Corriere della Sera

I record

- DALLA NOSTRA INVIATA

Sergei Bubka, 51 anni, ucraino, nel salto con l’asta ha vinto tutto: Olimpiade (Seul 1988), 6 titoli mondiali di fila (‘83-’97), ha realizzato 35 record del mondo, 17 all’aperto e 18 indoor, l’ultimo dei quali battuto da Lavillenie (6.16 m) il 15 febbraio 2014 a Donetsk.

Membro Cio dal 1999, nel 2013 ha corso per la poltrona di presidente su cui poi si è seduto Thomas Bach, ricevendo solo 8 voti. È presidente del comitato olimpico ucraino dal 2005 e vicepresid­ente della Iaaf dal 2007.

Il prossimo 19 agosto, alla vigilia del Mondiale (2230), a Pechino si riunirà il congresso Iaaf che dovrà votare, tra Sergei Bubka e Sebastian Coe, l’erede del senegalese Lamine Diack

I presidenti Iaaf: Edstroem 1912-46, Burghely ‘46’76, Paulen ‘76-’81, Nebiolo ‘81’99, Diack ‘992015.

Lo zar di tutte le aste, dopo il cielo, vuole il mondo. Beve tè caldo con occhi di ghiaccio mentre la sua versione 2.0, Renaud Lavillenie, si annette anche l’Europeo indoor di Praga: gli stessi occhi con cui ha inchiodato negli annali, come farfalle da collezione, 35 record del mondo in dieci anni.

Non ha voglia di parlare di Ucraina («Soffro per il mio Paese, faccio il massimo come presidente del Comitato olimpico: io servo lo sport, la politica ai politici»), sta studiando da numero uno dell’atletica nello scontro tra titani con Sebastian Coe. I due vicepresid­enti della Iaaf, la federatlet­ica mondiale, ambiscono alla poltrona di Lamine Diack, anziano, fiaccato dallo scandalo del figlio e in carica dalla morte di Primo Nebiolo in un Rotary che in 103 anni conta solo 5 presidenti. Elezione a Pechino il 19 agosto, vigilia di Mondiale. Bocciato senza appello per il trono del Cio (8 voti nel 2013), Sergei Bubka, 51 anni, prova a saltare sul tetto della Iaaf. L’allenament­o non gli manca.

Sergei, come intende recuperare terreno su Coe?

( sinceramen­te stupito) «E chi dice che io sia sfavorito?».

I rumors la vedono cercare voti in Sudamerica e Africa, con Coe appoggiato da Europa, America, Canada, più tutto il mondo anglofono, isole comprese.

«Stimo Sebastian, abbiamo tutti ammirato il suo lavoro per Londra 2012. Ma saranno le Federazion­i a votarci in agosto. Io parlo con tutti, scambio idee, registro i bisogni, ascolto. Cerco di capire cosa è meglio per l’atletica del futuro». È ottimista, quindi. «Se non pensassi di poter battere Coe, non correrei. Sono stato un campione. Ho esperienza. Conosco l’ambiente. Voglio restituire all’atletica ciò che ho ricevuto nella carriera».

Quale sarà il prossimo passo della sua candidatur­a?

«Presentare il mio manifesto, la mia visione del futuro. Tutti gli stakeholde­r dell’atletica saranno chiamati a dire la loro: sponsor, partner, tv, atleti... Digerirò ogni singola raccomanda­zione e la porterò al congresso della Iaaf». Ci anticipa i temi? «Con 47 eventi e 2 mila atleti ai Giochi, siamo lo sport leader.

Con 47 eventi e 2 mila atleti siamo leader all’Olimpiade, ma per diventare più universali dobbiamo uscire dagli stadi: voglio il disco in spiaggia, l’asta negli shopping center, la musica, l’occhio di bue e i fuochi d’artificio

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