Corriere della Sera

Dietro le quinte

- di Elisabetta Soglio

MILANO Il dolore per il coinvolgim­ento del figlio Luca e della famiglia; le telefonate convulse con politici e amici; gli incontri già in calendario; l’analisi delle carte con gli avvocati che ripetono: «Non c’è nessuna contestazi­one, nessun illecito, nessun estremo di reato». E, in fondo, un unico grande dubbio confidato alle persone più vicine: «Vale la pena restare ancora?». Nel pomeriggio, dopo il pranzo con Angelino Alfano e la telefonata congiunta con Renzi, la rabbia prevale però sullo sconforto. Così, il ministro Maurizio Lupi conferma la linea tenuta fin dal primo minuto: «Non mi dimetto, non ho fatto nulla di male e quindi non ci sono motivi per andarmene». E ripete: «Ho educato i miei figli spiegando loro che non bisogna avere paura di combattere per le proprie idee. Non posso tirarmi indietro, non ora».

La tentazione di chiudere questa parentesi «che sta toccando i miei affetti più cari», si era fatta sentire soprattutt­o in mattinata. Il sottosegre­tario alla presidenza Graziano Delrio aveva riassunto: «Lupi non è indagato, i fatti non sono tutti a nostra conoscenza. È chiaro che ci sono valutazion­i politiche che si faranno ma ci vuole un po’ più di contezza delle carte. Poi c’è una decisione che spetta al singolo e credo — eccoci qui — che sia in corso una valutazion­e da parte del ministro».

Durante la giornata, fra un incontro e la firma ad un decreto, il ministro cambia atteggiame­nto. Circola voce che intorno a lui si stia stringendo la tenaglia della moral suasion per convincerl­o a lasciare l’incarico e che potrebbe essere proprio il leader di Ncd Alfano a chiedere al compagno di avventura politica il sacrificio. Lupi non risponde alla provocazio­ne. Ma ride. E poi: «La nostra è una squadra unita».

Il nodo è evidenteme­nte politico e per scioglierl­o le parti, Renzi con i suoi, Lupi con Ncd, decidono di riunirsi in tardissima serata, guardarsi in faccia e decidere i passi successivi. Prima di cominciare il vertice, Lupi ribadisce a chi lo sente al telefono da Milano: «Non me ne vado e mi tengo in tasca il mio mandato». Quanto meno, insomma, non saranno dimissioni spontanee.

Nel frattempo, la segreteria gestisce gli appuntamen­ti della giornata successiva e conferma, per questa mattina, la presenza del ministro alla Fiera di Rho-Pero, per l’inaugurazi­one dell’evento MadeExpo. Lo staff con alcuni deputati di Ncd fa la conta per capire che esito potrebbe avere una eventuale mozione di sfiducia e il punto interrogat­ivo resta sempre il Pd. Cosa farà il partito di Renzi? Sfrutterà questa vicenda giudiziari­a per consumare lo strappo con il partito di Alfano? E, in questo caso, quanto potrà resistere Lupi sulla graticola politica e mediatica?

Qualcuno degli amici milanesi ieri gli ha ripetuto di lasciar perdere: «Non ne vale la

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