Renzi chiede un «gesto spontaneo» Il no di Alfano: è un uomo perbene
Il capo del governo: ditemi la vostra posizione, poi dovrò gestirla nel mio partito
tolare delle Infrastrutture. In gioco sono gli equilibri della maggioranza che né il capo dell’esecutivo né il capo del Viminale vorrebbero veder minati.
Si vedrà. Gli sviluppi a palazzo Chigi e in Parlamento si combineranno infatti nei prossimi giorni con gli sviluppi giudiziari, perché è vero che le richieste di dimissioni di Lupi — annunciate dalle opposizioni — potrebbero compattare le forze di governo, ma è altrettanto vero che le carte dell’indagine potrebbero comprometterne la tenuta, con il rischio persino di scardinare l’alleanza. Ecco il motivo per cui ieri, e per tutto il giorno, ci sono state scaramucce verbali alla frontiera tra Pd e Ncd. In mattinata Giovanardi è andato giù pesante verso il premier: «Lupi e il figlio? E allora Renzi e il padre?». Nel pomeriggio, dopo che la vice segretaria democratica Serracchiani — citata da una terza persona in un’intercettazione — aveva invocato «regole», il centrista Pagano le ha replicato: «Ma se una settimana fa, mentre noi chiedevamo di intervenire sulla questione, aveva detto che non ce n’era motivo...».
La tregua comunque ha retto, sebbene sul ministro resti una fortissima pressione, accentuata in pubblico dal monito del cardinal Bagnasco contro «il malaffare che sta diventando regime » , e in privato da quell’«aspettiamo le evoluzioni dell’inchiesta» pronunciato da Renzi. Insomma, il problema non è (ancora) risolto. E se il premier batte il tasto sulle ragioni di «opportunità» e di «salvaguardia dell’immagine del governo», che stanno alla base della sua posizione, sull’altro fronte della maggioranza c’è chi addita il «doppio standard» del segretario pd, ricordando che fu lui a invitare Errani a restare alla guida dell’Emilia Romagna, dopo che l’allora governatore venne condannato in secondo grado.
Ma finora Renzi e Alfano sono riusciti a gestire le fibrillazioni, pure evidenti nei rispettivi partiti. In ballo c’è la stabilità del governo, e le variabili che pure sono state esaminate. Lo stato maggiore dei democrat confida nel «gesto spontaneo» di Lupi, a capo di quello che viene definito «il ministero delle grandi opere», da tempo nel loro mirino. I vertici di Ncd e di Udc fanno invece muro, al punto da aver discusso — nel corso di una riunione riservata — l’ipotesi di ritirare la delegazione dal governo e dare un appoggio esterno a Renzi. Sono state le ore successive alla richiesta di «chiarimento» avanzata dal premier, quando Lupi Orfini: «È evidente che Lupi debba chiarire alcuni aspetti, sono certo lo farà, soprattutto nel rapporto con il premier. Ci sono cose che destano inquietudine e preoccupazione. Si devono chiarire alcuni aspetti, poi le valutazioni». Insomma il giudizio nel governo è sospeso, mentre Beppe Grillo attacca in questo modo: «Lupi deve dare spiegazioni, dimettersi e restituirci fino all’ultimo centesimo dei quattrini». si è trovato a dover scegliere se dimettersi e fare del suo gesto un elemento di battaglia politica, o invece restare al dicastero delle Infrastrutture. Alla fine in Ncd è passata la linea della difesa di Lupi, ed è stato valutato che qualsiasi ipotesi subordinata somiglierebbe a una sconfitta.
La via giudiziaria alla politica torna a essere centrale, semmai fosse diventato un tema secondario. Oggi nel mirino c’è per un verso il partito centrista, che alla vigilia delle Regionali teme di venir marchiato nell’opinione pubblica e di pagar dazio nelle urne, per l’altro c’è Renzi che ha risposto duramente all’attacco del presidente dell’Anm, Sabelli, secondo cui «il governo dà ceffoni ai magistrati e carezze ai corrotti». L’offensiva del sindacato delle toghe parte — secondo esponenti del governo — da un’interpretazione «distorta» del discorso di Mattarella sulle nuove norme che regolano la responsabilità civile dei magistrati. Ma in questa ennesima stagione di inchieste l’idea che il capo dello Stato appena eletto venga usato nel braccio di ferro tra politica e giustizia, rende la miscela esplosiva.