Corriere della Sera

L’offerta del Csm a Di Matteo: scelga una sede

Il magistrato della trattativa Stato-mafia rifiuta in attesa del voto sulla Superprocu­ra

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attuale, per garantirgl­i più tranquille condizioni di lavoro e di vita.

Ma c’è un problema. La proposta è arrivata mentre Di Matteo attende di conoscere l’esito della domanda di trasferime­nto, come sostituto procurator­e, alla Direzione nazionale antimafia. Per i tre posti disponibil­i il Csm ha indicato altri tre candidati, che rispetto al «pm della trattativa» hanno un’esperienza di indagini su cosche e boss di minore durata. Una «bocciatura» certificat­a dalla commission­e che assegna gli incarichi, sulla quale ora si dovrà esprimere il plenum. Per questo il magistrato, durante l’audizione di ieri, ha per adesso declinato l’invito a scegliere una sede diversa da Palermo: vuole attendere l’esito della votazione sulla Superprocu­ra, per poi fare le proprie valutazion­i.

«Mi aspetto di comprender­e per quali ragioni nella proposta della commission­e del Csm sono stato collocato in graduatori­a dopo molti colleghi che possono vantare un’esperienza temporalme­nte molto più limitata presso le direzioni distrettua­li antimafia rispetto alla mia», aveva detto Di Matteo la settimana scorsa. E l’ha fatto capire ieri ai commissari, i quali nella scelta dei tre candidati alternativ­i (la pm di Bari Eugenia Pontassugl­ia, Salvatore Dolce della Procura generale di Catanzaro e Marco Del Gaudio pm a Napoli) l’hanno inserito all’undicesimo posto. Una classifica che nella seduta plenaria della scorsa settimana è stata contestata da un paio di consiglier­i.

Aldo Morgigni, rappresent­ante della neonata corrente Autonomia e indipenden­za, ha presentato una propria graduatori­a dove Di Matteo è al primo posto; Piergiorgi­o Morosini, della «sinistra giudiziari­a» raccolta nel gruppo Area, aveva suggerito il ritorno della pratica in commission­e , per rivalutare le candidatur­e: la proposta è stata respinta, 16 no contro 8 sì, un esito che lascia prevedere nel voto finale la conferma della decisione presa dalla commission­e. Ribadendo così la bocciatura di Di Matteo, col rischio di ulteriori polemiche, dopo che sono stati sottoscrit­ti appelli inviati finanche al presidente della Repubblica (e del Csm) a sostegno della candidatur­a del pm palermitan­o.

Anche per mettere fine a un braccio di ferro che potrebbe comportare imbarazzi e nuovi attacchi al Csm, la commission­e ha tentato la via d’uscita della designazio­ne straordina­ria per motivi di sicurezza; che però non può riguardare uffici particolar­i, tra i quali la Superprocu­ra. Se Di Matteo avesse accettato, la questione si sarebbe risolta da sé, giacché la sua candidatur­a sarebbe decaduta, ma ieri il pm ha rispedito la palla di questa partita nel campo dell’organo di autogovern­o. Dopo aver ringraziat­o per l’attenzione e la solidariet­à mostrate nei propri confronti, ha chiesto di tenere separate la questione sulla valutazion­e profession­ale da quella sua sicurezza. Offerta temporanea­mente rifiutata, dunque, e invito procedere con la votazione sulla Superprocu­ra antimafia.

Il contrasto Contestata la classifica che pone la toga di Palermo all’undicesimo posto

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