolta e affronta i problemi. E se mi tirano le uova... sono bravo a fare le crêpe ». Davanti ai sindaci riuniti in Fiera nell’assemblea dell’Anci, è lo stesso Matteo Renzi a raccontare l’accoglienza ricevuta poche ore prima dai lavoratori in presidio ai cancelli dell’Alcatel-Lucent di Vimercate, in provincia di Monza.
La giornata milanese del premier, infatti, comincia con la visita al nuovo parco tecnologico brianzolo, dove lo attende la protesta sindacale contro gli esuberi dichiarati proprio dall’azienda che sta per visitare. Sotto la pioggia volano parole forti e anche un paio di uova che si infrangono sulle auto del corteo presidenziale. E al termine del suo intervento, Renzi ruberà il tempo al successivo appuntamento con i sindaci per incontrare una delegazione di lavoratori.
All’interno dell’azienda, parla di sviluppo, di «futuro», ma anche di Europa e «catene». «Non ho mai detto che la Commissione europea sia un covo di burocrati — dice sarcastico — ma ora che l’hanno detto loro la cosa mi fa pensare. Non abbiamo voglia di fare polemica con i vertici europei, ma se vogliono uscire dal recinto dorato della burocrazia dicano che tutti gli investimenti che servono per creare tecnologia, ricerca e innovazione vengano tolti dalle catene del Patto di stabilità», conclude tra gli applausi. Quindi si rivolge agli studenti presenti nella sala e li invita alla curiosità, allo studio, anche ad andare all’estero, «ma è fondamentale che poi chi vuole tornare possa farlo». E rilancia l’invito all’ottimismo, a «smettere di piangersi addosso», a «investire sul futuro». Con una nuova metafora zoologica: «Sento sempre gente che dice che non ce la fa. E adesso direte che tiro fuori la storia del gufo: invece cambio, tiro fuori la storia del calabrone che nonostante il suo peso vola e qualche volta punge».
Quando si trasferisce all’assemblea dell’Anci, dove in apertura è stato letto il saluto inviato dal presidente Napolitano, Renzi ribadisce: «L’atteggiamento rassegnato, triste, è la cosa peggiore che possa capitare. Ricordatevi — aggiunge — che non abbiamo una responsabilità solo verso il bilancio dello Stato e se facciamo la nostra parte l’Italia tornerà a correre e a essere un faro di civiltà».
Ai sindaci, il presidente del Consiglio concede qualche impegno: la definizione della «local tax», cioè la tassa unica comunale, «può essere pronta per il prossimo anno e dal 2016 deve diventare precompilata»; poi «mutui gratis ai Comuni che vogliono fare nuovi investimenti a debito, fino a 3 miliardi», quindi la proposta di autonomia organizzativa: «Noi vi diciamo di contribuire con un tot, voi decidete come, ed è evidente che ne risponderete davanti ai cittadini». Trova il modo per fare i complimenti al commissario alla spending review Carlo Cottarelli e per fare ironia sui rapporti con Silvio Berlusconi: «Un’apertura a Forza Italia fammela fare, già c’è il patto del Nazareno che scricchiola», dice a un sindaco. E chiosa: «Altro che scricchiola...».