Gli ordigni
Unabomber era lui, l’ineffabile ingegnere Elvo Zornitta. Classe 1957, origini venete, segni particolari: imperturbabile, ordinatissimo, preparatissimo. «Diabolico» tradussero gli inquirenti ricordando il contrasto fra il suo aspetto così normale, giacchettina maglioncino cravattina, una vita borghese da buon padre di famiglia, e la sua straordinaria capacità criminale.
Un dottor Jekyll e mister Hyde, un uomo in grado di gabbare tutti riuscendo a piazzare quattro bombe mentre era indagato, intercettato e pedinato, di mutilare bambini avendo una figlia piccola, di profanare chiese nonostante la profonda fede religiosa. Era lui il mostro. Così, almeno, fino al 2009, quando la procura di Trieste decise di archiviare tutto perché tutto era diventato dubbio e forse non era più Zornitta l’imprendibile bombarolo del Nord Est, 30 ordigni in dieci anni, dal 1994 al 2004, 6 feriti.
Qualche sospetto sull’ingegnere rimase. Mercoledì scorso la Cassazione ha però confermato la condanna del suo « persecutore » , il poliziotto Ezio Zernar, che secondo la giustizia avrebbe truccato la prova regina (il lamierino di un
Nel periodo 1994-1996 e poi tra il 2000 e il 2006 una trentina di attentati dinamitardi apparentemente senza movente colpiscono l’area di Pordenone, Portogruaro e Udine
Per gli ordigni, che ferirono sei persone ma non erano destinati a uccidere, sono state indagate varie persone. Ma non è mai stato individuato un colpevole La figlia Mia figlia aveva otto anni, oggi ne ha diciotto È stata lei la mia grande sofferenza economicamente: ho perso anche il lavoro da dirigente. Oggi faccio praticamente l’impiegato e guadagno molto meno». Perché puntarono su di lei? «Forse perché avevano bisogno di un colpevole: c’era troppa pressione mediatica, un pool di quaranta persone che indagavano e gli attentati sempre più frequenti. Dovevano dare una risposta rapida».
Riconoscerà comunque