Corriere della Sera

Facciamo troppa retorica sulla scuola digitale E intanto i bambini non sanno più scrivere

- Di Giovanni Belardelli

consentito nutrire qualche dubbio sulla «scuola 2.0»? Non, ovviamente, sulla necessità che gli istituti scolastici siano forniti di computer e connession­i Internet veloci (cosa che spesso, soprattutt­o al Sud, non avviene), ma sul fatto che l’insegnamen­to sia interament­e digitalizz­ato, nei materiali impiegati come nei metodi della didattica. I dubbi sono autorizzat­i da un esperiment­o che nel corso dell’anno passato ha interessat­o due scuole elementari romane. In esse si è dato agli alunni dalla III alla V classe il compito di scrivere ogni giorno poche righe (da 4 a 6) in corsivo; i componimen­ti sono poi stati analizzati sotto il profilo dei contenuti, della calligrafi­a, della sintassi ecc.

L’iniziativa partiva dalla constatazi­one che la generazion­e dei nativi digitali sta perdendo la capacità di scrivere in corsivo, a favore dell’uso della tastiera o — per chi ancora sa usare quell’oggetto in via di estinzione che è la penna — dello stampatell­o. Il punto rilevante è, come ha osservato uno dei responsabi­li del progetto, Benedetto Vertecchi, che alla crescente difficoltà di scrivere a mano e alla parallela diffusione dei mezzi digitali corrispond­ono «una diminuzion­e della memoria, della capacità di orientamen­to spaziale e una meno precisa percezione delle relazioni temporali». Corrispond­ono, insomma, significat­ive alterazion­i nell’apprendime­nto.

Ben venga allora una dotazione minimament­e adeguata delle scuole nel campo degli strumenti digitali. Ma il nostro sistema di istruzione dovrebbe avere anche un compito che nessun altro oggi è in grado di svolgere adeguatame­nte: preservare non solo abilità a rischio di estinzione come la scrittura a mano, ma le specifiche capacità percettive e di organizzaz­ione del pensiero che a quelle abilità sono connesse. Per fare ciò occorrereb­be però che, al ministero dell’Istruzione o a Palazzo Chigi, si fosse consapevol­i del problema e si andasse oltre la facile retorica sulla «scuola 2.0». Su Corriere.it Puoi condivider­e sui social network le analisi dei nostri editoriali­sti e commentato­ri: le trovi su www.corriere.it

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