Corriere della Sera

Cellulari liberi a scuola la scelta di New York

- Di Massimo Gaggi

Impedire ai ragazzi di usare lo smartphone a oltranza, si sa, è impresa ardua. Ma, mentre nelle scuole italiane è vietato l’uso del cellulare in aula ma non tenerne uno con sé, negli Usa è stato fin qui applicato un ferreo divieto che ha fatto nascere perfino un nuovo tipo di impresa: furgoncini come quelli della società Pure Loyalty ai quali i ragazzi che entrano a scuola affidano per qualche ora il telefonino, pagando un dollaro per il servizio.

Un’industria che, almeno a New York, è destinata a fallire, visto che il sindaco Bill de Blasio ha promesso di eliminare il divieto, nonostante le proteste dei professori. Perché un primo cittadino di sinistra, molto sensibile alle ragioni dei sindacati, si mette in rotta di collisione con la categoria — gli insegnanti — più sindacaliz­zata della città? Perché, mentre altrove quello dell’uso dei cellulari è un problema didattico (studenti distratti a lezione) o di privacy (goffaggini dei docenti che spiegano o interrogan­o riprese e, magari, messe su Facebook), a New York il sequestro dei telefonini ha preso il sapore della lotta di classe. De Blasio definisce l’attuale sistema discrimina­torio perché il divieto di portare il cellulare in classe, teoricamen­te draconiano per tutti, viene applicato con severità solo nelle scuole pubbliche, soprattutt­o gli 88 istituti che hanno il metal detector all’ingresso: serve a impedire che qualcuno vada a scuola con coltelli o pistole, ma la macchina è implacabil­e anche nello scoprire i cellulari. Che a quel punto vengono sequestrat­i.

Altra storia negli istituti privati dove un uso discreto del cellulare è spesso tollerato. Il divieto di portarsi dietro lo smartphone c’è anche in queste scuole, ma non viene applicato con severità. De Blasio ha promesso a cuor leggero, trasforman­do il «cellulare libero» in un tema della sua campagna elettorale di un anno fa. Poi si è fermato, spaventato dalla reazione dei docenti. Ma coi genitori che premono per essere sempre in grado di raggiunger­e i loro figli, il sindaco sta per cancellare la messa al bando. Segue l’esempio di Chicago, Miami e Los Angeles che già si sono messe su questa strada. La città california­na ha addirittur­a distribuit­o 640 mila iPad spingendo gli studenti a seguire le attività didattiche online. Salvo scoprire (stupiti?) che i tablet vengono usati soprattutt­o per giocare e andare su Facebook. «Imparare a usare il proprio tempo con saggezza fa parte del processo che trasforma gli allievi in adulti» commentano serafici i prof della West coast.

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